La Corte d’Assise del Tribunale di Messina ha riconosciuto colpevoli di omicidio i due mafiosi palermitani, condannandoli all’ergastolo. Due anni di reclusione per favoreggiamento, pena sospesa, per Franca Federico e Agata Cannistrà, le due donne titolari della lavanderia di Villafranca Tirrena in cui Graziella Campagna lavorava e che era “assiduamente frequentata” dall’Alberti e dal Sutera, al tempo tranquilli latitanti nella provincia di Messina. La Corte ha invece disposto l’assoluzione per gli altri due imputati di favoreggiamento, Giuseppe Federico e Giuseppe Romano.
“Finalmente Graziella potrà riposare in pace”, ha commentato il fratello della vittima innocente, Pasquale Campagna. “Una sentenza che ci dà giustizia dopo anni di dolore ed amarezze” ha aggiunto l’altro fratello Pietro, il carabiniere che ostinatamente ha condotto in solitudine la ricerca della verità per inchiodare i colpevoli dell’efferato delitto.
“Siamo soddisfatti del verdetto della Corte – ha dichiarato Fabio Repici, avvocato di parte civile – ma continueremo la nostra battaglia di giustizia perché sia dato un volto ai mandanti dell’omicidio di Graziella Campagna e si riconosca giudiziariamente il turpe intreccio mafia, magistratura ed Arma dei carabinieri, che ha garantito per quasi vent’anni l’impunità ai macellai che hanno fucilato la giovane di Saponara. Né deve essere dimenticato che la latitanza dell’Alberti e del Sutera ha goduto della protezione e dei favori di importanti boss mafiosi, marescialli dell’Arma e stimati professionisti e politici locali”.
Il 12 dicembre 1985 Graziella Campagna, di soli diciassettenne anni di età, veniva sequestrata e poi assassinata a colpi di lupara. Per diversi anni il movente e gli autori di questo delitto sono rimasti nell’ombra. La tenacia dei familiari, il coraggio dell’avvocato di parte civile, il desiderio di giustizia di due associazioni antimafia (la “Rita Atria” di Milazzo e il Comitato per la pace e il disarmo unilaterale di Messina, autori di un libro-dossier che oggi trova riscontro nel verdetto del Tribunale), hanno fatto sì che la Procura riaprisse le indagini. Presto si aggiunsero al fascicolo giudiziario le dichiarazioni di alcuni importanti collaboratori di giustizia siciliani.
Nel 1998 si apriva il processo contro i presunti responsabili della morte di Graziella Campagna: un omicidio “preventivo”, per impedire che la giovane si rendesse conto della reale identità di uno dei maggiori narcotrafficanti di Cosa Nostra e della rete di complicità e protezioni che istituzioni dello Stato, imprenditori e politici avevano tessuto tra Messina, Villafranca Tirrena, Barcellona e Portorosa.
Per approfondire la vicenda e il contesto in cui maturò l’omicidio di Graziella Campagna si consulti www.terrelibere.it/campagna.