Il mare ha restituito a Linosa uno dei corpi del naufragio avvenuto giovedì 6 settembre vicino all’isolotto di Lampione, in cui, secondo i racconti dei superstiti sarebbero annegate 80 persone. È questa l’ipotesi più verosimile sulla provenienza del cadavere che nella mattinata di venerdì 14 settembre è stato trovato sull’isola di Linosa, in località “Sugarelli” a circa 30 miglia dal luogo in cui è avvenuto il naufragio.
Siamo stati contattati da una turista che si trova sul posto e vuole denunciare una cosa molto grave, anche se non vuole rivelare il suo nome. “E’ sconcertante – afferma la testimone – che questo corpo sia rimasto sugli scogli per 24 ore senza che nessuno andasse a rimuoverlo. Per la posizione in cui si trova, poteva benissimo essere recuperato subito anche da terra. La mattina del rinvenimento da parte di alcuni abitanti dell’isola è stata avvisata subito la Guardia Costiera. La strada per andare sugli scogli dove si trova il cadavere è pattugliata dai carabinieri, per vedere la scena bisogna arrampicarsi sulla scogliera e guardare dall’alto.
Sono sconvolta, non tanto dal ritrovamento del cadavere perché qui sull’isola ci aspettavamo una cosa del genere, visto che le correnti vanno da Lampedusa verso Linosa, ma dal fatto che sia rimasto lì un giorno e una notte, adagiato sugli scogli a dieci metri dall’acqua con il rischio che un’altra mareggiata potesse inghiottirlo nuovamente e portarselo via”. Secondo la nostra testimone “il corpo è molto gonfio e non si riesce a capire a distanza se è giovane o adulto e i tratti somatici, è completamente senza vestiti, gli sono rimasti addosso solo dei boxer verdi”.
Nella notte fra giovedì e venerdì a Linosa c’è stata una forte mareggiata che ha fatto riemergere il corpo dalla profondità delle acque. Se troverà conferma il fatto che si tratta di uno dei naufraghi tunisini, potrebbe diventare certezza il racconto dei superstiti che hanno detto con orrore di avere visto lo scafo inabissarsi e trascinare a fondo i loro compagni di viaggio, familiari e amici.
Racconto contestato dagli inquirenti che hanno diffuso sui media la teoria di una nave fantasma che avrebbe fatto sbarcare alcune persone sullo scoglio di Lampione per poi tornare indietro verso le coste tunisine. Forse la coscienza dell’Italia non può sopportare il dramma della nuova strage alla nostra frontiera e dobbiamo raccontarci storie inverosimili. Ma quel povero cadavere sembra tornato dall’oltretomba per ricordarci le nostre responsabilità sulle migliaia di vittime che si potrebbero evitare. Basterebbe una legge che desse l’opportunità di emigrare legalmente. Mentre scriviamo, quell’uomo senza nome e senza voce sta ancora al sole su uno scoglio, come un grido muto e gelido di sofferenza abissale che arriva dalle viscere del mare.