Durante la guerra in Libia dello scorso anno i ragazzi dell`associazione Askavusa di Lampedusa chiesero un corridoio umanitario per evitare che i profughi africani fossero crudelmente selezionati dalle onde del Mediterraneo. Tra l`altro quei profughi lavoravano nel paese africano e non avevano nessuna intenzione di raggiungere l`Italia. Nessuno raccolse l`appello.
Da allora sono diventanti oggetto della gestione emergenziale della Protezione Civile. Sparsi in tutta Italia, impegnati in lunghissime procedure per stabilire se siano meritevoli d`asilo, scusante per i finanziamenti a pioggia agli enti gestori.
Oggi dalla Siria arrivano nuovi profughi. Dall`Afghanistan il flusso è inarrestabile. Non arrivano a Lampedusa e dunque sono meno visibili. Giungono sulle spiagge della costa jonica calabrese e se ne accorgono solo i cronisti locali. Annotano ogni giorno che “sono sbarcati nuovi clandestini”. A Ferruzzano – provincia di Reggio – il 12 giugno sono arrivati 43 tra siriani e afghani, tra cui 9 bambini. Il 10 giugno erano in 156 nel crotonese. Tra loro 68 minori, molti senza genitori.
In totale sono oltre 300 nelle ultime settimane, lungo la rotta greco – turca. Se ci fosse un corridoio umanitario dalle aree di crisi – in molte di queste l`Italia ha avuto un ruolo attivo, evidentemente non positivo – non assisteremmo ai naufragi, al crescente ruolo di `scafisti` e reti di criminali (favoriti da leggi proibizioniste), alle lunghe procedure burocratiche che arricchiscono solo gli operatori dell`accoglienza improvvisata e di breve respiro, sull`onda delle finte emergenze.
E invece il governo Monti ha pensato bene di confermare l`accordo con la Libia e dare continuità alle politiche che confondono migranti che fuggono alle guerre (Somalia, Eritrea) con l`immigrazione “clandestina” che già da tempo ha preso altre strade. Quelle dei paesi in crescita, non le città buie di un paese cialtrone e – soprattutto – sulla via dell`impoverimento.