Intervista a Paola Concia

Matrimonio gay: per Obama `yes, they can!`

Monica Piccini
  Autrice del libro autobiografico `La vera storia dei miei capelli bianchi` e unico deputato dichiaratamente omosex del Parlamento italiano, Paola Concia commenta le parole con con cui Barack Obama si dice favorevole ai matrimoni gay in America. Una svolta storica quella del presidente americano, anche se la legge dipende non da lui bensì dai singoli stati.
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Pubblicato su Tu Style

 

“Personally ritengo che le coppie dello stesso sesso devono avere la possibilità di sposarsi”. Non ha fatto tanti giri di parole Barack Obama un mese fa nel far conoscere – in un’intervista tv ad Abc News  – la sua posizione in difesa delle unioni omosessuali. E sebbene le parole del presidente degli Stati Uniti non pesino sull’aspetto legislativo della faccenda (spetta a ogni singolo stato decidere in merito alla legge sulle unioni omosex) rappresentano comunque una volta storica per la Casa Bianca che mai prima d’ora aveva visto un presidente schierarsi a favore delle unioni gay. Sul motivo di un’esternazione del genere in America è in atto un acceso dibattito: passo falso in vista della prossima rielezione, eccesso d’idealismo, scaltra mossa politica, o spinta economica (gay, lesbiche e transgender sono tra i più ricchi donatori nella campagna del presidente).

E mentre sul sito per le presidenziali di novembre sono già comparsi gadget pro-Obama pensati per la comunità gay, il settimanale Newsweek ci scherza sopra ritraendo Mister President in copertina con l’aureola dai colori arcobaleno della bandiera omosex e il titolo “Il primo presidente gay”. «Qualunque sia il motivo, è un grande passo avanti nella battaglia per i diritti civili dei gay di tutto il mondo», commenta Paola Concia, unico parlamentare dichiaratamente omosessuale in Italia, in questi giorni in libreria con l’autobiografia La vera storia dei miei capelli bianchi, scritta con la giornalista Maria Teresa Meli per Mondadori.

La Concia, che come deputata del Pd, ha portato avanti molte importanti battaglie per i diritti dei gay nel nostro Paese, dai Pacs (la regolamentazione delle coppie di fatto miseramente arenatasi in Senato) alla lotta contro il bullismo omofobico, per sposare il suo amore, Ricarda Trautmann criminologa di Colonia, un anno fa è andata fino in Germania. Ma prima di allora – come scrive nel libro – la strada è stata tutt’altro che semplice. Il suo è un racconto generoso che tocca aspetti comuni a molti gay. A partire dal coming out a suo padre, ex dirigente dell’Azione Cattolica («“Papa”, devo dirti una cosa. Lui ha l’aria di chi si aspetta il peggio e mi interrompe: “Hai un figlio illegittimo”. Le sue parole mi fanno sorridere»).

 

Soddisfatta onorevole delle parole di Obama?

«Contenta ma non sorpresa. La sua posizione è la prevedibile conseguenza del lavoro che ha portato avanti nella battaglia per i diritti civili dei gay nel suo paese, dalla nuova legge contro l`omofobia all’abolizione del “Don’t Ask, Don’t Tell”, il divieto di rivelare il proprio orientamento sessuale per poter prestare servizio nelle forze armate».

In Italia invece a che punto siamo?

«Da noi nessun leader, neanche di sinistra, ha mai avuto il coraggio di mettere i diritti civili della comunità gay tra le sue priorità.».

Quali sarebbero le battaglie più urgenti?

«Una legge che riconosca le unioni tra persone dello stesso sesso, in modo da permettere per esempio l’assistenza da parte del partner se uno dei due viene ricoverato in ospedale, in aggiunta alla possibilità di usufruire della pensione di reversibilità. Urge anche una legge contro l’omofobia che possa prevedere l’inasprimento delle pene per quanto riguarda le violenze di tipo omofobo e infine un provvedimento che riconosca uguali diritti alle famiglie composte da due mamme o due papà e rispettivi figli».

Lei ha mai pensato a dei figli?

«Non li ho mai voluti, ma non per questo mi risparmio dal lottare a sostegno di quelle coppie omossessuali che invece questo desiderio ce l’hanno. Quanto alla mia scelta personale anche mia moglie è d’accordo con me: non ne vuole».

Prima ancora che a livello legislativo qual è ancora il grande ostacolo nell’accettare l’omosessualità a tutt’oggi?

Il fatto che la società non garantisca uguali diritti, qualunque sia il proprio orientamento sessuale oltre a essere una grande ingiustizia, alimenta anche quella che io chiamo l’omofobia intrinseca. Cioè il fatto di sentirsi “brutti, sporchi e cattivi” solo perché non si riesce a reprimere la propria omossessualità. Da quando anche io ho smesso di sentirmi così ho sentito una grande voglia di vita». 

Tra le pagine si sorride, ci si sorprende, ma soprattutto si riflette su quanta fatica costa esser felici accettandosi così come si è («agli eterosessuali chiedo: sarebbe possibile soffocare l’eterosessualità?»).

 

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