Militarizzazione e basi USA

Aviano, base militare senza futuro

  Una moderna base militare può essere paragonata, con le dovute precisazioni, ad un antico accampamento: è destinata, prima o poi, a “levare le tende” e ad andarsene, così com’è venuta.
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Le ragioni della chiusura di una base possono essere svariate: una fase di ristrutturazione interna di carattere strettamente militare, il cambio d’orientamento politico di uno dei governi coinvolti, i tagli al bilancio delle spese militari, un processo di demilitarizzazione (dopo il 1989 furono smantellati ottomila siti militari per un milione d’ettari, che divennero nuovamente disponibili per la conversione ad usi civili), così come fattori ambientali, le proteste della popolazione…; a volte questi cambiamenti sono repentini e le smobilitazioni si sono manifestate, in alcuni casi, sotto forma di vere e proprie “ondate”.

Se vogliamo essere onesti intellettualmente, e senza preconcetti, possiamo affermare che la base USAF Aviano è, anche da questo punto di vista, del tutto simile ad altre installazioni militari: il fatto che le truppe all’interno della base siano straniere e che essa faccia parte di una rete (network) molto dinamica ed aggressiva, aggrava il senso di questa precarietà.

Sono numerosi gli autori che sostengono, ad esempio, che gli USA non riusciranno più economicamente e politicamente a far fronte, in tempi brevi, ad una presenza mondiale di basi come quella attualmente dispiegata.

Al di là di queste interpretazioni, nessuno studioso serio affermerà che una base è stata posizionata su un dato territorio per sostenere l’economia locale o che quest’aspetto interessi minimamente i militari, che, infatti, ragionano secondo logiche di strategia.

Richiamarsi al concetto di sicurezza economica, nel caso di una base militare di è del tutto fuori luogo: speculazione è il termine che meglio descrive i “vantaggi” limitati nel tempo e ad alcune categorie, derivanti dalla presenza di una base.

Non si spiegherebbero, altrimenti, alcuni fatti innegabili: le proteste, che storicamente contrastano le basi militari, ed il successo dei progetti di conversione dal militare al civile, dal punto di vista economico, ambientale, sociale, culturale.

La conversione ha portato nel mondo ad aumenti dei posti di lavoro, a lungimiranti processi di diversificazione e ad una maggiore sicurezza economica, anche in aree ben più povere di quella in questione; l’ambiente, dopo la chiusura di una base, può essere risanato, talvolta con difficoltà, dopo essere stato esposto ad anni d’inquinamento.

E’ del tutto irresponsabile, da parte delle amministrazioni locali, continuare ad ignorare l’urgenza di preparare un processo di conversione, così come non curarsi del pesante inquinamento dell’area, a cominciare, ad esempio, dall’altissima esposizione delle falde acquifere, una delle ragioni sufficienti ad esigere la chiusura immediata della struttura.

Altrove, l’aver preparato adeguatamente dei progetti alternativi ha permesso di accelerare i tempi per queste realizzazioni, mentre la mancanza di proposte ha portato, in Italia, a nuovi sprechi e ritardi; oggi i militari Usa lasciano Germania e Giappone, dove però esistono, specialmente nel primo caso, esperienze acquisite, progetti e ricerche, centri studi di fama internazionale

Il disinteresse rispetto a questo tema è qui allarmante e dovrebbe riguardare tutti noi.

Mi chiedo davvero, occupandomi della situazione ad Aviano da circa tre anni, cosa si aspetti ad affrontare seriamente il problema.

Salvo che, non si creda che il futuro debba riguardare nuove guerre, magari nucleari e la progressiva distruzione della natura … Evidentemente non c’è futuro a queste scelte.

Non dobbiamo vivacchiare o speculare, ma assicurare alle prossime generazioni serenità e certezze, non disastri ambientali e insicurezze globali.

Altrimenti avremo miseramente fallito.

Stiamo lavorando ad un progetto di conversione della base adatto a quest’area, uno dei molti possibili, e ad alcune proposte finalizzate a mettere in moto sin d’ora questo processo: mi pare di aver già riscontrato molto interesse da parte della comunità, dei lavoratori della base. Posso anticipare sin d’ora che il rispetto dell’ambiente, la ricerca teorica ed applicata delle energie rinnovabili sono una delle idee forti del progetto, che mi auguro la comunità possa iniziare a discutere e soprattutto ad avviare.

 

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