ROSARNO (Rc) – Lunedì 5 marzo, una giornata storica per la cittadina calabrese. Ritorna il “Premio Valarioti”, il riconoscimento intitolato al martire dell’antimafia ucciso nel 1980. Da sette anni non si teneva più. Una targa è per Giuseppe Lavorato, ex sindaco, compagno di partito di Valarioti, pioniere delle costituzioni di parte civile e dell’uso dei beni confiscati.
Il riconoscimento principale va a Michele Prestipino, magistrato di punta della DDA reggina dopo la promozione a Roma del collega Pignatone. I giudici reggini hanno sequestrato dal loro insediamento beni ai clan per un valore approssimativo di un miliardo di euro. Tantissime le operazioni condotte, molte delle quali contro i clan Bellocco e Pesce. Il premio – per la giunta Tripodi – diventa l`ennesimo messaggio antimafia.
Pochi giorni fa Rocco Pesce – detto “u pirata” è stato condannato a cinque anni. Lo scorso agosto, aveva inviato dal carcere milanese di Opera una lettera a metà tra le minacce e le insinuazioni. “Non ho inquinato l’aria che respirate”, scriveva. “Mi disturba che l’amministrazione comunale ha tra le sue priorità il benessere dei extracomunitari clandestini, anziché i problemi dei miei familiari sofferenti”. La giunta ha acquisito al patrimonio comunale la casa del boss, occupata dalla mamma ma abusiva.
Dopo quell’episodio Tripodi è stata messa sotto scorta. Il primo marzo arriva la condanna per “minacce nei confronti di un corpo amministrativo per impedirne o per turbarne l’attività”. Con l’aggravante dalle modalità mafiose.
La tensione a Rosarno è comprensibilmente alta. Dopo l`ennesima stagione difficile per l`agricoltura locale e la presenza dei lavoratori africani, c’è chi accusa il primo cittadino di “proteggere i neri”, quelli che nel dicembre 2008 andarono dai carabinieri per descrivere l’uomo che aveva sparato contro due di loro. E che successivamente risulterà uno dei killer dei Pesce.
Nel 2009 terrelibere.org e Giuseppe Lavorato avevano proposto di ripristinare il premio e assegnarlo alla comunità africana, protagonista della prima rivolta antimafia (quella del dicembre 2008). I commissari prefettizi allora alla guida del Comune non avevano accolto l`invito.