Audioinchiesta. Shock economy all`italiana

Lampedusa is burning. Come creare un`emergenza

Antonello Mangano
  Nel settembre 2011 il centro migranti di Lampedusa bruciava. Un`emergenza costruita sull`inefficienza, punta estrema di un`economia parallela costruita sulle paure. Come quella - falsa - dell`invasione. Si fa credere che il migrante costi tantissimo alla collettività. In realtà a lui vanno pochi spiccioli, e per lo svolgimento di pratiche burocratiche lente, non per mantenerlo. A Lampedusa come a Mineo.
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Pubblicato su Fainotizia.it

Voce di Eleonora Bovo. Interviste a Laura Verduci (operatrice del CPSA di Lampedusa, attivista del Forum antirazzista di Palermo), Marta Bellingreri (operatrice del CPSA di Lampedusa), Enrico Montalbano (videomaker indipendente), Giacomo Sferlazzo (attivista dell’associazione Askavusa di Lampedusa), Gianni Betto (direttore del Centro di Ascolto Radiotelevisivo), Mario Staderini (segretario dei Radicali italiani).

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In Italia c’è chi ride per un terremoto. O quando centinaia e centinaia di migranti vivono in condizioni disumane. Oppure quando il fango trascina e uccide decine di vite umane. Quando la spazzatura invade le strade. Quando il cantiere di un’autostrada rimane aperto per decenni. Ci sono alcuni che ridono. Ma tanti altri non hanno nessuna voglia di ridere.

Il nostro viaggio comincia da Lampedusa. Ripercorriamo alcuni momenti del 2011: a gennaio, rivoluzione in Tunisia. A febbraio, l’isola scoppia di migranti. Il governo decreta lo stato di emergenza, affidando pieno poteri alla Protezione civile. A marzo Berlusconi arriva a Lampedusa e promette una soluzione rapida. La situazione migliora per qualche tempo ma esplode nuovamente tra agosto e settembre. Nel frattempo tutti parlano di trasferimenti rapidi. Ovvero del modello Lampedusa, veloci trasferimenti per sgomberare l’isola ed evitare il collasso. E invece, a settembre, il centro migranti va a fuoco. Tutto ampiamente prevedibile, era già successo due anni prima, quando il ministro Maroni aveva provato a creare un centro per le espulsioni.

Nel 2011, è stata inaugurata una nuova modalità: trasferimenti con lenti traghetti di compagnie private, che diventeranno persino navi-CIE.

Nel 2003 sono arrivati a Lampedusa circa 10mila migranti, 15mila nel 2005, 18 mila nel 2006 fino al picco di circa 20mila nel 2008. Poi arriva la politica dei respingimenti e gli arrivi calano drasticamente. In ogni caso sono numeri ben lontani dalla retorica dell’invasione. Eppure la costruzione mediatica dell’emergenza è fondamentale per creare un’economia parallela basata sulla paura.

Un giro milionario che riguarda non solo la costruzione dei centri e la gestione della sicurezza ma tutta le gestione dei servizi: pasti e pulizia, mediazione, assistenza, sanità. Oltre all’affare dei trasferimenti, i progetti di monitoraggio, le procedure speciali come la requisizione. Mineo è il caso più evidente. “Il villaggio della solidarietà” è un residence della Piana di Catania. A febbraio, Maroni e Berlusconi decidono di spostare oltre mille richiedenti asilo dai centri di tutta Italia. Tutto si svolge con procedure d’emergenza.

Si fa credere che il migrante costi tantissimo alla collettività. In realtà a lui vanno pochi spiccioli, e per lo svolgimento di pratiche burocratiche lente, non per mantenerlo.

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