BOLOGNA – “Il tir giusto” è il nome dell’iniziativa di acquisto solidale degli agrumi dalle agricolture biologiche di Rosarno che assumono i braccianti agricoli in regola e con uno stipendio adeguato. Più di 600 casse di arance e clementine arrivate da Rosarno verranno distribuite, e alcune anche vendute sul posto, il 18 dicembre presso il Laboratorio Crash (via del Sostegnazzo) che assieme alle associazioni CampiAperti e GasBo fa parte del comitato di appoggio alle battaglie dei braccianti agricoli del Sud Italia. Insieme alla distribuzione degli agrumi verrà presentata la campagna di sostengo “Rosarno chiama Bologna risponde” organizzata in collaborazione con il consorzio degli agricoltori biologici Equosud Rosarno e l’osservatorio Africalabria.
Questa è già la seconda consegna dopo che a novembre sono state distribuite 400 casse. Alla fine di quest’estate le associazioni bolognesi hanno accolto molte richieste d’aiuto da Rosarno e così è nata l’idea della campagna di sostegno dei braccianti. Grazie agli ordini dell’acquisto solidale nelle agricolture di Rosarno sono stati impiegati 4 nuovi braccianti. Ai gruppi di acquisto già esistenti a Bologna si sono aggiunte nuove persone interessate. “Vogliamo ancora allargare la rete e nei prossimi mesi organizzare ‘Sbarchi in piazza’ per distribuire e vendere gli agrumi nelle piazze delle varie città” spiega Paola Donati di GasBo.
I prezzi degli agrumi acquistati a Rosarno vengono resi trasparenti per chiarire quanto va al produttore, al lavoro e al trasporto. Una parte del prezzo finanzia l’osservatorio Africalabria impegnato in attività di sostegno ai diritti dei migranti. Uno degli obiettivi del comitato è attivare un fondo di solidarietà che permetta ai braccianti di sostenere le giornate di sciopero senza rinunciare al reddito. “La grande distribuzione toglie qualsiasi possibilità agli agricoltori e imponendo i prezzi bassissimi si fa complice a causa dello sfruttamento. Anche il consumatore è rassegnato e si accontenta di bassa qualità non pensando alla produzione” sottolinea Manuela Cappeli di GasBo.
In questo modo lo sfruttamento del lavoro nero e le pessime condizioni igienico-sanitarie fanno parte della realtà agricola. “Si tratta di migliaia di persone che girano per l’Italia nelle stagioni e lavorano in nero. È il nomadismo lavorativo” sottolinea Gianluca D’Errico, dell’associazione CampiAperti. L’idea della campagna è creare una rete di sostegno ai braccianti sfruttati del sud e alle associazioni che su quei territori quotidianamente lavorano al fianco dei migranti e anche rafforzare l’alleanza tra lavoratori sfruttati, consumatori etici e le piccole aziende agricole biologiche.