ROMA – Chiudere i centri di identificazione e di espulsione, dove vengono reclusi fino a un anno e mezzo i migranti senza permesso di soggiorno, permetterebbe di risparmiare centinaia di milioni di euro e di non tagliare le politiche sociali. Fondi al welfare al posto dei Cie e dell’acquisto di caccia bombardieri. Sono alcune delle proposte fatte al governo con il “Libro nero sul welfare italiano” della campagna “I diritti alzano la voce”. Soltanto nel 2012 sono previsti nuovi Cie per 113 milioni di euro. Un caccia F35 costa 130 milioni di euro, quanto tutto il fondo per le politiche giovanili del 2009. L’anno prossimo dovrebbero essere acquistati nuovi aerei militari per 583 milioni di euro, il programma è di spendere per 131 ‘Joint Strike Fighter’ un totale di 14 miliardi di euro nei prossimi 16 anni.
“Il welfare è indispensabile davanti a una crisi come questa, invece c’è stata la distruzione della spesa sociale, è un vero massacro” è l’allarme lanciato in Senato durante la presentazione del Libro nero da Giulio Marcon, portavoce della campagna “Sbilanciamoci!. “Dal 2008 al 2012 i fondi sociali passano da 1594 milioni di euro a 193 milioni di euro, in cinque anni è stata ridotta la spesa sociale del 90% : significa cancellare i diritti – ha detto Marcon – A questo si accompagnano i tagli i ai trasferimenti agli enti locali e questo implica meno servizi o maggiori tariffe, vuol dire accentuare la condizione di sofferenza sociale ed economica che già i cittadini stanno pagando con questa crisi. Chi ha i contratti a progetto o i co.co.co. non ha ammortizzatori sociali”. Secondo il portavoce di “Sbilanciamoci” che con altre realtà come Auser, Fish e il Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza ha dato vita alla nuova campagna, “ si potrebbe intervenire con la riduzione delle spese militari e una politica sociale improntata a giustizia e redistribuzione della ricchezza, si devono colpire i patrimoni”.
Anche il servizio civile è stato “massacrato” dai tagli: è passato da 300 a 100 milioni di euro. “Sono giovani che fanno servizi utili alla comunità, è una risorsa invisibile ma che c’è- ha continuato Marcon – Non è vero che la spesa sociale non è sostenibile. Già la spesa sociale nel nostro paese era ridotta ai minimi termini. Questo fa aumentare sofferenza sociale, povertà e conflitti sociali, pregiudica le possibilità di ripresa di un paese. Germania, Francia e Gran Bretagna per fare ripartire l’economia hanno fatto investimenti su scuola, università e welfare e hanno tagliato le spese militari”. Infine, un messaggio chiaro: “la spesa sociale è un investimento, è questo che i nostri politici non riescono a capire”.
Per Cittadinanzattiva è intervenuta Annalisa Mandorino, vicesegretario dell’associazione, altrettanto dura nei confronti del governo. “E’ sistematico e coerente nella distruzione del sistema di welfare- ha esordito – dal libro bianco al libro verde che parla di ‘universalità selettiva’ dei diritti, alla campagna mediatica sui pochi casi di falsi invalidi, servita a mettere il nord Italia contro il sud, all’uso strumentale della sussidiarietà”. Sulla legge delega sulla riforma fiscale e assistenziale, Mandorino ha affermato: “ una riforma è qualcosa che alloca risorse per un cambiamento, ci sembra ridicolo si parli di riforma, è qualcosa che mira come unico intento dichiarato a un taglio della spesa e a dividere il dovere fiscale dai benefici assistenziali. E’ firmata dal solo ministro dell’economia e non dal ministro delle politiche sociali che sembra essere il vero regista dietro questa distruzione dle welfare.
E’ necessario alzare il livello di attenzione. Secondo indiscrezioni è possibile che questa riforma sia inserita nella legge di stabilità, sarebbe un ulteriore affronto”. Andando nello specifico, la rappresentante di Cittandinanzattiva, ha sottolineato che “l’idea di cittadino ‘autenticamente bisognoso’ è una derubricazione del tema dei diritti a ‘bisogno’ e poi c’è la categoria del cittadino parassita che vive di fatto a spese della collettività, è quello che approfitta, una terza idea di cittadino è quella virtuosa delle organizzazioni di cittadini, il terzo settore che ha il compito di tappare i buchi dello stato che abdica al suo ruolo fondamentale, sono i bancomat dello stato perché distribuiscono la social card alla loro rete.
La social card rappresenta un welfare caritatevole. Non è questa l’idea che sosteniamo, la sussidiarietà è una competizione virtuosa tra stato, organizzazioni e cittadini”. Infine le associazioni hanno fatto riferimento allo “spauracchio Europa”, ricordando che l’Ue ha anche una strategia precisa verso il 2020 che prevede il 40% dei giovani laureato, investimenti su ricerca e innovazione, crescita e sviluppo.