Ambasciate e consolati, ma anche la Fiera Emaia di Vittoria, epicentro della grande comunità tunisina che da decenni sostiene il distretto agricolo. Oppure il foyer del teatro di Agrigento. Si vota ovunque, sono 80 i seggi sparsi in tutta Italia e aperti fino al 22, mentre nel Paese si andrà alle urne domenica. Da Roma a Milano ai luoghi storici di immigrazione come Mazara del Vallo la comunità tunisina parteciperà all’elezione dell’Assemblea Costituente, primo passo verso la democrazia dopo la Rivoluzione dei Gelsomini.
Il tema dell’emigrazione, la parità uomo – donna e il pericolo islamico sono i temi fondamentali. Il nuovo governo stringerà accordi con i paesi europei? Le enunciazioni di principio sulla parità diventeranno articoli del codice civile anche in tema di eredità? Le proteste violente contro Nessma Tv (colpevole di aver trasmesso Persepolis, il film di animazione in cui per pochi istanti appare una rappresentazione di Dio) sono la spia di una offensiva islamica o episodi isolati? Intervistiamo Sara Ben Guiza, capolista per il Polo Democratico Modernista nel collegio italiano.
La legge elettorale prevede che la metà dei candidati siano donne?
Sì, è una misura della Haute Instance per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione, della riforma politica e della transizione democratica, composta anche da gente che veniva dalla società civile. Prevede nelle liste l’alternanza tra un uomo e una donna. Ovviamente se una donna non è capolista è molto difficile che sia eletta visto che ci sono 1500 liste che si sono presentate per l’Assemblea Costituente (per questo, il PDM, è l’unico ad aver effettivamente promosso la parità con 16 donne capolista su 33 circoscrizioni).
Il pericolo islamico è reale o è una preoccupazione dell’Occidente?
Il pericolo è quello di una strumentalizzazione della religione al servizio della politica ed è reale. Il caso della messa in onda di Persepolis e la sua contestazione è molto significativo. Esponenti di Ennahdha hanno dichiarato che quel film rappresenta un’aggressione alla fede e che la libertà d’espressione in questo caso andava limitata.
Cosa proponete?
Vogliamo una Tunisia democratica, progressista e laica che parli di dignità sociale, economica e culturale e la nostra prima battaglia deve essere la lotta contro la disoccupazione. Vogliamo un’uguaglianza totale nei diritti tra uomo e donna. Nel nostro ordinamento tutto quello che riguarda la famiglia è nel codice dello statuto personale, non nel codice civile. E’ il più avanzato del mondo arabo-musulmano ma continua ad esempio a discriminare le donne per quanto riguarda le successioni. Per arrivare ad un’uguaglianza totale, la Tunisia dovrà anche ad esempio, togliere le sue riserve sulla Convenzione sull`eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna.
Temete un arretramento?
La Tunisia è stato il primo paese arabo-musulmano ad avere abolito la schiavitù e la poligamia, il primo ad avere avuto una costituzione, a regolare matrimonio e divorzio, a legalizzare l’aborto. Il Corano è progressista per la sua epoca e anche noi dobbiamo continuare ad esserlo. La Turchia è un ottimo esempio, è un paese laico ed ha abolito la pena di morte anche se il Corano prevede la legge del taglione.
Cosa pensate dell’emigrazione dalla Tunisia all’Italia a seguito della Rivoluzione di gennaio?
Un paese libero e democratico non accetterà più di vedere i suoi figli morire in mare. Chi parte spesso viene dalle zone meridionali, ma ci sono anche donne con figli che vogliono raggiungere il marito in Europa, neo laureati in cerca di lavoro, ricordiamo che 50% della popolazione ha meno di 31 anni. Il rapporto tra l’Italia e la Tunisia dovrà essere impostato diversamente, i due paesi dovranno lavorare insieme per i diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie. Vorrei anche sottolineare come in questi mesi in Tunisia abbiamo accolto più di 500mila profughi dalla Libia. Rappresentano il 5% della popolazione tunisina. E’ come se in Italia ne fossero arrivati 3 milioni ma ne sono arrivati circa 50mila ed i loro diritti e dignità sono stati violati.