E’ l’avanguardia della new wave delle infrastrutture, quella targata Bassanini. Si tratta della Bre.Be.Mi l’autostrada che unirà Brescia, Treviglio (BG) e Milano. Lì dovrà collegarsi alla Tangenziale Est di Milano (Tem), senza la quale finirebbe, come dichiarato da Roberto Formigoni, nelle campagne di Melzo. Per questo motivo il via libera del Cipe alla Tem, rilasciato il 3 agosto dopo alcuni rinvii, ha fatto tirare un sospiro di sollievo al governatore lombardo che in varie esternazioni si era già lamentato della necessità di ottenere l’autorizzazione del Cipe per opere totalmente autofinanziate con fondi privati.
Già, fondi privati è la parola chiave che governa il nuovo progetto di finanziamento delle infrastrutture proposto dalle Fondazioni Astrid, Italiadecide e Res Pubblica presiedute rispettivamente da Franco Bassanini, Luciano Violante e Eugenio Belloni (un’alleanza bipartisan, viste le provenienze politiche). Nel loro rapporto “Le infrastrutture strategiche di trasporto”, che viene dato come il modello della legge che sostituirà la Legge Obiettivo (e c’è da crederci se qualche giorno dopo la sua pubblicazione il ministro Tremonti nel Decreto Sviluppo ha immediatamente adottato l’indicazione di ridurre al 2% del costo complessivo il contributo in opere compensative per i danni arrecati al territorio), la crisi del debito pubblico e la difficoltà per lo Stato di finanziare le infrastrutture viene affrontato attraverso una proposta di finanziarizzazione che cerca sul mercato le risorse necessarie. Al centro di quel progetto c’è il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, presieduta proprio da Bassanini.
Per quanto riguarda la Bre.Be.Mi la Cassa Depositi e Presti interviene proprio con un finanziamento di 765 milioni di euro. E’ questo intervento che ha indotto l’impegno di un pool di banche che hanno aperto le linee di credito necessarie: Banca Intesa per 390 milioni, Unicredit e Mps per 290 milioni a testa e Banco Popolare e Centrobanca per 200 milioni cadauno. La Società Brebemi ha, inoltre, aumentato il capitale sociale a 520 milioni. Il prestito investito dovrà essere restituito per il 50% nel corso del periodo di concessione dell’infrastruttura e per il 50% a fine concessione. Le entrate necessarie dovrebbe venire dai pedaggi autostradali.
C’è, però chi, come Dario Balotta, dell’Osservatorio Nazionale delle Liberalizzazioni nelle Infrastrutture e nei Trasporti, mette in discussione la veridicità di un Project Financing totalmente privato: “I lavori della privatissima Brebemi sono partiti grazie a un prestito fuori mercato di 750 milioni della CdP, agli anticipi di 175 milioni delle FS ed un capitale di rischio irrisorio del 20%”. Secondo Balotta, inoltre, gli interessi ammonterebbero a circa 500 milioni di euro.
E’ effettivamente difficile definire privato un investimento fatto dalla Cassa depositi e Prestiti che gestisce risparmi postali garantiti dallo Stato. L’investimento della Cdp (che secondo Altreconomia è diventata una sorta di fondo sovrano) è, peraltro, come ricorda Edilizia e Territorio, supplemento del Sole 24 ore, il più rischioso perché copre per il 66% il prestito a lunghissimo periodo. Serve, d’altronde, a consentire un’operazione finanziaria basata su stime di traffico tutte da verificare, ancora di più a fronte dell’esplosione della crisi economica.