Nel 2018 il Ponte sullo Stretto di Messina – l’opera più mitizzata e contestata della storia d’Italia – sarà percorribile. Un «timing» dei lavori diffuso ieri dalla «Società Stretto di Messina» questo dice e assicura, nel momento in cui comunica che è stato approvato in progetto definitivo. Il Ponte rimane quello che è stato pensato nel 2003 e i cui lavori «propedeutici» sono iniziati a fine 2009, solo che adesso – a progetto definitivo – sono state aggiunte opere a terra, di servizio e di raccordo, per un totale di 40 chilometri. Ovviamente queste modifiche ultimative hanno comportato un incremento del costo che è passato da 6,3 a 8,5 miliardi. Il ministro Altero Matteoli ha però assicurato che l’investimento darà una ricaduta occupazionale a regime di 40 mila posti.
Le integrazioni al progetto riguardano quattro interventi: una variante ferroviaria sul versante Sicilia, che prevede lo spostamento della nuova Stazione di Messina da Maregrosso a Gazzi ed il conseguente allungamento, per circa 3 chilometri in galleria, dei collegamenti ferroviari; tre fermate ferroviarie in sotterraneo per realizzare un sistema metropolitano interregionale tra Messina e Reggio Calabria (un’opera che dovrebbe servire 400 mila abitanti); lo spostamento a monte del tracciato autostradale lato Sicilia in corrispondenza degli impianti sportivi della città universitaria in località Annunziata e la nuova area direzionale (lato Calabria) progettata dall’architetto Daniel Libeskind.
I soldi, in tutto questo, da dove verranno? «A questo riguardo – spiega la Società Stretto – è stato confermato lo schema di finanziamento del progetto che prevede di raccogliere sui mercati finanziari oltre 4 miliardi di euro, così come previsto nel piano 2009. Nell’ambito del piano economico finanziario saranno individuate le risorse necessarie per la copertura dei maggiori fabbisogni graduati secondo l’avanzamento del progetto». Il resto, cioè 4,5 miliardi (sempre che il resto si riesca a reperire effettivamente), verranno dalla mano pubblica (Stato ed enti locali). Infine i tempi: dicembre 2011completamento lavori dell’opera propedeutica ferroviaria a Cannitello.
Febbraio 2012 approvazione del Cipe e contestuale avvio gara per il reperimento dei finanziamenti. Progettazione esecutiva e apertura dei cantieri principali a partire dalla metà del 2012. Completamento dei lavori a fine 2018. Ciò detto resta la questione di fondo: il gioco vale la candela? E’ tardi per chiederselo, dato che i lavori sono già iniziati, ma visti i chiari di luna in cui il paese si dibatte, molte sono state le critiche all’approvazione del progetto definitivo. «È indecente ha detto il leader dei Verdi, Angelo Bonelli – che in piena crisi economica, con i conti pubblici sotto l’attacco della speculazione mondiale e con una manovra di tagli e tasse alle famiglie, il governo voglia buttare a mare 8,5 miliardi per il Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera inutile e dannosa per l’ambiente».
Analoga la reazione di Legambiente: «In un momento in cui l’Italia affronta una gravissima crisi economica – ha detto il presidente Vittorio Cogliati Dezza – ha senso continuare a insistere con un progetto simile, pericoloso e dannoso per il paese?». Il Pd prende, invece, la cosa quasi con ironia, considerando la decisione di ieri come l’ennesima replica della politica degli annunci: «Basta con le balle ha commentato il responsabile della Green Economy del Pd, Ermete Realacci -. Per il ponte dello Stretto non c’è un euro e nemmeno un vero project financing. Se si fosse realizzato un chilometro di ferrovia per ogni annuncio fatto di avvio dei lavori del Ponte il nostro meridione sarebbe il territorio meglio servito d’Europa e l’economia del Sud di Italia ci avrebbe di sicuro guadagnato».