Pubblicato su “il manifesto“
PALERMO – Dal 1624, i palermitani festeggiano la Santa patrona e il miracolo che scacciò la peste. L’ultimo ‘festino’ è dello scorso 16 luglio, forse uno dei più dimessi di sempre. A metà della celebrazione, ai Quattro Canti, per antichissima tradizione, il sindaco deve omaggiare la santa con un mazzo di rose e urlare “Viva Palermo e Santa Rosalia”. Già da anni il primo cittadino evita di farsi vedere: l’ultima volta fu travolto dai fischi. Lo scorso anno la processione fu interrotta dalla contestazione dei senza casa. I fedeli, a sorpresa, solidarizzarono con i manifestanti.
Oggi la nuova peste si chiama ‘monnezza’. La spazzatura è infatti uno dei tanti problemi che la giunta non ha risolto. L’ultima grande emergenza è di due anni fa, ma in realtà il problema si presenta ciciclamente. I mezzi sono pochi, gli incendi dei cassonetti frequenti. Spesso gli interventi sono rivolti al centinaio di discariche abusive urbane che si formano periodicamente. Qualche giorno fa, il sindaco è stato assolto dall’accusa di omissione di atti d’ufficio, per l’immobilismo di fronte ai dati allarmanti delle centraline antismog.
Basta infilare una delle traverse di via Roma – una strada di negozi e vetrine che potrebbe trovarsi in qualunque città d’Europa – per entrare a Ballarò, un mondo a parte nel cuore del tessuto urbano, un pezzo di America Latina e di Africa nel bellissimo centro storico. Nella zona dell’Albergheria c’era uno spiazzo abbandonato al degrado. “Gli abitanti depositavano la spazzatura nell’angolo, evitando di percorrere pochi metri per arrivare al cassonetto”, mi racconta Concetta Chillemi, una volontaria. L’altra metà dello spazio era adibita a parcheggio, oggi le aiuole impediscono l’accesso dei mezzi. L’Amia raccoglieva la monnezza dalla montagnola abusiva, come da un regolare cassonetto. “Abbiamo chiesto al Comune un cassone per depositare tutto quello che siamo riusciti a togliere e alla gente di collaborare. I commercianti, in particolare, innaffiano a turno le piante”.
Ora il “vuoto urbano” è stato ribattezzato “Piazza Mediterraneo”. I cittadini hanno deciso di fare da soli. Si chiamano “giardinieri di Santa Rosalia” e fanno azioni di “guerrilla gardening”. C’è dell’ironia nel nome ma anche una riflessione sul concetto del sacro in città: si attribuisce “poca ‘sacralità’ agli spazi e al verde nella città di Palermo. La ‘sacralità’ si incontra in forma di chiese, altarini, edicole votive, statue di Santi e Madonne circondate da fiori e foto”. “Piantiamo fiori contro l`asfalto”, concludono i ragazzi. Senza finanziamenti ma anche senza autorizzazioni. Con il consenso degli abitanti, a Ballarò hanno eliminato la discarica, tolto via le carcasse dei motorini rubati, chiesto di spostare le automobili. Ora ci sono piante e aiuole, fiori e panche, costruite con l’uso di materiali riciclati. Dai primi di luglio anche il cineforum.
Dopo due settimane di lavoro la piazza è diventata un gioiello nel cuore di Ballarò, a due passi dal celebre mercato multietnico, dal centro ‘Santa Chiara’ – punto di riferimento per i migranti – con la chiesa salesiana in stile latinoamericano, dai negozi di alimentari africani e indiani, dai venditori locali di panino con la milza. Ma fino a quando la società civile potrà fare da sola e sostituire l’immobilismo della politica?