Il reato di intermediazione di manodopera ancora non esiste

Caporalato, nascosti tra i pomodori da Reggio Calabria al salernitano

Anselmo Botte
  Otto migranti erano nascosti su un autocarro che li trasportava verso la Campania. Avrebbero raccolto le angurie per una ditta di Reggio. Arrestato il caporale, ma il reato di intermediazione della manodopera non esiste. Si applica il favoreggiamento dell`immigrazione clandestina oppure una sanzione amministrativa di 50 euro per ogni lavoratore reclutato.
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“Brillante operazione” quella eseguita dai carabinieri di Battipaglia che ha portato agli arresti il “caporale” e l’autista dell’autocarro sul quale, tra i cassoni di pomodori, erano nascosti otto migranti. Cinquantaquattrenne l’autista, di Villa San Giovanni, ma domiciliato a Sarno (Sa), cinquantenne il caporale, tunisino domiciliato ad Eboli (Sa). Il caporale aveva reclutato le braccia in Calabria, dovevano essere impiegate in un’azienda del salernitano alla raccolta delle angurie per una ditta di commercializzazione di Reggio Calabria. L’ipotesi di accusa formulata nei confronti dei due è quella di “favoreggiamento della permanenza di immigrati clandestini sul territorio nazionale al fine di trarne profitto”. Reato punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a 15.494 euro.

Staremo a vedere. La vicenda ripropone l’odioso fenomeno del caporalato, ma come si evince dall’accusa non è fatta alcuna menzione di questo reato, semplice il perché: il reato di intermediazione della manodopera, non esiste. Un caporale sorpreso in flagranza di reato sarebbe soggetto a una sanzione amministrativa pari a 50 euro per ogni lavoratore reclutato. No, non è nelle mie intenzioni scherzare in alcun modo; se c’è qualcuno con un po’ di fegato a tener testa a questi mascalzoni, al massimo riesce a fargli pagare l’equivalente di una multa per divieto di sosta.

Nelle pagine delle cronache si continua a raccontare con ricchezza di particolari di operazioni brillanti, ma che bisogno c’è di scaldarsi? Oh, poveri noi, che bella legge ci ha donato il Parlamento! E come se la ridono i caporali! Cinquanta euro soltanto, spesi bene, e poi ricominciare… Ficcarsi le dita su per il naso e ricominciare. Per quanto tempo dovremmo assistere ancora a questo supplizio? E come se non bastasse sapete chi ne uscirà con le ossa rotte da questa storia? Gli otto migranti, naturalmente. Quella gente straziata, con la bocca spalancata, le braccia tese in avanti: uno degli spettacoli più interessanti del momento.

Vedrete, saranno loro a pagare il conto per tutti, giustizieranno i colpevoli con l’espulsione. Certo, non è poi così difficile prevedere l’epilogo di questa storia, solo che diventa sempre più faticoso continuare a concepire come sia facile stuzzicare la curiosità generale, e poi basta: “Ci dispiace davvero che sia capitata questa drammatica disavventura! Come? Persone stipate su un camion in mezzo alle cassette di pomodoro! Che vergogna, che vergogna. Ma è osceno!” Dopo di che… tutta la storia si ripete di nuovo e all’infinito. Non c’è proprio nessuna logica dietro questa vicenda, un po’ di scalpore, e tutto riprende come prima come se niente fosse. Non è successo così dopo le denunce dalle campagne della Campania, Puglia e Calabria? Quanti fatti assurdi dovremo contare ancora, cose simili continueranno ad accadere, almeno evitiamo l’ipocrisia della sorpresa e dello scalpore di un giorno.

La Cgil, insieme alle due categorie più esposte al fenomeno del caporalato – Flai e Fillea -, con una proposta di legge per la quale stanno raccogliendo le firme, chiedono al parlamento di riconoscere il caporalato come reato penale, prevedendo pene e sanzioni adeguate per questo crimine. Dite quello che volete, ma può essere un tentativo per non arrendersi.

Anselmo Botte è segretario provinciale della Cgil di Salerno

 

Aggiornamento. Scarcerati con tante scuse, manca il “corpo del reato”, cioè i migranti che nessuno ha pensato di sentire come testimoni

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