Il CIE di Palazzo San Gervasio. La Guantanamo italiana

C`è un lager nel mio paese? Rispondo dopo la festa di Sant`Antonio

Raffaella Cosentino
  Il sindaco del paese in provincia di Potenza non risponde perché è impegnato `con la festa del patrono. `Situazione `insopportabile`, denuncia invece il governatore De Filippo, dopo l`inchiesta di Repubblica sulla Guantanamo italiana in cui sono rinchiusi i tunisini in attesa del rimpatrio. Una tendopoli trasformata in prigione in sole 3 ore. Dovrebbe essere temporanea ma i lavori in corso lo smentiscono.
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Intervista alla BBC
Cie di Palazzo San Gervasio. BBC (mp3)

Intervista a Radio24
Cie di Palazzo San Gervasio. Radio24 (mp3)
POTENZA – Il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo interviene sul caso della Guantanamo di Palazzo San Gervasio (Pz) denunciato dal nuovo sito “RE Le Inchieste” di Repubblica-Espresso con la pubblicazione di un video choc girato dagli stessi tunisini reclusi nel Centro di identificazione e di espulsione. Le immagini hanno bucato la censura imposta dal Viminale su tutti i centri per migranti, nei quali dal primo aprile non possono entrare i giornalisti, né gli avvocati difensori. I deputati Jean Leonard Touadì e Giuseppe Giulietti hanno proposto di inviare una delegazione parlamentare al centro lucano per incontrare anche gli avvocati e le associazioni.

De Filippo (che già ieri aveva preso posizione) ha chiesto di poter visitare la struttura al prefetto di Potenza, ma nemmeno lui è stato ancora autorizzato. “E` doveroso per il ministero dell`Interno lasciare entrare la massima autorità democratica di un territorio non fosse altro perché siamo in condizioni di collaborare anche meglio se ci fanno visitare il centro e se ci parlano di più”, dice il governatore lucano, denunciando che la Regione è stata estromessa.  “Non ci hanno avvisato nemmeno quando è stata allestita la prima tendopoli, il centro di accoglienza e di identificazione (Cai)  –  spiega De Filippo – l`abbiamo scoperto per caso, abbiamo avuto segnalazioni dal territorio che c`erano ruspe in movimento di notte  in quella zona, l`evoluzione da Cai a Cie è stata fatta senza nessuna informazione, pur avendo noi ottime relazioni con il prefetto di Potenza.

Oggi sappiamo che nessuno può entrare nemmeno gli avvocati e l`Osservatorio Migranti fa comunicati duri ogni giorno per il rispetto dei diritti”. Per il governatore la cosa risulta “insopportabile” perché la Basilicata è stata fra le prime regioni a dare la disponibilità all`accoglienza per i profughi della guerra in Libia, “a differenza di altri come i veneti”. Sono 180 i rifugiati ospitati a piccoli gruppi in varie cittadine lucane, un modello sostenuto dalle autorità locali a differenza dei maxi campi profughi e delle tendopoli. 

La trasformazione da centro di assistenza a prigione è avvenuta nel giro di tre ore. Il 18 aprile alle ore 13 sono andati via gli ultimi tunisini che hanno ottenuto il permesso umanitario temporaneo perché sbarcati entro la mezzanotte del 5 aprile. Nella stessa giornata, alle 16 sono arrivati i primi reclusi del Cie temporaneo. Il decreto del Presidente del Consiglio che trasforma la tendopoli in Cie è stato fatto 3 giorni più tardi, il 21 aprile con effetto retroattivo. Le tende sono state circondate da una gabbia alta 5 metri e in tre giorni è stato costruito un muro alto tre. Un altro che arriva a 5 metri è quasi pronto sul retro del campo.

I posti sono 100, divisi in 18 tende da sei. Fervono i lavori edilizi in quella che dovrebbe essere una struttura di reclusione soltanto fino al 31 dicembre, ma a questo punto potrebbe diventare permanente. Le tende saranno sostituite da container e al di sotto, sul piazzale di cemento si stanno avviando lavori per fare un sistema di raffreddamento per l`estate  e di riscaldamento per l`inverno. Il luogo è complicato da raggiungere, isolato nelle campagne fra le province di Potenza, Bari e Foggia. E` considerevole la spesa per trasferirvi forzatamente gruppi di migranti sbarcati in Sicilia.

Tra poche settimane arriveranno in massa dal foggiano, come ogni anno, centinaia di braccianti stagionali stranieri per la raccolta del pomodoro. Fino a due anni fa erano alloggiati proprio nella struttura diventata Cie. Nel 2010 il comune la chiuse per la mancanza di norme igieniche nonostante 200 mila euro stanziati dalla Regione. Quindi, come l`estate scorsa, i braccianti decisivi per l`economia agricola del territorio, dormiranno nei casolari abbandonati e in rifugi di fortuna come `la grotta Paradiso`. A meno che non si trovi una soluzione diversa con l`incontro fra Regione e comune previsto per il 20 giugno.

La gestione del campo non ha ricadute economiche dirette sulla zona, visto che l`appalto è andato senza bando al consorzio trapanese Connecting People. Nel Cie, oltre agli agenti, lavorano 25 persone dello staff, di cui 22 assunte dalla cooperativa “Il Filo di Arianna” di Venosa, che solitamente opera con i disabili. Intanto il sindaco Federico Pagano (Udc) non risponde a domande per telefono.  “Non è garbato  –  dice – se vuole un`intervista deve chiamare in comune ma non certo al cellulare, mi può trovare dopo il 20 giugno, questa settimana sono impegnato con la festa patronale, domani c`è la processione di Sant`Antonio”.  

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