Privatizzazione dell`acqua in Calabria. Oltre un milione di euro da pagare

Cinquefrondi, il paese rimasto a secco per un debito

Raffaella Cosentino
  Nonostante tre giudizi pendenti in tribunale, la Sorical, partecipata dalla multinazionale Veolia, ha messo i lucchetti all`acquedotto pretendendo il pagamento degli arretrati. Il comune non ha mai firmato il contratto con la Spa. Beffa per i cittadini che pagano regolarmente le bollette. Il debito ammonta a un milione e duecentomila euro, ma l`ente locale ha sempre contestato la cifra dovuta.
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CINQUEFRONDI (Rc) – Il comune ha un grosso debito con la società che gestisce l’approvigionamento idrico e i cittadini, pur pagando le bollette, rimangono senz’acqua. Si vedono pure mettere un grosso lucchetto all’acquedotto comunale, sorvegliato da carabinieri e vigilantes per impedire l’accesso agli abitanti. È successo a Cinquefrondi, un centro di settemila abitanti della piana di Gioia Tauro, dopo un’azione di forza della Sorical, la concessionaria di proprietà della multinazionale francese Veolia al 46,5% e per il resto della Regione Calabria che dal 2004 gestisce l’acqua calabrese. La concessione è per 30 anni.

Il debito di Cinquefrondi ammonta a quasi un milione e 200mila euro, pari a quattro anni di pagamenti ed è stato quantificato dalla società al momento della sua costituzione, ma risale addirittura agli anni Novanta quando c’era ancora la Cassa del Mezzogiorno. Il comune però ha sempre contestato sia la cifra dovuta, sia le tariffe applicate e la misurazione della quantità d’acqua erogata da Sorical. Tutte le amministrazioni comunali che si sono avvicendate negli anni hanno rifiutato di firmare il contratto con la società. Nonostante ci siano tre processi in tribunale ancora aperti tra il comune e la concessionaria, Sorical ha preteso il pagamento degli arretrati.  Dopo tre decreti ingiuntivi, ai primi di marzo per tre giorni la società ha ridotto del 25%  l’acqua erogata al cliente moroso.

Il paese si sviluppa in collina ed è in salita, questo ha fatto mancare la pressione nelle tubature e il risultato è stato rubinetti a secco per tutti. Ci sono stati momenti di tensione. I cittadini,  hanno protestato davanti all’acquedotto, trovandolo chiuso con i lucchetti e presidiato da vigilantes e carabinieri. Il sit in è stato sciolto solo dopo la mediazione del prefetto.  L’acqua è tornata nelle case, ma si temono nuove emergenze. Nei giorni in cui Cinquefrondi è rimasta all’asciutto, il sindaco di centro destra Marco Cascarano, ha dichiarato che “la popolazione è stata messa in ginocchio” e ha chiuso le scuole con un’ordinanza. “Davanti a un servizio primario come l’approvigionamento idrico per bambini e anziani, non si può ragionare con il 20-30-40 per cento” ha detto ancora il primo cittadino.
“Se dovessimo vincere la causa si aprirebbe un precedente. Qualunque comune non può pagare quel debito, tutto il bilancio comunale è la metà della cifra chiesta da Sorical” afferma Michele Conia, referente del Comitato per l’Acqua Pubblica e consigliere comunale di opposizione. Di avviso opposto è l’amministratore delegato della Società risorse idriche calabresi, Maurizio Del Re, ex Ad di Siciliacque Spa, secondo cui la totale mancanza d’acqua non è imputabile alla riduzione operata ma alla dispersione idrica della rete comunale. “Sorical ha il mandato di esigere il pagamento del servizio come sostegno dei costi di gestione – dice Del Re-  la riduzione dell’acqua è quello che succede in tutta Italia quando un utente si rifiuta di pagare le tariffe relative al servizio reso”.

Dunque altri comuni potrebbero restare all’asciutto. “E’ una cosa che stiamo facendo ormai da un po’ dove osserviamo che non solo il comune non adempie al pagamento ma dall’altra parte richiede quantità d’acqua abnormi – continua Del Re – serviamo 398 entità che sono 385 comuni, 12 enti e un gestore unico a Crotone. Tra questi ci sono 95 clienti virtuosi e 300 morosi, di cui 147 hanno un debito da 6 mesi a due anni di fatturato, 52 clienti vanno da due a 4 anni, 26 comuni hanno un debito da 4 a 6 anni. E fra i morosi ci sono tutti i capoluoghi di provincia”.

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