I paradossi della legge italiana sull`immigrazione

Un pescatore africano a Lampedusa, l`unico arrivato con i flussi

Raffaella Cosentino
  Non ha attraversato il mare in barca, ma il datore di lavoro - che aveva già lavorato con lui - ha dovuto aspettarlo per un anno e mezzo a causa della legge italiana. Ora il senegalese non riesce a fare il ricongiungimento familiare. Il sistema dei flussi non funziona. Nessuno assumerà mai un lavoratore che non conosce e che si trova dall`altra parte del mondo. Ecco perché si arriva clandestinamente. Un`altra scelta non c`è.
Condividi su print
Condividi su email
Condividi su whatsapp
Condividi su facebook

Lampedusa – Nell’isola degli sbarchi l’unico marinaio africano è arrivato con il decreto flussi e non attraversando il canale su un barcone. Sana Sarr è un senegalese e lavora con tre marinai italiani sul peschereccio di Antonino Di Maggio. A farli incontrare è stato un altro lampedusano, Salvatore Bono, che per 25 anni ha comandato i pescherecci atlantici da 400 tonnellate solcando le acque di Guinea Conakry, Mauritania, Sierra Leone e Guinea Bissau. Tra i due c’è un’amicizia di vecchia data.

Sana lavorava in Africa con il comandante Bono già dal 1982. Prima come mozzo, poi marinaio, nostromo e infine ufficiale timoniere. Nel 2007 entrambi hanno perso il lavoro a causa della dismissione dei pescherecci per le dinamiche di mercato e il caro petrolio. Così nel marzo 2007 Bono e Di Maggio hanno fatto domanda per Sana con il decreto flussi. La trafila burocratica è stata lunghissima, i documenti da presentare infiniti e Di Maggio ha aspettato un anno e mezzo di poter avere il suo marinaio.

Un faticoso e dispendioso andirivieni da Agrigento dove c’è la prefettura per mettere a posto le carte. Sana è arrivato a Lampedusa a settembre del 2008 e da due anni e mezzo lavora sull’isola. “E’ stato un miracolo trovare lavoro qua – dice – in Senegal una persona lavora e dieci stanno a casa, io da qui ogni mese mando nel mio paese i soldi per mantenere 17 persone della mia famiglia”.

Ma l’iter con la burocrazia italiana non è finito. Sana ha fatto richiesta di ricongiungimento familiare per portare la moglie Curam a Lampedusa. Hanno avuto il nulla osta dalla prefettura di Agrigento ma la pratica si è bloccata all’ambasciata italiana in Senegal che non dà risposte dal 23 dicembre. “Non se ne sa niente – denuncia Sana – ci rimandano sempre all’indomani, non capiamo il perché e non sappiamo più a chi rivolgerci”.

 Questa storia è stata letta 5645 volte

Suggeriti per te:

Condividi su facebook
Condividi su email
Condividi su whatsapp

Laterza editore

Lo sfruttamento nel piatto

Le filiere agricole, lo sfruttamento schiavile e le vite di chi ci lavora


Nuova edizione economica a 11 €

Lo sfruttamento nel piatto

Ricominciano le presentazioni del libro! Resta aggiornato per conoscere le prossime date