Messina, lo smantellamento delle officine ferroviarie

Addio a 128 posti di lavoro grazie al Ponte

Redazione terrelibere.org
  Centoventotto posti di lavoro in fumo entro 30 mesi. L`Officina Grandi Riparazioni ferroviarie di Messina chiuderà per far posto al cantiere del Ponte. Le attività saranno trasferite fuori dall`area urbana. Ancora una volta il Ponte toglie lavoro nel silenzio generale delle istituzioni.
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La produzione dell’impianto “Officina Grandi Riparazioni ferroviarie” di Messina terminerà entro 30 mesi, periodo previsto per la consegna delle aree necessarie alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Lo denunciano i sindacati confederali dei trasporti insieme all`Orsa Ferrovie. Dai documenti di Trenitalia, i sindacati deducono che l`impianto non sarà trasferito in un`altra zona cittadina ma sparirà: “Sembra non resti più traccia alcuna del sito messinese, anzi, la manutenzione ciclica residuale effettuata oggi a Messina verrà trasferita presso altre strutture del Nord e non si evince se Messina avrà o meno un ruolo nel processo di `regionalizzazione` della manutenzione rotabili”, concludono. Fino al 1994, le riparazioni davano lavoro a 480 ferrovieri. Tra pochi mesi potrebbe non rimanere nessuno.

I cantieri previsti sono collaterali al Ponte, e riguardano complessivamente la nuova sistemazione in periferia della stazione centrale. Ancora una volta, dunque, l’iter della mega infrastruttura contribuisce a smantellare le poche attività rimaste in una città che versa in uno stato di profonda crisi. La perdita di posti di lavoro che ne deriverebbe è di 98 unità più 30 dell`indotto. I sindacati precisano di non avere un approccio ideologico sulla questione, ma non possono fare a meno di notare che “in luogo delle sviluppo promesso dal governo il Ponte sta producendo la dismissione dei trasporti e delle infrastrutture siciliane”.

Il collegamento stabile non è stato costruito, ma già ora consuma enormi risorse pubbliche (110 milioni solo per il progetto definitivo). “Ancora una volta appare evidente come Messina, e l’area dello Stretto in generale, non trarranno alcun vantaggio dall’iter del Ponte, mentre a profittarne saranno le imprese consorziate in Eurolink e gli studi di progettazione”, commenta la Rete No Ponte.

Già in estate, sono stati appena 6 i messinesi su 125 impiegati nei cantieri dei sondaggi geognostici, ora chiusi. Appare quindi fondamentale la manifestazione di sabato 14, quando per l`ennesima volta si chiederà che i soldi del Ponte siano destinati alle infrastrutture di prossimità (messa in sicurezza del territorio, trasporti pubblici, infrastrutture viarie, edilizia scolastica, verde pubblico, bonifica dei mari e delle terre inquinate).

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