“Cacciare i Raìs è possibile”. Con questo messaggio arriva per la prima volta in Italia il rapper tunisino El General in concerto a Milano, ospite del centro sociale “Cantiere” che festeggia con una serie di iniziative e dibattiti il 25 aprile. Ventiduenne, vero nome Hamada Ben Amor, il “Generale” è l’autore dell’ormai celebre rap “ Rais Le Bled” o anche “Presidente, il tuo popolo è morto”, diffuso su YouTube a fine 2010 e diventato in poco tempo la colonna sonora della rivoluzione dei gelsomini. Per questo Hamada Ben Amor venne letteralmente sequestrato nei giorni della rivolta dalla polizia dell’ex dittatore Ben Alì. Fu arrestato ai primi di gennaio a casa della sua famiglia a Sfax , 270 chilomentri a Sud est della capitale, alle 5 e 30 del mattino e poi rilasciato con la fine del regime.
“A partire dalla canzone Rais Lebled è cambiato tutto – racconta il rapper ai ragazzi italiani che lo hanno invitato a Milano – i giovani hanno cominciato a essere al centro della rivoluzione. Quel testo era qualcosa che il popolo voleva dire da 20 anni e non era permesso dire, che ha aperto i cuori perché si esprimessero. La gente ha cominciato a uscire per la strada da nord a sud”. Un effetto domino di grande potenza su tutto il mondo arabo. Come ha visto El General il diffondersi delle rivolte in Egitto, Siria e Libia?
“Se la rivoluzione tunisina ha avuto un impatto sugli altri paesi arabi è perché hanno visto qualcosa che somigliava al loro quotidiano – risponde – hanno deciso di adottare la stessa esperienza perché aveva dato un risultato, hanno avuto la speranza che se avessero fatto come il popolo tunisino avrebbero raggiunto lo stesso risultato, cioè la libertà”. Rais LeBled è stata la colonna sonora araba contro i regimi liberticidi. “Prima della rivoluzione se parlavi morivi era chiaro – continua – adesso che i giovani hanno aperto i loro cuori in faccia alle pallottole e dopo questo hanno avuto la libertà, tutti i popoli arabi hanno deciso di fare la stessa cosa”.
Dal giovane che è stato in prima linea per liberare il suo paese da un dittatore, arriva anche una previsione sull’esodo dei tunisini verso l’Italia. “E’ una situazione temporanea, quando la politica tunisina dopo le elezioni migliorerà, in Tunisia ci sarà una riuscita sul piano economico e l’occupazione esisterà molto più che prima”. Quelli che oggi fuggono dal paese del post Ben Alì, secondo El General, sono “una minoranza, sono le persone che hanno perso la speranza. Non sono giovani molto istruiti, oggi la quotidianità da noi è molto insicura. Quando la Tunisia si stabilizzerà, dopo le elezioni torneranno, il flusso migratorio finirà o diminuirà molto”.
Dal mondo arabo una lezione per l’occidente. Di questo è testimonial El General. “La nostra rivoluzione è un messaggio per tutti i capi di stato, arabi o occidentali – dice – qualunque raìs avrà la stessa sorte di Ben Ali o di Mubarak. E’come la legge fisica, tutta l’acqua a cento gradi bolle. Qualunque rais o capo di stato, che sia orientale o occidentale che fa i suoi interessi e non quelli del suo popolo avrà la stessa sorte. Il popolo egiziano tunisino e siriano rappresentano l’umanità, la libertà è un valore dell’essere umano. Non è arabo o cristiano, non ha a che vedere con la religione o la razza, con le radici, l’essere umano è nato libero e deve morire libero”. Infine un appello ai giovani italiani: “Per me siete un popolo fratello sul piano storico e geografico, dovete cacciare il raìs, come in Tunisia”.