Le tattiche politiche che valorizzano il partito della xenofobia

Bersani, la Lega non è razzista?

Walter Peruzzi
  Lo scorso 15 febbraio La Padania ha pubblicato in prima pagina una intervista a Pierluigi Bersani secondo il quale per realizzare una “vera” riforma federalista è auspicabile un “patto” fra due partiti “popolari” e “autonomisti” come il Pd e la Lega, che – sottolinea il segretario del Pd - “non è razzista”.
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L’obiettivo “tattico” tanto evidente quanto improbabile è di “staccare” la Lega dal Pdl e preparare un’alleanza  indispensabile, secondo i grandi strateghi del Pd, per sconfiggere Berlusconi. Inutile dire che tale alleanza non appare affatto “indispensabile” neppure sul piano meramente aritmetico: molti sondaggi mostrano che Pdl-Lega perderebbero oggi non solo rispetto a un ipotetico schieramento da Vendola a Fini ma anche (anzi più) di fronte a un centro-sinistra che si presentasse separato dal terzo polo. Con l’incognita ovvia di quel 40-45% di indecisi o di non votanti che difficilmente saranno conquistati dalle capriole alla  D’Alema, anziché da un chiaro e serio discorso politico.

Ma qui non interessa neppure discutere la proposta “tattica” del Pd quanto denunciare il “prezzo” vergognoso che esso si offre di pagare pur di realizzarla (come prospetta oggi Bersani ma come da tempo vagheggia Chiamparino). L’intervista mostra infatti che per raggiungere il suo obiettivo il Pd è disposto a camuffare la vera natura della Lega e a ripulirne l’immagine, cioè a farsi garante presso l’opinione democratica che la Lega è solo una sano partito federalista che pratica per accidens (non essendo razzista…) politiche xenofobe, omofobe, antimeridionali (e secessioniste).

Un partito eversivo, totalitario, razzista

E’ un totale capovolgimento della verità come mostrano tutti i documenti, le dichiarazioni e le iniziative della Lega Nord.  Si veda il suo stesso statuto in cui si autodefinisce “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”, cioè contraria all’indivisibilità della Repubblica sancita dalla nostra Costituzione (art. 5). Quanto alle politiche antimeridionali e secessioniste basterà ricordare i reiterati tentativi di introdurre delle liste “regionali” per la scuola o la proposta di gabbie salariali per il sud e di settentrionalizzare l’esercito, per non dire del federalismo tipo “prendi la cassa e scappa”, che strangola il meridione.

Il razzismo leghista, infine, è testimoniato da una serie interminabile di soprusi contro i migranti, culminati nelle leggi razziali volute da Maroni (il cosiddetto “pacchetto sicurezza”), negli sgomberi dei rom, nei respingimenti in mare, nella sanatoria truffa ecc. (misure talvolta condannate come razziste dalla stessa UE). Infine, l’imposizione del marchio leghista sui luoghi pubblici (Adro), ha mostrato come la celebrazione in chiave antimeridionale e xenofoba della razza padana tenda a sfociare in un totalitarismo simile a quello di chi celebrava la razza ariana nella Germania nazista.

La Lega e chi ne fa il gioco

E’ questo il partito che, per Bersani, non sarebbe razzista mentre è proprio l’odio verso il diverso a fare da collante indispensabile e ad unire al nord, in nome della comune “padanità” e contro ogni ipotesi di federalismo solidale col resto del paese,  classi sociali contrapposte, permettendo alla Lega di estendere i suoi consensi.

In conclusione Bersani continua a lisciare il pelo alla bestia leghista, come molte forze di sinistra e democratiche fanno ormai da decenni nell’illusione di ammansirla e col risultato di farla crescere a dismisura; di “abbellirla” e di accreditare come rispettabile un movimento eversivo, razzista e tendenzialmente totalitario, che ha come unico obiettivo la conquista e la gestione dispotica del potere. E’ un disegno che ha avuto e continuerà ad avere come effetto di diffondere sempre più nel paese, con conseguenze devastanti, il veleno eversivo e razzista della Lega, diventandone complici.

* Si veda al proposito l’antologia Svastica verde, di Walter Peruzzi e Gianluca Paciucci, recentemente pubblicata dagli Editori Riuniti.

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