Almeno cinque blogger e militanti noti per il loro impegno per la libertà di espressione sul web sono scomparsi ieri in Tunisia, ma la lista potrebbe essere più lunga. A denunciarlo, sospettando che possano essere stati arrestati, è “Reporters sans frontieres” che chiede alle autorità il loro rilascio immediato. “Questi arresti destinati a intimidire gli internauti tunisini e i loro sostenitori internazionali, sono controproducenti e rischiano di alzare la tensione. Non è arrestando qualche blogger che le immagini delle proteste spariranno dalla rete” scrive sul suo sito l’ong francese, che si schiera contro la repressione governativa in risposta alla crisi attraversata dalla Tunisia in questo momento.
Tra gli arrestati c’è anche un rapper di 22 anni, Hamada Ben Amor, conosciuto con lo pseudonimo di “Generale” e autore di un brano musicale celebre su internet dal titolo “Presidente, il tuo popolo è morto”. Il musicista è stato arrestato a casa della sua famiglia a Sfax , 270 chilomentri a sud est della capitale, alle 5 e 30 del mattino, secondo quanto dichiarato alla France press dal fratello Hamdi.
Da ieri non si hanno notizie di Hamadi Kaloutcha, blogger e militante, prelevato alle sei del mattino da sei poliziotti in abiti civili che si sono presentati a casa sua. Alla moglie hanno detto che l’avrebbero condotto al commissariato per fargli qualche domanda e che ci sarebbero volute solo alcune ore. Il ciberdissidente Sleh Edine Kchouk, militante dell’Unione generale degli studenti della Tunisia (Uget) è stato arrestato a Bizerte (60 chilometri a nord ovest di Tunisi) e il suo computer confiscato.
Slim Amamou ed El Aziz Amami, due blogger, sarebbero stati arrestati anche loro secondo quanto riferito a Rsf e all’Afp da attivisti per i diritti umani e da un loro amico giornalista. El Aziz Amami ha inviato un sms alla fidanzata dicendo di essere stato arrestato. Amami aveva seguito le proteste nella città di Sidi Bouzid. Il suo blog è stato reso inaccessibile.
Le tracce di Slim Amamou si perdono ieri intorno alle 13, ora in cui, secondo il blog collettivo indipendente tunisino in lingua francese “Nawaat.org”, i suoi amici e colleghi non hanno più avuto sue notizie e in cui non è tornato a lavoro. Intorno alle 18, il blogger scomparso ha rivelato la sua posizione dal cellulare con un tweet sul social network “Foursquare” che permette ai suoi utenti di indicare la posizione geografica in cui si trovano. E il cellulare di Slim Amamou lo localizza a quell’ora dentro il ministero degli Interni tunisino. Il blogger, in precedenza, aveva detto ai suoi amici che la sua casa era sorvegliata dai poliziotti da un paio di giorni. Amamou era già stato arrestato il 21 maggio del 2010 alla vigilia di una manifestazione contro la censura sul web di cui era organizzatore e che aveva annunciato davanti al ministero dell’Informazione.
Ieri anche Amnesty International ha lanciato un appello per la libertà di manifestazione del popolo tunisino, condannando il giro di vite delle autorità tunisine contro l’ondata di proteste sociali seguite al suicidio di un fruttivendolo. Almeno due manifestanti, tra cui un diciottenne caduto sotto i proiettili della polizia, sono stati uccisi durante le proteste. Il 17 dicembre, Mohamed Bouazizi, un fruttivendolo di 26 anni ha tentato il suicidio e poi è morto in ospedale per le ferite riportate, nella città di Sidi Bouzid.
Il gesto estremo dell’uomo è seguito al sequestro del suo carretto di frutta da parte dei vigili perché non aveva la licenza. Bouazizi è diventato il simbolo di una rivolta contro la precarietà sociale, l’aumento dei prezzi, la disoccupazione e la corrruzione. Proteste continuano a infiammare tutto il paese. E tra queste anche un attacco di hacker a cinque siti del governo, condotto da un gruppo anonimo di ciberpirati solidali con la piazza. Gli arresti, non confermati dal governo del presidente Ben Ali, sarebbero una risposta alla guerriglia informatica.