Il sindaco: speriamo non sia troppo tardi

Rosarno, arriva un campo container con 120 posti

Raffaella Cosentino
  Sarà pronto in 15 giorni e l`accesso sarà limitato a chi è in regola con il permesso di soggiorno. `La situazione dell`accoglienza` dice Elisabetta Tripodi neo prima cittadina della città, alla guida di una Giunta di sinistra, `non è tuttavia cambiata perché dopo che i riflettori si sono spenti, il problema è stato affrontato ancora una volta come un`emergenza. Oggi gli immigrati sono molti di meno`
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Pubblicato su Repubblica

ROSARNO – Arrivano i container della Protezione Civile per gli immigrati. Venti moduli abitativi, ognuno con sei posti letto, ospiteranno in tutto 120 stranieri. L`accesso alla struttura sarà limitato a chi è in regola con il permesso di soggiorno. Ad annunciare questa soluzione è il sindaco Elisabetta Tripodi, eletta meno di un mese fa con una giunta di sinistra. “Sarà pronto in 15 giorni e spero che non sia troppo tardi – dice il primo cittadino – la stagione delle clementine è già finita, quella delle arance non è proprio iniziata e i frutti  rischiano di restare sugli alberi perché non c`è mercato”. Fino a questo momento, i braccianti africani vivono in piccoli gruppi nei casolari diroccati sparsi nella campagna o nei garage fatiscenti presi in affitto. “La situazione dell`accoglienza non è cambiata perché dopo che i riflettori si sono spenti, il problema è stato affrontato ancora una volta come un`emergenza – spiega Elisabetta Tripodi – oggi gli immigrati sono di meno sia per la crisi del mercato agrumicolo, sia per i fatti dell`anno scorso”.

Numeri dimezzati. Le stime della “Rete Radici” parlano di 1000 migranti in tutta la Piana di Gioia Tauro, contro i 2500 della stagione degli scontri. I container devono arrivare da Santa Maria Capua Vetere e saranno sistemati in un`area urbanizzata della terza zona industriale concessa dall`Asi (Area sviluppo industriale), dotata di fognature, luce e acqua. Verranno utilizzatianche i sei container con bagni e docce comprati in extremis l`anno scorso con 200mila euro stanziati dal Viminale e mai usati. Arrivarono quando  gli africani erano ormai stati spazzati via a fucilate durante “la caccia ai neri” che s`era scatenata.  Ma il nodo cruciale della gestione del campo non è stato sciolto. “Non abbiamo ancora deciso come muoverci, considerato che non sono stati stanziati fondi dalla Regione o da altri enti per questo”, dice il sindaco.

Ma chi se ne occuperà. Si dovrà stabilire se a occuparsene saranno la protezione civile, la Croce Rossa o le associazioni locali. Un altro progetto che prevede un centro di formazione lavoro con una foresteria di sessanta posti letto sul bene confiscato della ex Beton Medma, finanziato con due milioni di euro del Pon Sicurezza, è stato appaltato ma non si sa quando saranno completati i lavori, sicuramente non a breve. La decisione sulla gestione del campo con i container sarà presa con un vertice in prefettura.

La crisi degli agrumi. Intanto la crisi del comparto agrumicolo è diventata soffocante nella Piana di Gioia Tauro. “Quest`anno non verranno raccolte nemmeno le arance destinate all`industria perché il succo italiano è soppiantato da quello brasiliano – continua Tripodi – la crisi c`è da anni ma nel 2010 la situazione è esplosa ed è stata la scinitlla degli scontri”. In questo momento le arance di Rosarno vengono pagate 7 centesimi al chilo al produttore, una cifra che rende non conveniente la raccolta. Per rientrare con le spese ci vorrebbero almeno 15 centesimi al chilo, secondo le stime riferite dal sindaco Tripodi. “Il problema è che il grosso dell`agricoltura va riconvertita  –  conclude – serve il biologico perché così com`è la produzione della Piana non riesce a penetrare nei mercati”.

A un anno di distanza. Da quegli agguati di cui furono vittima i lavoratori africani e della successiva rivolta con una contro-reazione violenta dei rosarnesi, nei giovani stagionali protagonisti di quella vicenda, il trauma è ancora vivo. Saikou racconta che per scappare dall`ex Opera Sila, il dormitorio lager di mille africani sulla statale 18, è andato a piedi con altri compagni alla stazione di Nicotera, camminando nelle gallerie e sui binari. “Non avevamo scelta – dice – gli autobus della polizia erano pieni, eravamo circondati e rischiavamo di morire di fame e sete”.

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