Le politiche aziendali delle ferrovie italiane

Soldi pubblici, gestione privata. Come FS spezza l`Italia

Claudio Metallo
  Ferrovie dello Stato ha acquistato una società privata tedesca che gestisce trasporti regionali. Ormai ragiona da azienda privata: taglia le tratte non redditizie, difende l`immagine con azioni legali, risparmia su manutenzione e sicurezza. Ma è ancora monopolista della rotaia italiana e viene mantenuta dai soldi pubblici, oltre che con le tariffe in continuo aumento. Uno degli autori del documentario "Fratelli di Tav" racconta Trenitalia.
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“La società Ferrovie dello Stato si espande”. Questo è il titolo di Repubblica.it, il giorno dopo l’annuncio, da parte del gruppo FS, di aver acquistato (con Cube Infrastucture) una società privata tedesca che gestisce trasporti regionali su rotaia e su strada: la Arriva Deutschland. Il costo dell`operazione dovrebbe essere 370 milioni, ma non sappiamo quanto le ferrovie italiane abbiamo investito di preciso. Questo è abbastanza strano, visto che il gruppo FS è (ancora per poco) il monopolista italiano dei trasporti su ferro e quindi viene pagato dai cittadini con le tasse, ma anche con i soldi dei biglietti che vengono comprati per viaggiare.

L’11 dicembre del 2010, i sindaci, i cittadini e addirittura il Vescovo della locride hanno occupato i binari della stazione di Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria. Come mai questo gruppo di “facinorosi” ha realizzato questo tipo di azione? Perché FS ha deciso di tagliare le tratte dei treni a lunga percorrenza per la zona jonica della Calabria. Ad esempio, dal 12 dicembre sono spariti i collegamenti diretti da Roma a Crotone, adesso per arrivare da una città all’altra ci vogliono, in media, 8 ore e mezzo. Spulciando i nuovi orari, si nota un nuovo collegamento da Roma a Crotone passando per Metaponto. Qui si dovrà prendere il pullman per Crotone. Ricordiamo che la distanza dalla capitale alla città calabrese è di circa 600 km.

In Sicilia, i trasporti e in generale la viabilità sono un vero problema da sempre. Per andare da Agrigento a Roma si ci può mettere fino a 18 ore e anche qui invece di migliorare il servizio vengono eliminati gli intercity. Ci chiediamo: si tratta di una gestione dissennata? I vertici delle varie società che compongono il gruppo, oltre a far quadrare i bilanci, a cosa pensano? Dopo aver smantellato gli scali merci calabresi, alla faccia della tanto sbandierata alta capacità e dell`ecologismo demagogico (dietro i biglietti c`è scritto che s`inquina meno a prendere il treno che l`aereo o la macchina), i vertici di FS azzerano i treni per la costa jonica calabrese, tagliano anche le  tratte in Sicilia ed eliminano tutti i collegamenti veloci da Lamezia Terme a Roma perché il servizio non è remunerativo.

Il 19 novembre 2010, sempre su la Repubblica, Mauro Moretti, sindaco di Mompeo (Rieti) nonché amministratore delegato del gruppo, ci fa sapere che “l`utile di FS sarà di oltre i 70 milioni di euro”. Saranno contentissimi ad Agrigento, ma anche gli operai degli scali merci di Cosenza e di Lamezia Terme! Mentre assistiamo allo smantellamento delle FS, il gruppo si prepara anche ad entrare in borsa, pare che il 2011 sarà l`anno fatidico. In un` intervista rilasciata a Giorgio Santilli de “Il Sole 24 Ore”, l’ a.d. di FS, a proposito dell’acquisto di Arriva, ci tiene a sottolineare che sta risanando il gruppo e che “da preda ora FS diventa predatore”.

Tranquilli

Mauro Moretti non riesce facilmente a risultare simpatico. Ad esempio, quando definì “spiacevolissimo incidente” la strage di Viareggio (per cui è indagato), attirò su di se le ire e l`indignazione di moltissime persone, rispondendo poi con la solita saccenza: “Vorrei rispondere in maniera serena e precisa: mi sono stancato di quelli che pigliano le parole dai discorsi. Mi si accusa di avere detto spiacevolissimo episodio e su questo viene dimostrata l`insensibilità verso la tragedia. Io la invito ad andare a prendere la relazione dell`interrogazione parlamentare dove c`erano tutti i senatori di tutte le componenti compresi i viareggini, alla fine di quella relazione io sono stato ringraziato. Non ho capito perché un mese dopo uno ha tirato fuori una frase da quella relazione e ne ha voluto fare il simulacro. Quando io ho preso in mano la dirigenza di Rete Ferroviaria Italiana, gli incidenti delle Ferrovie dello Stato erano venti volte di più di quanti più c`è ne è oggi. Oggi siamo in sicurezza leader a livello europeo e mondiale. Credo che sia stato fatto un percorso positivo. Spiacevolissimo episodio era riferito ad una domanda fatta da un senatore, che mi disse: `Prescindendo dall`incidente di Viareggio, la sicurezza delle Ferrovie, come va?` E io risposi che prescindendo da quello spiacevolissimo episodio la sicurezza va bene”. Poteva bastare un “Mi dispiace. Sono stato frainteso.”

E` notizia del 16 dicembre 2010 che i vertici di FS sono indagati per omicidio colposo per la strage di Viareggio dove morirono 38 persone. La notte del 29 giugno 2009, un treno deraglia e un`autocisterna piena di gas esplode. Dal sito del “Corriere della Sera”, sempre del 16 dicembre, leggiamo: “Secondo quanto ricostruito dai tecnici della procura, la responsabilità di quanto accadde quella terribile notte, sarebbe da attribuire alla Rete ferroviaria italiana (Rfi, società controllata dal gruppo Fs) che non avrebbe provveduto a rimuovere i picchetti che tracciano le curve, ritenuti pericolosi. L’amministratore delegato di Rfi è l’ingegner Michele Mario Elia dal 2006, anno in cui ha preso il posto dell’attuale amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti”. In pratica la cisterna si è aperta perché è caduta su un paletto. Altra questione: che ci faceva una cisterna piena di gas in mezzo ad una città di 64000 abitanti?

La questione della sicurezza non è secondaria. Chi lavora o ha lavorato in ferrovia, da anni ripete che ci sono problemi gravissimi e che le spese di manutenzione sono state praticamente azzerate in nome del bilancio. Nel 2008, con il documentario “Fratelli di TAV- Effetti collaterali del treno ad alta velocità”, raccolsi la testimonianza di Sandro Targetti, ex ferroviere ed ex sindacalista, che spiegò (a me ed agli altri autori) che gli investimenti erano stati convogliati sull`alta velocità: “Forse un passeggero che viaggia su una linea secondaria non ha il medesimo diritto alla sicurezza di chi viaggia sulla Firenze-Bologna? Se i soldi si spendono per le grandi opere e per i grandi interessi che ci stanno dietro non si spendono per comprare i locomotori, per comprare le vetture e per mettere i sistemi di sicurezza su tutte le linee, anche quelle più periferiche”. 

Diritto al trasporto ed emigranti

Moretti è, probabilmente, solo un pezzo dell`ingranaggio. Se non esiste una seria politica dei trasporti in Italia, il problema non può essere solo l`amministratore delegato. Gli hanno consegnato un colosso di Stato, dicendogli di trasformarlo in una azienda sul modello privato ed è quello che sta facendo, disinteressandosi del diritto al trasporto in un paese di emigranti e pendolari. Uno dei servizi da garantire a ogni costo.

Nei periodi di festa e nei week end, ci sono masse di lavoratori e studenti che cercano di prendere un mezzo di trasporto per tornare a casa anche per pochi giorni. Sempre per “Fratelli di TAV”, ho intervistato i minatori di Pagliarelle (in provincia di Crotone) che, in più di cento, hanno contribuito in maniera decisiva alla costruzione della tratta Firenze-Bologna dell`alta velocità. Contributo che è costato la vita al loro compaesano Pasqualino Costanzo che aveva 22 anni.

A Pagliarelle non c`è una stazione, le strade per arrivare in paese sono così strette che in alcuni tratti non ci passano due auto in senso contrario. Queste persone mi dicevano che per tornare a casa fanno dei turni massacranti per avere un giorno da passare con i propri figli e spesso prendono il treno perché l`aereo costa troppo. Il minatore Pietro Mirabelli, morto il 22 settembre in Svizzera a più di 1000 km da casa, mentre lavorava in una maledetta galleria diceva che “i turni di lavoro sono quelli che abbiamo contestato di più. Perché non si può lavorare anche al sabato e alla domenica a ciclo continuo. Con i turni di sei giorni di lavoro e uno di riposo, sei giorni di lavoro e due di riposo e sei giorni di lavoro e tre di riposo. E’ un fatto che se si fanno turni di lavoro molto lunghi, l’attenzione si abbassa: più ore lavori di fila e più c’è il rischio incidenti. Infatti abbiamo avuti molti infortuni. Siamo l’unica categoria che non ha la pausa pranzo. Ti fai otto ore filate. Se hai l’attimo che ti puoi riposare è bene, altrimenti lavori tutto il tempo”.  Il problema era che molti minatori preferivano questo tipo di turni perché con tre giorni di riposo potevi stare a casa qualche ora in più. Una delle storia più commoventi che ci hanno raccontato era quella di un lavoratore che aveva un figlio piccolo: visto che il genitore stava fuori per lunghi periodi, il bambino si dimenticava della sua faccia e della sua voce.

A queste persone, indirettamente, Moretti ha risposto in un’intervista rilasciata ad Alberto Statera per  Repubblica TV nel 2008: è impensabile che uno prende un treno e si fa dieci ore di viaggio. Prenda l`aereo. L`aereoporto più vicino a Pagliarelle è quello di Lamezia Terme, a circa due ore e mezza di macchina. 

Tagliamo tutto

“Ci sono 154 treni a lunga percorrenza in perdita che fra sei mesi io non farò più. Avverto per tempo chi deve trovare soluzioni. Non spetta a me trovarne, io devo ragionare come un`impresa sul mercato e faccio i servizi solo se me li pagano”, dice Moretti a Giorgio Santilli sul Sole 24 Ore. E dove trova i soldi per andare a comprare in Germania? “Che treni sono quei 154 che vuole sopprimere?”. “Servizi sugli assi che non hanno abbastanza traffico: tirrenico, adriatico, trasversali. Dove non ci sono grandi città, non c`è domanda sufficiente. La ferrovia deve crescere molto nelle aree in cui c`è concentrazione e chiudere dove questa concentrazione non c`è. Questo è l`adattamento del modello di business che proponiamo con il nuovo piano industriale. In realtà, è un ulteriore passo su una strada che abbiamo già preso”.

In pratica tutta la linea verrà smantellata tranne quella in prossimità delle grandi città. In sostanza, il Sud verrà completamente isolato dal resto d`Italia. Ma chi l`ha deciso? S`è discusso in sede pubblica di queste cose? Il ministro dei trasporto, Matteoli e il suo viceministro Castelli che ne pensano? Invece di continuare a buttare soldi nelle società che dovrebbero costruire il famigerato Ponte sullo Stretto, non potrebbero occuparsi di questi problemi?

 Non sono stato io

Moretti dà sempre la colpa ad altri se c`è un problema nelle ferrovie. Per la questioni dei pendolari, ad esempio, una volta sono i soldi che non ci sono, una volta è colpa delle regioni. Per la pulizia? La colpa era di chi forniva il servizio e così via. Questi due problemi non sono ancora stati risolti e, sempre, nell`intervista rilasciata ad Alberto Statera, Moretti dà la colpa al fatto che “siamo il paese dei TAR”. Tutto questo non lo trasforma in un buon amministratore: è facile far quadrare il bilancio tagliando treni e tratte, aumentando i prezzi dei biglietti circa del 30% in due anni, più l`aumento camuffato della prenotazione obbligatoria.

“Non è colpa nostra”, “non ci risulta che il treno abbia fatto ritardo”, “c`è stata una frana all`altezza di Poggibonsi”. Avere un rimborso da FS è più difficile che strappare un “ho sbagliato” a Moretti. Sarà una direttiva aziendale.

In qualche caso soldi si trovano sempre

Non ci sono soldi per i regionali, non ci sono soldi per tratte tirreniche, joniche, per i pendolari, per i treni a lunga percorrenza e, a quanto pare neanche per la sicurezza e la manutenzione, ma un po` di spicci per fare causa a qualcuno si trovano sempre.

Ad esempio, per Dante De Angelis, il ferroviere che ha denunciato che i treni Eurostar si spezzavano in due fuori dalla stazione di Milano e che `manutenzione` è una parola scomparsa dai vocabolari dei dirigenti del gruppo FS. De Angelis è stato licenziato in tronco (per poi essere reintergrato dai giudici) perché, evidentemente, non si può parlare male di FS, nonostante avesse fatto presente da mesi (come altri suoi colleghi) la situazione del parco macchine del gruppo ferroviario.

Anch`io – nel mio piccolo – ho ricevuto varie lettere da uno studio legale, perché in “Fratelli di TAV” c`è una tabella con i costi relativi alla costruzione dell`alta velocità. Secondo FS, i costi erano di circa 14 miliardi di euro. Io e gli altri autori del documentario interpellammo la Nuova Quasco, che si occupa, in generale, di qualità del costruire, ma fa stime di spese per aziende. Intervistammo presidente della società dell`epoca (2006/2007), l`ing. Ivan Cicconi, che ci disse che la sua stima dei costi era di circa 85 miliardi di euro (badate bene: euro, non lire). Dopo un lungo scambio epistolare e, constatato che non avevamo preso i dati dal primo che capitava, le lettere sono terminate. La cosa strana è che in una delle lettere che era arrivata c`era la nuova stima dei costi per la costruzione della linea AV. Secondo FS, che è di circa 48 miliardi di euro. Alla faccia delle varianti in corso d`opera.

Ultimamente l`autore di Fuori Orario, Claudio Gatti, e la casa editrice Chiarelettere sono stati querelati per aver calunniato il gruppo FS, almeno secondo il gruppo stesso. Il libro, che viene considerato una bibbia da tutti i comitati di pendolari italiani, è una summa delle inefficienze del gruppo ferroviario italiano e dell`incompetenza del suo gruppo dirigente. Ad esempio, una delle informazioni che viene data nel libro è che ci sono stati, nel 2008, circa 1754 Eurostar sono arrivati in ritardo. FS, al solito, respinge le accuse e chiama i suoi avvocati.

Vi posso assicurare che in ogni proiezione di “Fratelli di TAV”, quando si arriva a parlare delle questioni legali, la maggioranza degli spettatori si arrabbia molto e quasi sempre dice: “Ma spendessero i soldi per rinnovare linee e treni!”.

 

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