A un anno dalla rivolta la svolta repressiva

Rosarno, la polizia arresta i `clandestini`

Redazione terrelibere.org
  I migranti muoiono di polmonite, le istituzioni sono assenti e la polizia arresta i "clandestini", denuncia l`Osservatorio Migranti. Il due dicembre l`ennesimo sgombero: un arresto e sei espulsioni. La risposta dello Stato è repressione e stanziamenti inutili. Due milioni di euro per il Pon sicurezza, per l`integrazione e la formazione. Neanche un centesimo per l`accoglienza.
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ROSARNO – Dieci africani, in prevalenza ghanesi e nigeriani sono stati sgomberati e identificati dalla polizia. Abitavano in un tugurio in pieno centro abitato. E’ accaduto la mattina del 2 dicembre. Uno di loro è stato arrestato per inottemperanza di precedenti espulsioni, tre sono stati rilasciati perché in regola con il permesso di soggiorno e gli altri sei, irregolari, sono stati espulsi, cioè gli è stato dato il foglio di via. Che fine farà il ragazzo arrestato solo per non avere in tasca i documenti?

La riposta repressiva di Rosarno è coerente con le politiche statali sul lavoro stagionale migrante. Già a Palazzo San Gervasio a settembre, per la campagna di raccolta del pomodoro tardivo, era stata chiara la stategia: chiuso il centro di accoglienza, sgomberato ogni assembramento, migranti invisibili e costretti a nascondersi.

“Dopo i fatti di gennaio dell`anno scorso e la deportazione di 2500 immigrati, abbiamo assistito ad una stucchevole processione da parte di parlamentari nazionali ed europei, commissioni Schengen, segretari di partito e consoli americani”, denuncia l’Osservatorio Migranti Africalabria.org. “Tutti avevamo chiesto a gran voce una sistemazione dignitosa per i migranti, anche quelli che dopo i disordini ne avevano preteso la cacciata. […] Ci si sarebbe aspettato un minimo di intervento in direzione dell’accoglienza e invece? Invece abbiamo visto solo repressione! Ghetti, grandi fabbriche e casolari abbandonati interdetti e arresti a casaccio!”.

Dieci mesi fa “accompagnavamo alcuni dei ragazzi feriti dopo gli scontri ad incontrare il Presidente della Repubblica in visita a Reggio Calabria, mentre li baciava ad uno ad uno e, in un perfetto inglese, diceva loro ‘dobbiamo fare di più per gli immigrati’”, denucia Giuseppe Pugliese dell’Osservatorio.

Gli africani sono tornati a Rosarno, ma in numero ridotto rispetto all’emergenza umanitaria di un anno fa e con la difficoltà di trovare lavoro, sostituiti dai braccianti bulgari, riferisce l’agenzia Redattore Sociale. Secondo le stime dell’Osservatorio, che ha contatti quotidiani con le baracche e i ricoveri di fortuna in cui vivono i braccianti, sono circa 700 gli africani presenti nella Piana di Gioia Tauro oggi, contro i 2500 dell’anno scorso. Sono aumentati invece i cittadini dell`est Europa, fonti del comune parlano di 50 autobus arrivati dalla Bulgaria.

“C`era forse qualcuno che pensava che non ne sarebbero ritornati?”, ribadiscono i volontari. “Tutti sapevamo ma, a parte l`interessante mediazione della parrocchia di Drosi con i proprietari di immobili per l’affitto di case a prezzi equi (una goccia in mezzo al mare), nel resto della Piana, gli africani sono abbandonati a loro stessi e o s’affittano un posto letto nelle poche case o garage disponibili o si sistemano alla meno peggio da qualche parte”.

“Sarebbe stato fantascientifico immaginare una programmazione da parte delle istituzioni?”, chiedono i giovani dell’Osservatorio. Eppure nella Piana sono arrivati e arriveranno fiumi di soldi. Teoricamente per i migranti, nei fatti per gli italiani. Il Pon Sicurezza, come denunciato da mesi da terrelibere.org, farà piovere sulla città della Piana due milioni di euro per un `centro di formazione` per gli immigrati. Previsti spazi per bambini (ma gli africani non vengono con le famiglie), formazione professionale, sportelli. I lavori non sono neppure iniziati. L’accoglienza è un’emergenza da almeno vent`anni. Integrazione e sicurezza rimangono le parole d’ordine del ministero di Maroni. “Tutti bravi a vendere fumo, a parlare di progetti, di corsi di formazione per gli immigrati, a suon di milioni di euro, a presentare mozioni e interpellanze, a finanziare, a suon di centinaia di migliaia di euro, progetti per i migranti di cui i migranti non sanno nulla”.

Solo pochi giorni fa moriva Marcus, cittadino del Gambia, che viveva in una catapecchia semi-diroccata in mezzo alla campagna senza acqua nè luce nè gas, deceduto per le conseguenze di una polmonite bilaterale. Ancora commozione. E chiacchiere a vuoto.

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