Calabria

La `ndrangheta su YouTube. Migliaia di visite e regole di sangue

Raffaella Cosentino
  Su YouTube la “colonna sonora” della ‘ndrangheta. Centinaia di migliaia le visite. I Cd con i canti che inneggiano a faide, lupare e vendette contro gli “infami” trovano nuova diffusione con i video online e con l’acquisto via internet anche da Mondadori. Nei video gallerie fotografiche dei boss e regole della mafia. E poi arresti, armi e latitanti. Tra i commenti degli utenti minacce e messaggi: “Io sono a vostra disposizione”
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Dai Cd dei canti di mafia acquistabili su ‘Mondadori Shop’ ai video su YouTube, così internet diffonde le canzoni che inneggiano alla ‘ndrangheta. Sono decine i video sul tema e alcuni sfiorano i 200 mila contatti, come “Ndrangheta – Italian Mafia- La musica della Mafia”, mentre “All’amici carcerati” di Angelo Macrì è stata ascoltata quasi 150 mila volte. Si può stilare una hit parade di canti mafiosi, molto seguiti se si considera che sono quasi tutti in dialetto calabrese. Oltre 85 mila visualizzazioni per “U tranellu”, cantata da Nadia Siclari, il cui testo chiama alla vendetta delle donne di mafia in una faida. “Voglio la mia vendetta e me la dovete dare, non c’è nessuno al mondo che me la possa negare”, dice una donna a metà tra rabbia e struggimento perchè le hanno ammazzato il marito in un agguato mentre lei era incinta. Nel video, accanto a fotografie  turistiche della Calabria e a cartine  geografiche della regione, ci sono fotogrammi tratti dal film “Il Padrino”, immagini di funerali, del ballo della tarantella, di donne anziane vestite a lutto e di uomini in carcere.


“La globalizzazione delle cattive idee” (Rubbettino Edizioni) è il nome dato da Francesca Viscone, giornalista e scrittrice calabrese, all’operazione commerciale che ha trasformato una musica marginale, quella ‘da bancarella’ dei mercatini calabresi in un fenomeno da villaggio globale. Viscone analizzava la trilogia ‘La Musica della Mafia” molto venduta in Germania, con il risultato di associare la mafia alla cultura tradizionale del sud. Ma anche in Italia c’è un business dei Cd di ‘ndrangheta, che vede alcuni cantanti in pole position. L’intera produzione musicale di  un certo Angelo Furfaro, con l’etichetta Elca Sound di Reggio Calabria, è acquistabile online per 7 euro e 99 a cd  da “Mondadori Shop”. Il repertorio di Furfaro, che non Macrì figura nella sezione ‘folklore calabrese’ della casa discografica reggina, presenta titoli significativi. Il suo “Stanotti cantau la lupara”,  su YouTube arriva a quasi 50 mila visite. Nei commenti al video, un ragazzo di Cinquefrondi (Rc) gli fa i complimenti per la bella canzone. In “Pensieri di un latitante”, il protagonista del pezzo musicale desidera un “mondo senza più carabinieri”, ricorda gli amici di ognuna delle città della Piana e saluta “la ‘ndrina, gli ‘ndranghetisti,  i contabili e gli sgarristi, i picciotti e i capobastoni, il paese di Rosarno, fiore all’occhiello, di tutti i paesi il più malandrino”. 
“U ricercatu”, cantata sempre da Furfaro, è una riedizione in calabrese di un guardia e ladri che vede un latitante opporsi a un brigadiere  che setaccia con i cani i casolari dell’Aspromonte. Il latitante preferisce la morte nelle montagne alla resa e il testo della canzone descrive un brigadiere che pensa solo alle medaglie e vuole la promozione per ‘ubriacarsi’ con i suoi uomini. Sul canale video di Libero.it, c’è postato un video musicale di Furfaro “I Tre cavalieri”, in cui si canta la morte per gli ‘infami’ che tradiscono l’onorata società. Seguono commenti entusiastici di alcuni utenti. Un anonimo scrive: “Grande canzone per veri uomini, dovrebbe essere cosi. Grande Angelo”. L’intero repertorio con oltre 20 video, si può trovare anche sul canale YouTube “RosarnoCanzoni”,  creato da qualcuno ad aprile 2010 poco prima che l’operazione “All Inside” contro la cosca Pesce portasse al sequestro a Rosarno di Radio Olimpia, un’emittente privata usata per mandare messaggi in codice ai membri della ‘ndrina in carcere.

Regole di sangue

Su YouTube i canti di ‘ndrangheta vengono associati a immagini per creare video che trasmettono messaggi ambigui. Il video “La ‘ndrangheta in tutta la Calabria” inizia con lo stemma della regione Calabria, prosegue con una foto dei poliziotti con dietro il cartello stradale “San Luca”. L’immagine è tratta da un articolo di Repubblica sull’arresto del vecchio boss Antonio Pelle (detto ‘Gambazza’ e oggi defunto) capo dell’omonimo clan di San Luca, coinvolto con gli avversari Nirta-Strangio nella faida che portò alla strage di Duisburg. Mentre passano questi fotogrammi, la canzone di sottofondo “Genti di rispettu” (gente di rispetto, ndr)  dice in calabrese: “cadono purtroppo i migliori amici e voi gente di rispetto cosa fate? Scendete dalle montagne e non dormite”.

Segue un’immagine della Madonna della Montagna di Polsi e subito dopo quella di  Giovanni Strangio, l’uomo accusato di essere l’autore della strage di Duisburg. La musica in sottofondo inneggia ai codici della ‘ndrangheta. “Fate tornare il rispetto che ci insegnarono i saggi, vecchi, antichi che per trent’anni sottoterra hanno dato le leggi e gli scritti”, dice il testo con un riferimento alla leggenda dei tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso sull’isola di Favignana. Scorrono sequenze di arresti di boss, cartine geografiche dell’intera Calabria e delle sue province con immagini che ricordano gli interessi dei clan: un cartello dell’ “A3 autostrada dei boss” e il porto di Gioia Tauro. Seguono fotografie con fucili, kalashnikov, proiettili, sequestri di armi, di soldi e di droga, bunker di latitanti scovati da carabinieri e poliziotti in divisa o a volto coperto.
Nel video c’è inoltre un’intera galleria fotografica di superboss presa da internet. Dal latitante Antonio Pelle, arrestato in un bunker ad Ardore, nella Locride, a Pasquale Condello, Gioacchino Piromalli, Antonino Tripodi, Giuseppe Coluccio e anche defunti come Domenico Libri di Reggio Calabria e perfino Don Mommo Piromalli, lo storico capobastone di Gioia Tauro, morto nel 1979.  Associando il testo della canzone alle immagini, viene un invito a questi cosiddetti “uomini di pace” a fare valere ‘ i codici antichi’ e porre fine ai ‘bollettini di guerra, facendo che ognuno rientri nei suoi ranghi”. Il video si conclude con un altro canto di malavita “Addiu ‘Ndrangheta” e con un’immagine fissa in cui sono elencate in inglese le regole della mafia: il silenzio, anche se minacciati di tortura o di morte, l’obbedienza assoluta al boss, la mutua assistenza, la vendetta perché ‘l’attacco a uno è l’attacco a tutti’.
I commenti degli utenti sono diversificati. Accanto a chi parla di ‘disinformazione’ e della ‘ndrangheta come di una piaga, c’è anche chi lascia messaggi a favore delle consorterie, spesso scritti in dialetto calabrese o sgrammaticati.  Un Utente scrive: “La ndrangheta non è pericolosa ma la dovete rispettare, grazie a loro la calabria va avanti e io so di ki parlo, vi ringrazio viva la calabria vi rispetto, io sugnu a vostra disposizione”.  Lo stesso utente firma un commento su un video YouTube della trasmissione Malpelo di Alessandro Sortino sulla ‘ndrangheta nel porto di Gioia Tauro e scrive in dialetto calabrese che se il giornalista continua a non farsi i fatti suoi “un giorno si troverà con la testa aperta e la bocca chiusa”.  Altri mandano “saluti da rosarno a tutti gli amici calabresi, ma non agli infami e ai tragediatori”, termini con cui vengono definiti i collaboratori di giustizia e i testimoni che parlano.

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