“Forse non vedremo mai nemmeno un pilastro ma il grande imbroglio e` il sistema Ponte”. Come a dire che “con il mestiere di progettista del Ponte sullo Stretto si lavora sempre”. Sono parole del prof. Alberto Ziparo, urbanista dell`Università di Firenze, che riassumono il punto di vista della rete No Ponte.
Un movimento che sullo Stretto continua a mobilitare migliaia di persone, come i circa quattromila partecipanti alla manifestazione di Capo Peloro di sabato scorso. Cantieri, trivelle, monitoraggi e carotaggi per arrivare a un progetto definitivo in cui sono già stati spesi milioni di euro, mentre vengono tagliati i servizi e i finanziamenti per le altre infrastrutture.
Una storia vecchia. “Dal 1971 sono stati spesi oltre 420 milioni di euro per il progetto che è ancora di massima e non ha la fattibilita`” ha spiegato il professore in uno degli incontri a Torre Faro che hanno preceduto la manifestazione contro le trivelle. Ma il problema è molto sentito oggi a Messina, città in cui sono stati persi 4.000 posti di lavoro negli ultimi 12 mesi, mentre in tutta la Sicilia la crisi produrrà altri 30 mila disoccupati fino a fine anno (dati forniti da Filea Cgil)”.
Non è un bluff, il sistema ponte taglia i nostri soldi per operazioni inutili – continua il professore – è una propaganda che serve a coprire il massacro dei fondi per opere utili”. Taglio dei treni per la Sicilia, niente risanamento per le aree delle frane a Giampilieri e San Fratello, nessuna riqualificazione per l`area di Capo Peloro, dove dovrebbe sorgere uno dei pilastri del ponte e che potrebbe essere una delle zone paesaggistiche piu` belle del Mediterraneo, con il suo borgo di pescatori, i laghetti salati e la lingua di terra che affaccia direttamente sulla costa calabrese di Scilla.
Ziparo spiega con i numeri perche` il Ponte e` un`infrastruttura inutile. “Il traffico a lunga percorrenza dalla Sicilia, negli ultimi 30 anni si e` spostato sugli aerei, nel 2007 ci sono stati 14 milioni di passaggi sullo Stretto contro i 26 milioni del 1986 – afferma – nell`area rimane un traffico locale che ha bisogno di usare la barca come un autobus, non come la Metromare (il servizio di aliscafi partito in estate, ndr.) che ha alzato i prezzi e ha disatteso il bando che prevedeva un servizio 24h su 24”.
Da un giorno all`altro, denunciano i No Ponte sul loro blog (www.noponte.it), precisamente dal 1 luglio 2010 anche il costo del biglietto del traghetto Messina-Villa San Giovanni e` aumentato per la sola andata da 1.50 euro a 2.50 e per il viaggio di andata e ritorno da 2 euro a 5. Sul blog oltre al calendario delle iniziative ci sono anche le mappe con i cantieri già avviati e quelli previsti. Le trivelle ad azoto liquido sono all`opera per prelevare campioni di terreno utili alla stesura del progetto definitivo, che Impregilo ha assicurato sarà completato a novembre.
In caso di mancata costruzione del Ponte, lo Stato dovrà pagare alle aziende costruttrici il 5% dell`importo del contratto che e` di 5 miliardi di euro. “L`avvio dei cantieri a Villa e a Messina ha cambiato lo scenario – dice Luigi Sturniolo, curatore del volume “Ponte sullo Stretto e mucche da mungere” (edizioni Terrelibere.org) -. Se la costruzione reale del Ponte è molto lontana, va preso sul serio il fatto che questa è l`unica proposta fatta oggi per Messina – continua – il modello è l`autostrada Salerno – Reggio Calabria, andare avanti all`infinito per prendere le poche risorse residue delle casse pubbliche”.
Per questo i No Ponte si sono dati appuntamento per il 2 ottobre per un nuovo corteo in cui chiedere che i soldi del Ponte vengano usati per Giampilieri. Un movimento dal basso che non e` solo degli intellettuali. A battersi contro le trivelle sono stati anche gli abitanti dei condomini di Torre Faro che dovrebbero essere espropriati e rasi al suolo per impiantare il pilastro siciliano. Enza Loiacono è una di loro. “Abbiamo denunciato che il general contractor Eurolink non ha indicato i cantieri delle trivellazioni con i cartelli stradali dei lavori in corso, che le trivelle rimangono per un altro mese quando doveva essere una cosa breve, intasando la via principale del quartiere” racconta.
“Sono stati perfino contattati per telefono alcuni condomini per fare mettere le trivelle nei loro giardini, in cambio di 3000- 3500 euro a buco, ma noi non ci faremo espropriare le case e buttare fuori” . Se il Ponte è ancora un fantasma, il suo impatto sociale è già pesante. La proposta che arriva dal territorio è quella di usare i soldi per la riqualificazione ambientale dello Stretto e delle sue città.