Memoria. Le stragi italiane

Strage di Ustica. Lo scenario dei rifiuti nucleari

Anna Foti
  27 giugno 1980, DC9 compagnia aerea Itavia, volo IH870 Bologna-Palermo, 81 morti, 26 anni di inchiesta e polemiche, 2 sentenze. Una delle pagine più dolorose e oscure della storia. Nuovi scenari inquietanti emergono dall’inchiesta condotta a Reggio Calabria sui traffici di rifiuti tossici e nucleari
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La strage di Ustica. Una vicenda giudiziaria complessa, un vergognoso terribile complotto per la gestione di traffici nucleari o una inconfessabile battaglia aerea tra potenze straniere di cui i servizi segreti sapevano? Una fatale collisione, oppure una casuale tragedia, un drammatico incidente, un irrimediabile errore?

Poche le verità, dopo le smentite, i depistaggi, le bugie, i silenzi, le archiviazioni, i misteri, ad essere state accertate e ancora tante da svelare. Intanto la compagnia Itavia scompare dai cieli fin dal 1981. Licenza revocata. Trenta anni di misteri. Si cercano squarci di verità. Alcuni emergono proprio a Reggio Calabria quando si indaga sulle navi dei veleni e sui presunti traffici di scorie tossiche e nucleari tramite affondamenti dolosi che si intrecciano al filone lucano di inchiesta relativo al coinvolgimento del centro di monitoraggio ambientale Enea-Sogin della Trisaia di Rotondella in provincia di Matera in un’attività di vendita di tecnologie e materiali nucleari attraverso le ‘ndrine.

Anche a Potenza un’inchiesta condotta dal procuratore Nicola Maria Pace era dedicata al traffico illegale di plutonio e uranio ed era stata favorita dalle dichiarazioni di un pentito della ‘Ndrangheta che conosceva i luoghi esatti dell’interramento dei fusti radioattivi. Tanti gli scenari inquietanti, quindi, tra cui la morte di Ilaria Alpi, il porto nucleare di Eel Ma ‘Ann a nord di Mogadiscio in Somalia, la vendita di armi ad Iran e Iraq da parte dell’Italia ed anche la strage di Ustica. In particolare le trattative per la vendita di uranio da parte dello Stato Italiano a paesi arabi non sarebbero stati graditi ad Israele e Stati Uniti, divenendo così il centro di uno scontro internazionale per il blocco di questi stessi traffici.

Scontro che potrebbe essere culminato nella strage di Ustica laddove il DC9, secondo una della ipotesi, sarebbe stato carico di barre di uranio rubate e dirette in Libia sarebbe stato abbattuto dai servizi segreti israeliani. In tutto ciò, come ricostruito da Iatì e Baldessarro nel volume “Avvelenati”, il centro Enea di Rotondella avrebbe svolto la funzione di luogo di addestramento sulle tecnologie nucleari. Nonostante un incontro tra il procuratore Francesco Neri che seguì le indagini a Reggio Calabria e il collega romano Rosario Priore che seguì il filone relativo alla strage di Ustica, ad oggi nessun mistero è stato svelato. Comprenderne anche soltanto uno aiuterebbe a sbrogliare la matassa.

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