Circa 400 mila minorenni sono sfruttati nei luoghi di lavoro del nostro Paese. Una cifra che corrisponde al 9% di quei 4 milioni e mezzo di bambini tra i 7 e i 14 anni che riempiono l`universo del lavoro minorile italiano. E` quanto si evince dalla ricerca presentata oggi dall`Ires-Cgil. Gli autori dell`indagine sottolineano come siano sottostimate le recenti rilevazioni dell`Istat, che ha valutato il fenomeno dello sfruttamento di minori non oltre la soglia delle 144 mila unità. Sono molti di più, secondo l`Ires, appunto quasi 400 mila. E di questi il 17,5% (circa 70 mila bambini) lavora oltre 4 ore al giorno in modo continuativo, ma per 40 mila di loro il tempo sottratto allo studio e al gioco va anche oltre le otto ore quotidiane. La paga oscilla tra i 200 e i 500 euro.
Tra i 400 mila minori calcolati dalla Cgil sono inclusi i bambini figli di immigrati e i circa 30-35 mila minori non accompagnati entrati clandestinamente nel nostro paese. Oltre ai 70 mila bambini impiegati in lavori impegnativi, il 32% dei minori sfruttati, circa 130 mila, sono impiegati in lavori stagionali e il 50%, circa 200 mila, aiutano i genitori in quelli che l`Istat definisce “lavoretti”, retribuiti con “paghette”, e che la Cgil considera invece “lavori precoci” all`interno di un “contesto familiare povero”. Dei 70 mila minori impiegati in lavori continuativi il 57% lavora nel settore del commercio, il 20% nell`artigianato e l`11% nell`edilizia.
Si tratta di “un fenomeno che e` aumentato rispetto a dieci anni fa, quando la Cgil lo denuncio` per prima, e che e` destinato a diventare sempre piu` importante“, ha detto oggi il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, presentando l`indagine proprio alla vigilia dell`anniversario dell`uccisione del pachistano Iqbal Masih, il piccolo `sindacalista` dei bambini lavoratori.
Piu` nel dettaglio l`Ires-Cgil scava in tre grosse realta` metropolitane: Milano, Roma e Napoli, dove la popolazione minorile tra i 7 e i 14 anni e` pari a 846.640 unita` e i minori che lavorano sono 26 mila, il 3,7% fino a 13 anni e l`11,6% i 14enni.
Per la Cgil, i bambini che lavorano sono concentrati sia nel sud che nel nord-est. del Paese I settori piu` interessati dal fenomeno sono innanzitutto il commercio, ma anche l`artigianato e l`edilizia. Ma tanti sono anche i minori immigrati sfruttati nei diversi settori e che lavorano agli angoli delle strade.
Tre cause: povertà, lavoro irregolare, dispersione scolastica
Epifani ha spiegato che lo sfruttamento del lavoro minorile in Italia non è diminuito per tre motivi: la crescita della poverta` nelle aree di emarginazione; la crescita del lavoro clandestino malgrado le regolarizzazioni; la dispersione scolastica. l`Italia, infatti, e` al secondo posto in Europa, dopo la Gran Bretagna, per la piu` alta percentuale di minori che vive sotto le soglie della poverta`. Il 17% dei minori e` povero e al Sud la percentuale sale al 29%.
Inoltre, in base ai dati dell`Ires, si evince che “il lavoro minorile e` la punta dell`iceberg del sommerso” e che l`Italia ha il piu` alto tasso di sommerso in Europa, pari al 22% del pil e a 4 milioni di lavoratori, di cui il 10% e` composto di minori.
Infine la terza causa, l`aumento della dispersione e dell`abbandono scolastico. A questo proposito l`Ires ricorda che con la riforma Moratti chi non rispetta l`obbligo della frequenza scolastica dei figli non va piu` in carcere ma e` punito con una multa di 67 mila lire e che in Italia la percentuale dei giovani tra i 25 e i 34 anni forniti di diploma e` il 57%, contro l`85% della Germania, l`88% degli Usa e il 95% della Corea del Sud. Inoltre c`e` una stretta connessione tra la scarsa istruzione e i bassi redditi. In Italia infatti prosegue gli studi dopo l`obbligo solo il 45% dei figli di persone con nessun titolo e con redditi pari a circa 12 mila euro, mentre i figli dei laureati con reddito equivalente di 28 mila euro (pari a 50 mila euro di reddito complessivo) e` il 99,1%.