Il Parlamento di Bruxelles ha approvato a maggioranza una risoluzione presentata dal ‘Gruppo popolare europeo’, nella quale si afferma che “la liberazione di tutti i prigionieri politici” oltre che “l’avanzamento significativo della democrazia e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di base, costituiscono condizioni senza le quali non è indispensabile una eventuale modifica della posizione comune dell’Unione Europea rispetto a Cuba”.
I popolari e i liberali hanno votato a favore di questa risoluzione, esprimendo 376 voti contro i 281 dei gruppi parlamentari socialista, verde e comunista presenti nel Parlamento di Bruxelles. Con lo stesso documento, l’Assemblea comune dei Venticinque “condanna le detenzioni” dei cosiddetti ‘dissidenti’ in quanto “violano i più elementari diritti umani”. Dal voto è uscita sconfitta, invece, la risoluzione dei gruppi di sinistra rappresentati nell’Europarlamento, che chiedevano per Cuba “un trattamento uguale a quello di tutti gli altri Paesi del mondo dai quali si esige il rispetto dei diritti umani, il pluralismo politico e l’applicazione della democrazia”.
Il voto è giunto dopo una discussione molto accalorata, in particolare dopo l’episodio di alcune settimane fa, che ha visto espulsi da Cuba tre europarlamentari, tra i quali il deputato popolare spagnolo Jorge Moragas. Proprio Madrid, tuttavia, rappresenta l’avanguardia di coloro che vorrebbero rivedere le relazioni tra Cuba e l’Europa, riducendo le sanzioni e favorendo, in questo modo, nuove relazioni commerciali e condizioni di vita migliori per i cittadini, le vere vittime di oltre quarant’anni di embargo economico, in particolare statunitense.
Nel marzo 2003 un gruppo di 75 sedicenti ‘dissidenti politici’ è stato arrestato dall’Avana con l’accusa di cospirazione contro la rivoluzione cubana in favore degli Stati Uniti; i fermati, dopo un processo,sono stati condannati a dure pene detentive di varia durata. Una parte degli oppositori politici è stata rilasciata, negli ultimi mesi, in seguito alle pressioni internazionali e viste le loro cagionevoli condizioni di salute. Sono una cinquantina i condannati al momento ancora reclusi.