Reportage

Catania, la lenta agonia dell`Antico Corso

RosaMaria DiNatale
  Nel cuore del centro storico un pezzo di città che rivendica il diritto alla propria identità. L’Antico Corso è l’esempio di come un quartiere antico e orgoglioso della sua identità, faccia ancora fatica ad imporre i suoi diritti alle istituzioni locali. Speculazione, deportazione degli abitanti, progetti di riqualificazione mai conclusi. E da ultimo lo sgombero dell`Experia, unico centro di aggregazione sociale
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Cuore pulsante di una memoria tutta popolare, ricco di preziosi resti del passato, povero di servizi e spazi per i cittadini. L’Antico Corso è l’esempio di come un quartiere antico e orgoglioso della sua identità, faccia ancora fatica ad imporre i suoi diritti alle istituzioni locali. Sulla carta è uno dei tanti pezzi della prima municipalità, ma è un tipico esempio di come gli abitanti di una porzione di centro storico, ancora legati tra di loro da legami di sangue e di buon vicinato, mostri problematiche tutte sue, non facilmente assimilabili a quelle di altri quartieri.

Ad oggi conta circa 4.000 abitanti, contro i 10.000 degli anni Novanta, su 60.000 di tutta la circoscrizione. Non si tratta solo di curiosità statistiche. La “fuga” degli abitanti dell’Antico Corso- tutti lavoratori dipendenti, disoccupati, precari, o piccoli artigiani- è riconducibile ad un problema solo apparentemente fisiologico: una specie di diaspora causata dal caro prezzi delle case del quartiere che, anche se spesso fatiscenti e poco sicure, sono pur sempre una manna per i proprietari dopo l’allegra invasione della popolazione studentesca. Loro, i ragazzi fuorisede di Lettere, Lingue, Scienze della formazione e Giurisprudenza, ma anche di “pezzi” di Medicina e Scienze politiche, rappresentano sì una risorsa per tutti (ne sanno qualcosa le trattorie e le piccole botteghe della zona), ma anche un oggetto di forte speculazione sul fronte degli affitti. Di solito tutti, maledettamente, in nero. L’Antico Corso è anche il quartiere di ben tre ospedali (S. Bambino, V. Emanuele, Garibaldi), un ex ospedale oggi con alcuni ambulatori (S. Marta), un`autorimessa della Provincia, il deposito Amt, un liceo classico ed uno scientifico, il Genio Civile, parecchi sindacati, uffici comunali. Eppure per i bambini del quartiere mancano gli spazi e le strutture di aggregazione, fatta eccezione per il laboriosissimo centro sociale occupato “Experia” di via Plebiscito 782 che, piaccia o non piaccia, è diventato in diciassette anni di attività un punto di riferimento fondamentale.

Sono le mamme – le stesse che non possono contare su un consultorio o su centri sociali istituzionali- le vere garanti delle attività gratuite di doposcuola, di sport, di aggregazione e di cultura del centro dalle bandiere rosse. Ed ora che l’Experia è stato chiuso dalla magistratura, tutti i problemi di questo pezzo di città sovrastato dall’ imponente Monastero dei Benedettini balzano all’attenzione dell’opinione pubblica. Il quartiere Antico Corso implode di traffico automobilistico e implora pianificazione urbanistica. I piccoli artigiani chiedono attenzione così come la popolazione scolastica a rischio di perenne dispersione. Difficile riuscire in un ritratto completo. Più facile, forse, tentare di evidenziare almeno la punta dell’iceberg.

“Purità”, un cantiere fermo da dieci anni

Il cantiere della Purità, a cavallo tra la via Plebiscito e la via Bambino, è ancora un ricettacolo di immondizia e di pericolosi dirupi. Le ruspe sono ferme da dieci anni, e da almeno cinque non sono ufficialmente noti né i tempi, né le modalità di prosecuzione dei lavori bloccati dalla magistratura. La chiesa omonima dovrebbe trasformarsi in un superauditorium della facoltà di Giurisprudenza.

Cosa succederà nello spazio attiguo non è ancora chiaro. Ma, soprattutto, non è chiaro tra quanto riprenderanno i lavori. Ai bimbi che oggi giocano nell’attiguo cortile della scuola “Manzoni”, bastano due o tre salti per calpestare le erbacce e i rifiuti del cantiere, dal 2004 delimitato da una barriera che poco serve alla sicurezza effettiva dell’area. “Cosa sarebbe successo se invece di puntare sul progetto De Carlo, si fossero tirati fuori tutti i resti archeologici che probabilmente ci sono qui sotto?”, si chiede Luigi Marino, del Comitato Experia che fino a qualche settimana fa godeva di un ingresso a parte proprio dal cortile della scuola, oggi anch’esso chiuso da lucchetti e sigilli della magistratura. Marino indica quello che una volta era un terrapieno, poi spazio per i giochi estivi dell’Experia, ed oggi area sporca e sempre più a rischio.

“Più volte il quartiere ha chiesto che tutto questo venisse adibito a Parco archeologico. Invece- prosegue Marino- le ruspe si sono fermate quando i rimpalli di responsabilità sono divenuti insostenibili. E l’Antico Corso, al momento non possiede né i beni archeologici che attirerebbero molti turisti, né la bambinopoli dell’Experia, e neppure le tanto discusse aule di Giurisprudenza”. Il reclusorio della Purità è delimitato dalle vie S. Maddalena, Plebiscito, Bambino, Purità e Marziano, ed occupa una parte della collina di Montevergine. Nacque dalle iniziative filantropiche e di assistenza promosse dal clero alla fine del 700 e nel 1928 una parte del reclusorio che si estende lungo la via Plebiscito venne venduto, per essere restaurato e trasformato in casa del Balilla. La sua forma a “L” circoscrive un ampio spazio libero che in parte viene utilizzato dagli alunni della scuola media “Manzoni” che occupa parte dell’edificio nella parte sopra elevata del cortile. L’area custodisce resti delle mura normanne e di una torre di difesa, analoga a quelle di via Torre del Vescovo.

Nel 1995 l’amministrazione comunale insieme all’Università, inserì la chiesa della Purità tra le opere previste nell’ambito della misura 3 del progetto Urban, per realizzare un auditorium e locali annessi per attività ricreative – culturali in favore degli abitanti, “ma ovviamente a piena disposizione per l’attività didattica o quant’altro deciso dall’Università”. Il progetto Il progetto di “Recupero e riqualificazione del complesso della Purità” è costituito da un intervento di restauro della Chiesa della Purità o della Visitazione, da adibire ad auditorium per la facoltà di Giurisprudenza. Prevedeva inoltre le demolizioni di un certo numero di ruderi di edifici del Settecento per recuperare la volumetria che serve a realizzare due aule di 600 posti ciascuna e servizi per il funzionamento della struttura. Ma un parere della commissione comunale edilizia chiarì che non si potevano conteggiare i volumi, preesistenti al Prg stesso. Fin da subito il progetto assunse due percorsi che si scontrarono tra loro: il primo politico, poiché i tempi per usufruire dei finanziamenti dell’allora programma Urban erano stringenti, il secondo più tecnico, legato al rispetto delle norme e della correttezza dell’iter.

Una parte dei fondi, comunque, andò perduta. Il “no” dei cittadini Furono soprattutto i cittadini a non volerne sapere. Considerarono il progetto “inopportuno ed illegale”. Era “inopportuno per l’ennesimo carico urbano in un’area dove non esistono neanche i più elementari servizi per accogliere il flusso di mezzi e persone previsti dal progetto (due aule da 600 posti ciascuna), per i processi di speculazione edilizia innescati gia da tempo e causati dalla politica di espansione e concentrazione dell’Università (25.000 studenti), che si è tradotta per gli abitanti del quartiere in migliaia di sfratti e aumenti considerevoli dei canoni di affitto, per i gravi fenomeni di disgregazione sociale e ambientale che si traduce in dispersione dell’identica storica del quartiere e gravi fenomeni di inquinamento dovuto al caos automobilistico”. I cittadini, inoltre, puntarono il dito contro “l’uso improprio di come sono stati utilizzati ingenti finanziamenti pubblici europei”, e definirono il progetto illegale poiché “incompatibile con l’attuale (ma la nota è del 1999 ndr) destinazione urbanistica dell’area prevista dallo strumento di Prg” .

 Il Comune finì per sollecitare i lavori, sempre sulla base delle scadenze del progetto PIC – URBAN, e il cantiere venne aperto nel giugno del 2000. Ma la Sovrintendenza non se la sentì di escludere che le opere di scavo, fondazione e realizzazione non avessero incidenza sulle antiche strutture murarie della città o su altri reperti di carattere storico ed archeologico. L’Università a sua volta, si impegnò a procedere per gradi, in modo da accertarsi per tempo di eventuali conseguenze. I reperti, alla fine, vennero fuori davvero. Non è mai stato chiaro quanti e quali fossero; forse una necropoli o forse una vera e propria città sotterranea. Ma il Comune finì per bloccare i lavori in autotutela. Venne avviata anche un’inchiesta giudiziaria della magistratura in seguito alla denuncia di Legambiente e del “Comitato Antico corso”. Ad oggi non è cambiato granché.

Il comitato popolare – Così la gente lotta contro i disastri sociali

Sono trascorsi quasi dieci anni da quando il “Comitato popolare Antico Corso” si è costituito tra gli stessi abitanti del quartiere. Il nucleo organizzativo è di almeno trenta persone pronte a triplicarsi nei momenti di massima aggregazione, e si tratta di abitanti quotidianamente impegnati a fare da guardia ai diritti dei loro concittadini, a studiare problematiche e soluzioni, a vigilare sulle cose fatte o mai portate a termine dalle istituzioni locali, senza disdegnare i momenti di cultura e di festa. Il gruppo si formò nel 2000 al termine di un`assemblea di piazza in cui si discussero i gravi problemi del quartiere, si è subito proposto di delineare “i punti essenziali che dovranno ispirare la creazione di un Piano di recupero”. La mail del comitato è anticocorso@gmail.com

Alcune domande in attesa di risposte

Sono almeno cinque le domande a cui l’Università di Catania dovrebbe rispondere sul caso Purità. Il preside di Giurisprudenza Vincenzo Di Cataldo si è detto disponibile alle richieste del nostro giornale, ma si è definito “non aggiornato sui fatti”. Le domande sono state dunque girate all’Ufficio Tecnico, e in particolare al dirigente dell’ area della Progettazione dello sviluppo edilizio e della manutenzione dell’Università ingegnere Mario Cullurà, che però ha dovuto rimandare tutto al Magnifico Rettore Recca per motivi di opportunità. A ieri sera non è arrivata alcuna risposta. Dall’ufficio stampa dell’Ateneo ci sono state fornite rassicurazioni in merito alla possibilità che le domande trovino presto delle risposte.

Eccole: il preside di Giurisprudenza Di Cataldo aveva dichiarato alla stampa che l`auditorium della Purità poteva essere disponibile entro la fine del 2008. Come mai non è stato così?; quali sono i tempi previsti, realisticamente parlando?; come mai non c`è alcuna vigilanza al cantiere?; la messa in sicurezza del quartiere (le lastre) serve a proteggere l`area del quartiere, ma gli abitanti non al considerano sufficiente. Ne seguirà un`altra più consistente? Che progetto esiste in merito agli spazi adiacenti alla Chiesa della Purità? Saranno destinati a diventare le due mega aree del progetto De Carlo? 

Senza case e senza servizi sociali

Affitti a peso d’oro grazie agli studenti universitari ma per i residenti vivere qui non è facile. “Pago duecento euro per il mio posto letto. Contratto? Ma quando mai. Non ho firmato nulla”. Marco è uno studente di Lettere che non vuole dirci il suo cognome. Un po’ si vergogna di essere uno dei fuorisede che paga l’affitto in nero per risiedere nelle vicinanze della sua facoltà. Certo, risiedere all’Antico Corso è comodo.

“Non si devono prendere bus e dunque si evitano altre spese. E poi è un quartiere accogliente, c’è modo di pranzare con dieci euro”. Il fatto è che a causa del caro affitti all’Antico Corso la casa è diventata un diritto negato. Molte famiglie sono dovute andare via, e non è un caso se fino agli anni Novanta i residenti erano diecimila per poi scendere ai quattromila attuali. “Il diritto alla casa stato trasformato in una merce –continua Mannino – secondo cui il problema del caro affitti e quello della mancanza di strutture sociali si intrecciano inesorabilmente. Molti si sono dovuti spostare altrove, a Librino per esempio. Per garantire che gli abitanti possano continuare a vivere all`interno del proprio quartiere, noi del Comitato abbiamo stilato un piano di recupero “. Il piano del Comitato è valido ancora oggi come dieci anni fa. I cittadini chiedono un calmieraggio agli affitti, anche trovando un accordo con le categorie dei padroni di casa. Il “disumano aumento degli affitti” potrebbe essere bloccato dal Comune “con una politica di acquisizione di edifici da adibire a case ad affitti popolari, da destinare agli abitanti che, costretti ad abbandonare il privato, possano egualmente restare in quartiere.

Oppure con la conversione di edifici, attualmente con altra destinazione d`uso, a case dello studente, in modo da bloccare la speculazione fatta a loro danno, e ridurre la domanda di case da parte loro, riducendo così il valore di mercato di un`abitazione da affittare ad universitari (meno domanda, meno mercato, meno speculazioni, meno sfratti a famiglie originarie)”. Insomma, “serve una politica di incentivazione alla ristrutturazione delle case di piccoli proprietari residenti, spesso costretti ad abbandonare perché impossibilitati a sistemare le proprie abitazioni. Tale politica permetterebbe di ridurre l`attuale altissimo livello di rischio sismico della zona, data la condizione di molti edifici all`atto. Inoltre riporterebbe il quartiere alla sua originaria morfologia urbanistica”.

Ma il presidente della prima circoscrizione Carmelo Coppolino parla di “inevitabile corso del mercato”, e ci tiene a sottolineare che l’Università è diventato un elemento di ricchezza per il quartiere, un’opportunità vera. “Pensi solo ai Benedettini- dice- e a come è stato rimesso in sesto grazie all’Ateneo”. E i servizi sociali? Su quello non c’è nulla da ribattere. Coppolino sa che l’Antico Corso non può contare su strutture, anche comunali, adeguate. “Questo quartiere rispecchia il bianco e il nero di Catania, i suoi contrasti. I servizi sociali e gli spazi per i giovanissimi, servono eccome. Eppure il centro sociale di via Plebiscito, all’altezza dell’ospedale Vittorio Emanuele è stato chiuso perché era in affitto. Ed è in affitto, in attesa di sfratto, l’asilo nido di via Tomaselli. I servizi sociali? Hanno spostato tutto prima in via suor Cantalupo e poi trasferire tutto in via Zurria. Stanno, insomma, riducendo e centralizzando allo stesso tempo. Sbagliato. E gli assistenti sociali sono solo 23 in tutta la municipalità”. Il consiglio di quartiere sta però valutando la possibilità di un’apertura di un consultorio, ma gestito dall’Asl. Ci si aggrappa a quel che c’è. E adesso anche i politici lo sanno.

Storia di Salvo, costretto a “scappare” dal suo rione

 Salvatore D’Aquino ha 29 anni, vanta un passato da monello al doposcuola dell’Experia e nelle aule della “Manzoni”, e oggi lavora nel suo autolavaggio di via San Vito 3. Lui è uno degli “sradicati” dal quartiere. D’Aquino è stato costretto ad andarsene già al momento del suo matrimonio, nonostante lui, suo padre e il padre di suo padre, abbiano sempre abitato all’Antico Corso. “Mi sarebbe piaciuto rimanere nel mio quartiere e invece abito in via Nuovalucello, e mi tocca fare il pendolare- racconta- Per una casa mi hanno chiesto qualcosa come 180 mila euro; per un appartamento che sino a qualche anno prima ne valeva 40 mila”. La speculazione si fa sentire, ma Salvatore continua a lavorare nel suo quartiere. “Almeno questo”, dice. “Lo sa cosa penso? Che tra qualche anno qui attorno ci saranno solo appartamenti per universitari e basta. C’è gente che gira col Mercedes. Sono quelli che si sono arricchiti con il caro affitti. Credo che il peggio debba ancora venire”.

Il Comune: “L’Antico Corso godrà di un occhio di riguardo”

“Certo che l’Antico Corso godrà di un occhio di riguardo nell’ambito dell’Urbanistica. E’ solo questione di tempo. Il sindaco Stancanelli ha detto che a breve si andrà in consiglio per il Piano regolatore ”. Luigi Arcidiacono, assessore comunale all’Urbanistica, questo quartiere lo conosce bene. Se non altro perché ai tempi della sua presidenza alla facoltà di Giurisprudenza ha dovuto fare i conti con il caso Purità e con tutte le complicazioni conseguenti. Oggi, invece, il suo compito è quello di guardare all’Antico corso sotto un’altra ottica. Quella di un’area dove centinaia di cittadini chiedono che venga interrotta la pratica della gestione del territorio senza programmazione, e che quest’ultima diventi invece uno strumento di pianificazione urbanistica. “Sì, i confronti con i cittadini del quartiere su questi temi ci saranno, eccome”, assicura Arcidiacono, che però sceglie di fermarsi alle dichiarazioni di massima del sindaco. “Non posso anticipare nulla”, aggiunge, “ma la nostra attenzione non si limiterà solo alle emergenze. Stiamo raccogliendo dati. Le problematiche del luogo le ho ben presenti”. E lo stop al cantiere della Purità? “Ha avuto l’effetto di portare a galla cose molto interessanti. Ma di certo, non si possono lasciare le cose così, in balìa del tempo, e delle incertezze atmosferiche”.

La Chiesa dell’Idria e il vecchio S. Bambino “Solo transenne e tubi, un pericolo per i bimbi”

Che una volta lì dentro ci fosse una chiesa è difficile crederlo. Il “complesso monumentale”, come lo chiamano gli addetti ai lavori, della chiesetta dell’Idria, tra le via Mascali e del Piano, appare come una piccola costruzione in assoluta rovina. Il ponteggio metallico che lo ingabbia (posto dalla Soprintendenza nel ’94, anche a seguito dei danni causati dal terremoto del 1990), e che dovrebbe assicurare l’incolumità dei passanti, è arrugginito e precario. Un enorme cespuglio campeggia sul tetto della chiesa, con tanto di “cascata” rampicante, e all’interno qualcuno ci getta spazzatura, fili di rame rubati, di tutto. Il “complesso monumentale” appartiene alla Curia, che è stata più volte diffidata dal Comune. Perché non si procede alla messa in sicurezza definitiva? E’in corso un contenzioso tra due ditte. Così anche questa struttura del quartiere rimane vuota e abbandonata a sé stessa. Il consigliere comunale Puccio La Rosa, di An, è uno di quelli che ha tentato più volte di portare all’attenzione delle istituzioni il caso. Lo ha fatto negli anni scorsi, e lo ha rifatto ieri mattina, con un’interrogazione dove segnala al sindaco Stancanelli e a metà della sua giunta, che il cantiere “realizzato anni fa attorno alla struttura per i necessari lavori di consolidamento strutturali risulta abbandonato, da oltre 14 anni, e costituisce fonte di pericolo. E’ fonte di degrado – segnala ancora una volta il consigliere comunale, che già nel 2003, dai tempi del suo impegno per il consiglio di quartiere, aveva indirizzato altre analoghe interrogazioni alle giunte che si sono succedute- per essere ricettacolo d’immondizie d’ogni genere, per l’intero rione Antico Corso. Il ponteggio metallico costituisce un’evidente fonte di pericolo per la presenza di lamiere e materiali di edilizia lasciati sul posto senza alcun controllo”. La Rosa segnala persino che il cantiere “ha costituito motivo d’incidente ai danni di diversi bambini”.

C`è poi un`altra struttura pericolante, proprio a fianco del centro Experia, e cioè l`edificio del vecchio ospedale “Bambino” , lacerato a tal punto da fare temere anche per i passanti che transitano tra la via Bambino e la via Plebiscito. Pure in quel caso la messa in sicurezza non promette nulla di buono e la “ferita” sul muro è evidente ad occhio nudo. Le travi metalliche che puntellano uno dei muri esterni favoriscono persino l`accumulo dei rifiuti.

Il “Bastione degli infetti” eterno rudere. “Ad ogni elezione qualcuno lo riapre”

I turisti arrivano sino a qui, in via Torre del vescovo a due passi dall’omonima torre per ammirare il Bastione degli infetti, che ospitò i malati di peste. Trovano però un cancello sprangato.

Se poi la loro curiosità fosse talmente forte da imitare i ragazzini del quartiere scavalcando i muri laterali, allora troverebbero pure il resto: una distesa di erbaccia altissima, una pavimentazione i cui dislivelli sono quasi impossibile da distinguere, con il rischio più che reale di rompersi il collo. Il bastione degli infetti è un reperto archeologico citato nelle guide turistiche. I resti paiono risalire al sedicesimo secolo, ma costruiti su una base più antica (13°/14° secolo). Il principe Paternò Biscari credeva che il tutto fosse stato edificato su resti romani; un’ipotesi, questa, che avvalorerebbe ulteriormente il sito. “E’ stato inaugurato più volte. Ad ogni campagna elettorale i candidati sono venuti qui a promettere la riapertura. Ma non è mai successo nulla”, hanno denunciato i ragazzi dell’Experia, nei giorni scorsi, durante l’occupazione simbolica del bastione.

C’è di più. Il bastione è tristemente noto per avere nei fatti occultato per anni un macello clandestino, noto anche agli studenti dell’adiacente liceo classico “Spedalieri”, le cui lezioni, fino a tutti gli anni Ottanta, venivano spesso intervallate dai nitriti dei poveri cavalli scannati. L’architetto Giuseppe Lanza, volto noto nel quartiere, abita proprio davanti il bastione. “Nessun soprintendente ha preso in seria considerazione questo sito, che nel suo genere a Catania è assolutamente unico. Questa via viene considerata “passeggiata archeologica” al catasto. Ma la verità è possibile appurarla recandosi qui e guardando con i propri occhi il degrado di questo spazio”.

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