Ieri mattina il centro sociale Experia è stato nuovamente blindato. E i ragazzi del Comitato hanno già risposto alle forse dell’ordine ed alla magistratura con un annuncio pubblico: “Ce lo riprenderemo sabato mattina. E stavolta lo faremo alla luce del sole”.
Prende una piega inaspettata il caso del centro sociale di via Plebiscito che appena venerdì notte era stato nuovamente occupato dai ragazzi che per diciassette anni lo hanno gestito (in cinquecento hanno persino festeggiato nei locali che erano stati chiuso il 30 ottobre scorso dalla polizia) per poi essere ancora sigillato la mattina successiva con tanto di manifesto di sequestro, e infine, ieri mattina, a mezzogiorno, blindato con una lastra.
Il braccio di ferro, dunque non si ferma. E ieri, durante la chiusura del portone rosso, era presente anche il soprintendente Gesualdo Campo ed una decina di ragazzi del centro, oltre ad un gruppo di tecnici e di agenti della Digos. Delusi i ragazzi, ferma la posizione del Sovrintendente, che continua a difendere la tesi secondo cui il centro va rimesso in sicurezza ad ogni costo. I giovani del centro sociale, affiancati da molti ragazzi del quartiere, hanno organizzato per la sera stessa un’assemblea nei gradoni adiacenti al centro.
Non hanno fatto mistero delle loro intenzioni, nonostante proprio nell’altra parte della strada, c’erano gli agenti della Digos ad ascoltarli e guardarli negli occhi. Niente tensioni ma la determinazione ad andare avanti è molto evidente, da entrambe le parti.
Non è chiaro chi forzerà direttamente il portone. I ragazzi del Comitato a difesa del Centro Experia, pensano ad un’azione collettiva, popolare. Luigi Marino spiega che il centro potrebbe anche avere un futuro meglio organizzato: “In molti siamo disposti a mettere dei soldi per fare dei progetti, siamo in tanti, i cittadini sono con noi. E non scordiamoci che l’associazione Antico corso è un gruppo organizzato che come tale può accedere a finanziamenti pubblici. Dopo il sequestro dentro i locali non c’è più nulla, ci hanno distrutto tutto. Ebbene, possiamo pensare ad una bambinopoli , a strutture vere, funzionanti per il quartiere, per le nostre attività”.
“Ci siamo stancati di giocare a guardie e ladri – ha detto Antonio Scalia, del Comitato, in assemblea – è il momento di fare le cose alla luce del sole, apertamente, assieme a tutta la città”. Segue il dibattito partecipato da un pubblico attento. Intervengono in molti. Come Davide, uno dei tanti del quartiere che diciassette anni fa, quando il centro venne occupato per la prima volta, era appena un bambino: “Non dovremmo stare qui, in mezzo alla strada a fare assemblea, è una vergogna. Noi questo centro lo rivogliamo a tutti i costi”.