La misura, il cui scopo ufficiale è stimolare l’ingresso di altre valute pregiate al posto del biglietto verde Usa, il cui uso è stato sostituito dal ‘peso convertibile’, era stata annunciata lo scorso ottobre dal presidente cubano Fidel Castro in persona, per poi essere confermata e ribadita da un comunicato della Banca centrale cubana (Bcc), che citava quanto stabilito nella risoluzione 80/2004 dal governo dell’Avana. La tassa del 10% è stata prevista come sorta di ‘compensazione’ per l’uso del dollaro, nonostante l’irrigidimento dell’embargo economico contro Cuba. A questo proposito, dall’8 novembre scorso in tutti gli esercizi commerciali cubani al posto del dollaro è previsto l’uso del ‘peso convertibile’. In sostanza, la banconota Usa non è vietata, ma il suo cambio è consigliato, onde evitare la tassa del 10%. In questo modo, l’Avana può aumentare la sua riserva di dollari, convertendoli in pesos, oppure incamerare una percentuale sulle transazioni compiute con la banconota nordamericana, recuperando parte del danno subito a causa dell’embargo in corso da più di 40 anni e irrigidito ulteriormente da Washington a partire dalla scorsa estate, colpendo soprattutto le rimesse degli emigrati, il turismo e il rientro a casa dei cubani residenti negli Stati Uniti.