Grandi infrastrutture

Global Contractors crescono

Luigi Sturniolo
  E’ stato pubblicato anche quest’anno dalla rivista statunitense ENR (Engineering News Record) il report sui Top 225 Global Contractors impegnati nel campo delle grandi infrastrutture. In tempo di crisi, aumentano i fatturati delle imprese impegnate nelle grandi opere. In particolare si afferma il modello della partnership tra pubblico e privato. Impennata degli investimenti in Africa. Per le italiane, la Libia è il nuovo eldorado...
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I dati sono relativi ai fatturati del 2008 e riguardano costruzioni di aeroporti, ponti, strade, edifici commerciali e turistici, oleodotti, impianti di smaltimento di rifiuti chimici e nucleari, inceneritori, centrali termiche e idroelettriche. L`elemento più rilevante è la crescita nei fatturati. Nell’anno dell’esplosione della grande crisi finanziaria gli investimenti in opere infrastrutturali hanno avuto (soprattutto per quello che riguarda i più importanti contractor internazionali) un incremento misurabile complessivamente in circa 80 miliardi di dollari per progetti realizzati fuori dal proprio paese d’origine. Si è passati, cioè, dai 310.25 miliardi di dollari del 2007 ai 390.01 del 2008, con un + 25.7%. I progetti realizzati, invece, dai Top 225 Global Contractor nei propri paesi hanno raggiunto un valore complessivo di 574.9 miliardi di dollari (+ 11.3 % rispetto al 2007) dando, quindi, un totale di 964.9 miliardi di dollari (pari ad un incremento del 16.7 % rispetto all’anno precedente).

Il report segnala che l’intero mercato ha dovuto assorbire l’impatto negativo che la crisi ha avuto sul settore petrolifero, che la caduta dei prezzi delle materie prime ha generato una riduzione degli investimenti nel campo minerario e metallurgico e che, in generale, il più consistente rallentamento si è verificato per quei progetti che prevedevano investimenti privati. I pacchetti di stimolo per la ripresa economica attuati da molti stati (il più consistente è quello attuato dal Governo degli Stati Uniti) hanno rilanciato, invece, ulteriormente l’intervento pubblico avviando o riavviando (come il caso del Ponte sullo Stretto di Messina aggiudicato da Impregilo) progetti per grandi opere infrastrutturali che hanno garantito alle imprese internazionali e locali che operano nel settore ingenti investimenti. Tutto ciò è, però, avvenuto, naturalmente,  con grave aumento del deficit. A questo proposito viene segnalato un crescente interesse per le opportunità offerte, in termini di articolazione del finanziamento, dalle Public-Private Partnerships che consentono una riduzione dei costi per l’ente pubblico.

In riferimento alle aree di intervento privilegiato dagli International contractor viene segnalata la continua crescita dell’Africa che evidenzia un incremento del 78 % con un valore assoluto di 50 miliardi di dollari, vicino ai 68 asiatici, ma l’area a maggior intervento internazionale in termini assoluti rimane l’Europa con 114 miliardi (seppur con un incremento ridotto al 16 %). 

Mentre edilizia e trasporti rimangono i maggiori settori d’investimento, i contractor cinesi si rivelano quelli maggiormente in crescita, ma è la francese Vinci a mantenersi in testa al ranking con quasi 50 miliardi di dollari di fatturato, di cui 18.5 realizzati con progetti all’estero. Tra le imprese italiane, Impregilo migliora di una posizione (dalla 61. alla 60.) con un fatturato di oltre 4 miliardi ed un incremento di 0.5 miliardi. Poco impegnata nel campo dell’edilizia, la società milanese spazia dal settore dei trasporti all’energia agli impianti legati all’acqua allo smaltimento dei rifiuti. Viene, infatti, citata ripetutamente all’interno dell’articolo (oltre che per il progetto relativo alla costruzione del Ponte sullo Stretto, per concessioni stradali ad Abu Dhabi e nell’America Latina, per impianti di desalinazione in Medio Oriente, per il proprio interessamento ad interventi in Algeria e Libia, dove si è candidata a costruire la metropolitana di Tripoli).

Gli altri contractor italiani più importanti riportati nella classifica sono la Saipem di San Donato Milanese (passata dalla 23. alla 25. posizione ed impegnata esclusivamente nel settore petrolifero), la Maire Tecnimont (salita dalla 79. alla 73. posizione), la Danieli Group (76. dalla 91. posizione ed impegnata anch’essa esclusivamente nel settore petrolifero), la Techint Group di Milano (82.), la Astaldi di Roma (107.), l`Ansaldo di Genova (146.), l’Impresa Pizzarotti & C. e la Società Italiana per Condotte d’Acqua (166. e 167.), la CMC di Ravenna (190. e facente parte della cordata d’imprese aggiudicatarie per la costruzione del Ponte sullo Stretto).  Il documento integrale è scaricabile dal sito della CMC di Ravenna: http://www.cmc.coop/img/articoli/536/ENR-09-TIC.pdf

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