Transnazionali

Il boicottaggio della Coca Cola finisce in Parlamento

  Si estende su tutto il territorio nazionale la campagna di boicottaggio della Coca Cola. La Rete del Nuovo Municipio ha aderito all`iniziativa mentre alcuni parlamentari di Rifondazione e dei Verdi chiedono di escludere la bevanda dalla bouvette di Montecitorio.
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Con gli ultimi appuntamenti in Toscana e a Napoli si conclude la Settimana nazionale di boicottaggio della Coca-Cola, che sta segnando un punto di svolta per la campagna e le iniziative hanno segnato una altissima partecipazione: a Modena, Roma, Firenze, Empoli, Pontedera, S.Giuliano Terme, Napoli centinaia di persone hanno ascoltato le ragioni del Boicottaggio e raccolto le denuncie sulla drammatica situazione del Sindacalismo Colombiano, raccogliendo l’attenzione degli organi di informazione locali e nazionali – particolarmente sollecitati dall’adesione al boicottaggio del Municipio Roma XI..

Ordini del giorno di adesione sono stati presentati anche presso i municipi quinto e sesto di Roma e presso la Regione Molise e saranno prossimamente presentati presso il municipio settimo, il Comune e la Provincia di Roma, nonché alla Camera dei Deputati e al Parlamento Europeo e in moltissime altre istituzioni locali.

Il 13 Novembre l’adesione al boicottaggio è stata discussa e approvata all’assemblea nazionale della “Rete del Nuovo Municipio”, a cui aderiscono rappresentanti di più di cento amministrazioni locali .

I parlamentari Elettra Deiana, Giovanni Russo Spena, Francesco Martone e Livia Zanella si sono resi disponibili, oltre a chiedere l’esclusione della Coca-Cola dalla bouvette di Montecitorio, a lavorare ad un progetto di legge che renda possibile far valere in Italia, come accade già negli USA, la responsabilità delle multinazionali per violazioni di diritti umani, sociali e ambientali commesse all’estero.

L’evento centrale della Settimana di boicottaggio è stato senz’altro l’incontro pubblico del 8 Novembre presso il Municipio Roma XI tra il SINALTRAINAL e la Coca-Cola Italia.

In quell’occasione Edgar Paez ha riconfermato e documentato nuovamente le accuse di repressione anti-sindacale, convincendo tutti i presenti.

Non ha invece convinto nessuno la difesa della Coca-Cola Italia, che fa registrate un cambio di strategia: trovandosi nell’impossibilità di respingere accuse precise e documentate, il responsabile relazioni esterne della multinazionale ha per la prima volta opposto l’irresponsabilità dell’azienda rispetto a fatti imputati alle imbottigliatrici colombiane, di cui la stessa company detiene tra l’altro il 40% della proprietà.

In occasione dell’incontro la REBOC ha consegnato al rappresentante della Coca-Cola oltre 10.000 firme raccolte in tutta Italia a sostegno della campagna e ha proposto la costituzione di una Commissione d’inchiesta indipendente italiana che si rechi in Colombia e verifichi tutte le accuse del SINALTRAINAL.

La proposta è stata accettata dal sindacato colombiano e dalle istituzioni locali presenti all’incontro.

L’unica a non accettare è stata la Coca-Cola, che già lo scorso anno aveva rifiutato la stessa proposta presentata negli Stati Uniti da associazioni, sindacati e istituzioni statunitensi.

La multinazionale conferma così non solo di non voler fare niente per dare soluzione al problema, ma anche di opporsi a qualsiasi iniziativa volta a fare luce sulle accuse, rendendo evidente chi è che in questa vicenda ha paura della verità.

Per questi motivi la REBOC annuncia di voler proseguire la campagna in Italia a sostegno del boicottaggio proclamato dal SINALTRAINAL, finché non si arrivi alla riparazione integrale dei danni da parte della Coca-Cola e a corretti rapporti sindacali presso gli imbottigliatori colombiani, e chiede a individui, associazioni, sindacati e istituzioni di continuare ad appoggiare il boicottaggio e di promuovere iniziative per la sua ulteriore estensione.

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