Venezia come Lampedusa, ma nessuno se ne accorge. O quasi. Lo scorso anno le autorità portuali hanno respinto milleseicento migranti, la maggioranza senza l`opportunità di chiedere asilo nonostante provengano da paesi difficili come Afghanistan, Sudan ed Eritrea. Arrivano con le navi-cargo o nascosti sotto i tir come Zer, il ragazzino afghano morto a dicembre a soli otto chilometri da Venezia, viaggiava aggrappato alla pancia del camion e venne travolto. In tasca gli trovarono quattro animaletti di plastica e un taccuino con delle poesie.
Ora trentacinque migranti respinti senza uno straccio di documento hanno presentato un ricorso alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, che ritiene ammissibile la loro richiesta di giustizia – poter chiedere asilo in Italia – e non solo: i giudici chiederanno spiegazioni al governo italiano e greco. Tra i ricorrenti figurano numerosi minorenni, che secondo la legge italiana non dovrebbere subire il respingimento alla frontiera. Eppure numerose violazioni sono state compiute anche nei confronti degli adulti che, scoperti dagli agenti, vengono rinchiusi nelle navi e costretti a tornare in Grecia, molto spesso senza una formale identificazione.
Perché il respingimento è legale nei confronti di coloro che non hanno titolo per ottenere una forma di protezione umanitaria, ma deve essere formalizzato. La normativa sull`asilo, infatti, impone di accogliere i migranti alla frontiera e spiegare quali sono i diritti dei richiedenti asilo. Nel dubbio, spiega una circolare di Amato ancora in vigore, il migrante non può venire cacciato.
Eppure succede, e chissà quante volte. Le autorità portuali di Venezia hanno smesso di sbandierare il numero dei respinti per timore di cattiva pubblicità. E il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), incaricato di informare i migranti direttamente al porto su richiesta diretta della polizia di frontiera, l`anno scorso ha incontrato soltanto 110 migranti sugli 850 respinti nei primi sei mesi del 2008. La questione è chiara: se nessuno avverte il Cir, il Cir non può sapere quando intervenire.
«I milleseicento respinti a Venezia devono essere sommati ai migranti respinti nei porti di Ancona, Bari e Brindisi. Che fine fanno? Perché devono nascondersi?» si chiede Alessandra Sciurba della veneziana Tuttidirittipertutti, la rete che raccoglie associazioni no-profit e anti-razziste. Sciurba ha viaggiato con una delegazione a Patrasso, lo scorso febbraio, per incontrare i migranti rimandati in Grecia. Un viaggio-inchiesta per ricostruire la storia degli stranieri-fantasma, che ufficialmente non hanno mai bussato alle porte dell`Italia poiché nei verbali della polizia non risultano e mai risulteranno.
La delegazione ha trovato l`inferno. Un campo profughi occupato da centinaia di stranieri, molti richiedenti asilo, picchiati quotidianamente dagli agenti greci, indesiderati, raminghi. La Grecia ha firmato la Convenzione di Ginevra ma accoglie uno sparuto 0,3% delle domande di protezione umanitaria, una percentuale davvero irrisoria per un paese di frontiera. E così gli stranieri sono costretti a tentare la fortuna, la via per l`Italia.
Proprio a Patrasso trentacinque migranti afghani, somali ed eritrei hanno consegnato la delega agli avvocati per il ricorso alla Corte europea, e la loro storia si ripete di bocca in bocca: un lungo viaggio nelle navi greche verso Venezia, gli agenti che li sequestrano e proibiscono di mettere piede nel porto, il ritorno tragico al porto di partenza. Alla catena si sono aggiunte le deportazioni verso la Turchia, e da qui verso l`Afghanistan. E` successo alla maggioranza dei ricorrenti seguiti dalla Tuttidirittipertutti e dall`avvocata Alessandra Ballerini di Genova: il governo greco ha ordinato che venissero portati ad Ankara, ed Ankara ha imbarcato gli afghani sul volo per Kabul. La Turchia ha firmato la Convenzione di Ginevra ma con una riserva che esclude gli stranieri provenienti da alcuni Paesi.
«Rischiano davvero la vita», avverte uno degli avvocati veneziani, Luca Mandro: «Tutti venivano perseguitati dai talebani e ora potrebbero morire». Il rischio è che se la Corte di Strasburgo dovesse dare loro ragione, potrebbero mancare i mezzi per riportarli in Italia. Per il momento occorre attendere il formale accoglimento del ricorso. E il 2 giugno la Tuttidirittipertutti organizzerà un battello dei diritti che navigherà da piazzale Roma a piazza San Marco, e poi fino alla stazione marittima dove verranno ricordati i migranti esclusi.