Sono trascorsi quasi 10 anni da quando le assemblee indette dall’ex sindaco Peppino Lavorato vedevano l’auditorium di Rosarno gremito di rosarnesi ed africani, insieme, per cercare la strada dell’integrazione e dei diritti umani. Non più di dieci anni eppure sembrava fosse passato un secolo, fino a domenica 22 febbraio 2009, quando in occasione della presentazione del libro “Gli africani salveranno Rosarno. E, probabilmente, anche l`Italia”, quell’auditorium si è nuovamente ripopolato.
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Sono migliaia le lavoratrici ed i lavoratori stranieri, africani e non solo, che con le loro braccia e la loro fatica si riversano nelle campagne della Piana per la raccolta degli agrumi. Migliaia di esseri umani sfruttati e beffeggiati, costretti a vivere in condizione di pietosa inesistenza. Da molti anni questa situazione persiste in quelle campagne, sotto gli occhi ciechi dei più, circondata dall’oblio e dall’assuefazione alle contraddizioni che da tanto, troppo, tempo caratterizzano quest’area.
Rosarno è solo uno dei tanti paesi agricoli del Meridione dove gli immigrati sono sfruttati, sottopagati, umiliati. Gli episodi di violenza, tra cui estorsioni e rapine, perpetrati ai loro danni si susseguono da anni, il tutto in un contesto di forte presenza ‘ndranghetista.
Il 12 dicembre 2008 si giunge all’apice della violenza. Purtroppo, episodi di razzismo inconsapevole e mafioso ne erano già avvenuti, ma stavolta dalle pietre si è passati alle pistole. Ad accendere questa luce è stata la rivolta democratica del 12 dicembre, appunto, avvenuta successivamente al ferimento di due ivoriani. Questi “lavoratori invisibili” che restano in Calabria qualche mese, giusto il tempo per la raccolta delle arance, per poi prestare il loro stato di schiavitù a chissà quale altra terra, hanno trovato il coraggio della dignità, quella che non hanno perso nonostante vivano tra topi, ricatti ed estorsioni.
La vera scossa alle coscienze è venuta proprio da loro, dagli africani di Rosarno, che hanno reagito a questo folle ed incessante sfruttamento, ribellandosi. Hanno segnato il confine tra la rassegnazione e la protesta, tra il consueto e l’inaccettabile.
La giornata si è aperta con la proiezione di “A Sud di Lampedusa” documentario in cui il regista Andrea Segre segue e riporta un intenso viaggio dal Niger alla Libia, la tratta forse maggiormente battuta dai Migranti diretti tanto nel Nord Africa quanto in Europa.
Poi la parola agli autori.
Antonello Mangano, curatore del libro, ha insistito sulla contraddittorietà della storia della Piana che “ha vissuto momenti eroici, anche recenti, di lotta al latifondo ed alla mafia. L’ esempio degli africani, che rifiutano il fatalismo fino dal momento della partenza, indica a tutti gli italiani una possibile via di salvezza”.
Valentina Loiero, giornalista del Tg5 che ha curato la prefazione del libro, ha esaminato l’aspetto dell’accoglienza nel nostro paese, soffermandosi in particolare sulle realtà di Lampedusa e Crotone e sulla dannosità delle nuove misure previste dal governo. “La situazione è veramente scoraggiante, l’accoglienza che viene riservata a Lampedusa non è degna di questo nome”. Su Crotone, ha ricordato che il centro di Crotone, il più grande d’Europa, dal 2007 è stato riconvertito in Cara (centro richiedenti asilo), dopo la chiusura per inagibilità del Cpt (centro di permanenza temporanea), ed ha denunciato la incomprensibile decisione del ministro Maroni che ha predisposto oggi la sua riapertura. Infine un rimprovero alla stampa, che ha fin qui raccontato poco e male il fenomeno dell’immigrazione.
Insomma, pare che in Italia sia in atto un processo di clandestinizzazione coatta, come spiega Fulvio Vassallo, Docente di Diritto di Asilo Politico all’Università di Palermo e componente di ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione). Sul piano delle attività, gli avvocati dell’Asgi stanno preparando ricorsi per gli immigrati vittime di abusi fisici e legali a Lampedusa, si sta cercando di estendere anche a Rosarno questa attività, attraverso un canale di solidarietà con gli immigrati che in questo momento si trovano sulla Piana e che spesso hanno avuto provvedimenti di respingimento o dinieghi in Sicilia, senza aver avuto la possibilità di fare ricorso. “Più della metà delle persone che arrivano a Lampedusa sono potenziali richiedenti asilo, che arrivano da paesi in guerra, da paesi in cui non possono essere rimpatriati”.
E sulla recente decisione del governo di prolungare a sei mesi la permanenza nei centri di identificazione ed espulsione, ha invocato l’art. 12 del Testo Unico “non è un reato in Italia aiutare un immigrato irregolare, l’art. 12 del Testo Unico dice che non è punibile chi aiuta, senza compenso ovviamente, un immigrato irregolare”.
Si conferma dunque la necessità di “tenere alta l’attenzione”, come insiste da qualche tempo l’Osservatorio Migranti Africalabria.org, rappresentato da Giuseppe Pugliese pronto a fare il punto della situazione. Lo stato delle cose all’ex Cartiera e alla Rognetta è un po’ cambiato, sono stati effettuati alcuni interventi, ma si è ancora molto lontani dal potersi dire soddisfatti. Rimane ancora tanto da lavorare, dunque, sia sul piano dell’emergenza che su quello del supporto legale.
Ma la questione dei migranti e dei diritti umani non riguarda solo Rosarno o l’Italia, come spiega Tonio Dell’Olio, responsabile di Libera Internazionale, piuttosto “Rosarno diventa in questo momento la finestra del mondo, perché questa situazione è paradigmatica di quella in tutta il mondo”. Bisogna ringraziare la comunità degli stranieri presenti perché “ci ricordano che noi siamo stati stranieri come loro in altri paesi, se dimentichiamo questa identità, questo passato e questa memoria non riusciamo a cogliere il significato dell’accoglienza”.
“E le mafie ringraziano” insiste Dell’Olio, è innegabile infatti che chi fugge dalla fame e dalla guerra, cercando da noi accoglienza, è costretto oggi a pagare, contribuendo al profitto di organizzazioni transnazionali criminali. “In questo momento la mafia sta ringraziando la politica italiana perché grazie alla loro attività politica questa mafia sta guadagnando molto in denaro, sta incrementando i propri patrimoni e aumentando il proprio profitto”.
Presenti anche Peppe Scandinario del circolo Arci di Rosarno “Casa del popolo Valarioti”, esponenti di Medici Senza Frontiere, dell’Associazione Interculturale Omnia, della Croce Rossa di Crotone e soprattutto tanti lavoratori stranieri, che hanno dato il loro contributo all’appuntamento, attraverso le loro testimonianze.
La via d’uscita da questa impasse non può essere che l’unità degli sfruttati. Ad indicare questa possibile via d’uscita è Peppino Lavorato, ex Sindaco di Rosarno ed incarnazione dell’Antimafia e dell’Integrazione della Piana di Gioia Tauro. “Non sono gli immigrati, che sono fonte di arricchimento e di lavoro, quelli che dobbiamo cacciare dalle nostre terre – ha ricordato – ma i mafiosi criminali”.
Nel corso della serata è stata rilanciata, infine, l’idea di re-istituire il Premio Valarioti per essere consegnato proprio alla comunità africana che ha dimostrato i principi del coraggio e dell’onesta a questa Piana, protagonista di tante lotte, nel tentativo di risvegliarla da questo ormai troppo lungo sonno.