Gli imprenditori della paura trovano ogni giorno un tema sul quale accrescere i consensi. Dopo l’ennesimo stupro sbattuto in prima pagina, siamo giunti alla proposta leghista della castrazione chimica per i colpevoli di questi reati. L’immigrato, specie se “clandestino”, oppure rom, è sempre più spesso il capro espiatorio.
Tra poco ritorneranno in auge i sostenitori della pena di morte, e qualcuno tenta già il linciaggio dei presunti colpevoli come reazione consentita dall’isteria popolare. Nessuna seria politica per le periferie urbane e per le aree di emarginazione. Nessuna possibilità di regolarizzazione per chi è privo di permesso di soggiorno.
Solo e sempre inasprimento delle pene e repressione. Ma la criminalità, quella vera, continua a dilagare, come e più che ai tempi del governo Prodi. Chi ha estorto il consenso elettorale strumentalizzando la domanda di sicurezza non trova altre risposte che inasprire il codice penale, senza fornire alla magistratura i mezzi per farne tempestiva applicazione.
Si aumenta il numero dei soldati impegnati nel pattugliamento congiunto dei centri storici, mentre rimangono privi di mezzi quei corpi di polizia che dovrebbero dedicarsi a garantire la sicurezza dei cittadini, senza essere distolti da operazioni di schedatura e da rastrellamenti di interi quartieri a caccia di immigrati irregolari, iniziative che evidentemente non frenano il dilagare della criminalità. Le mafie sono scomparse dall’orizzonte della politica, ma non certo dai territori che controllano, condizionando ancora consensi elettorali, iniziative economiche ed attività amministrative.
Sembra affermarsi sempre di più la domanda della legge del taglione e della “giustizia fai da te”, con una espansione del concetto di legittima difesa che giunge a sfiorare l’omicidio volontario. Le nuove norme in materia di sicurezza alimentano le pulsioni di vendetta e si giunge a proporre la istituzione di ronde composte da cittadini per andare a caccia di immigrati irregolari. Da più parti si sollecita la “militarizzazione” della pubblica sicurezza con l’uso diffuso dell’esercito per garantire “ordine e legalità” nelle grandi città.
Il centro destra, dopo avere vinto le elezioni del 2008 agitando lo spauracchio dell’immigrazione clandestina e sull’onda del’emozione scaturita da fatti di cronaca, enfatizzati ben al di là della gravissima dimensione individuale che pure li caratterizzava, ha tentato in tutti i modi di aprire nuovi fronti di conflitto con il nemico interno, con gli immigrati irregolari soprattutto. Una “guerra contro il male” combattuta senza badare al rispetto delle garanzie democratiche e delle libertà sancite dalla Costituzione, dal pacchetto sicurezza del maggio del 2008, fino alle più recenti iniziative ministeriali.
La manifestazione i sostegno del popolo palestinese durante i bombardamenti israeliani su Gaza è stata il pretesto con il quale il ministero dell’interno, con una direttiva, ha limitato la libertà di manifestazione e di espressione del pensiero di tutti, immigrati ed italiani. I fatti smentiscono chi predica odio e propone la repressione di polizia come unico strumento per affrontare le emergenze sociali. I dati più recenti sulla criminalità e, in particolare quelli sulle violenze sessuali, che alla fine del 2007 erano in calo, non sono neppure diffusi, ma l’opinione pubblica avverte un brusco aumento della devianza e della criminalità in tutti i settori.
Quando si conosceranno i dati definitivi del 2008 gli italiani, se vorranno informarsi, comprenderanno quale sarà il costo delle politiche infarcite di discriminazione etnica e di esclusione sociale sulle quali si basa l’azione di governo. Non basteranno più le menzogne distribuite dai mezzi di informazione al servizio dei ministri che spacciano incompetenza ed improvvisazione per rigore ed efficacia. Solo la coesione sociale può garantire sicurezza e dignità per tutti e per tutte. Nella costruzione di questa coesione vanno sperimentate le nuove pratiche di resistenza.