Comincia nel sangue il 2008 calabrese. E’ la notte di San Silvestro, quando, a Rosarno, un colpo di pistola del 29enne Giuseppe Ceravolo uccide la diciassettenne rumena Duana Cornelia. Il 9 gennaio, a Reggio Calabria, viene bruciata l’auto del capo di gabinetto del sindaco Scopelliti, l’avvocato Franco Zoccali.
Negli stessi giorni, nella città dello Stretto, vengono esplosi alcuni colpi di pistola contro i camion della Leonia, la società partecipata che si occupa della raccolta dei rifiuti. Il 2008, però, verrà probabilmente ricordato come l’anno in cui le forze dell’ordine riusciranno a colpire in maniera più dura la criminalità organizzata. Il primo latitante dell’anno a finire in manette è Domenico Trimboli, di 53 anni, catturato a Platì l’11 gennaio.
Il 25 gennaio il Procuratore capo di Catanzaro lascia l’incarico, andando in pensione. Il 27 gennaio, invece, Luigi De Magistris, discusso pm di Catanzaro, lascia, per protesta, l’Associazione Nazionale Magistrati; per il pm campano sarà un anno piuttosto intenso. Il giorno dopo, il 28 gennaio, i carabinieri, su disposizione della Dda di Reggio Calabria portano a compimento la vasta operazione “Onorata sanità”: in manette finisce anche il consigliere regionale Domenico Crea.
Scorre tanto sangue l’1 febbraio: in serata viene assassinato, a Reggio Calabria, Giovanni Filianoti, 66 anni, dirigente assicurativo. Poche ore prima, a Gioia Tauro, l’omicidio del 42enne Rocco Molè, reggente dell’omonima cosca della ‘ndrangheta, aprirà una stagione di delitti nel territorio della Piana. Il 6 febbraio, nell’ambito dell’inchiesta Why not, i carabinieri perquisiscono le abitazioni di Catanzaro, Roma e Stalettì del governatore Agazio Loiero.
Giornata assai intensa anche il 13 febbraio: all’alba un’altra operazione dei carabinieri, su disposizione della procura di Perugia, porta all’arresto, con l’accusa di associazione mafiosa, l’assessore regionale al Turismo, Pasquale Tripodi; verrà scarcerato circa un mese dopo. La paura, invece, si manifesta a Reggio Calabria dove un uomo, Christian Familiari, sequestra, per alcune ore, i bimbi di un asilo nido: l’irruzione delle forze dell’ordine libera gli ostaggi e arresta Familiari.
Il colpo alla ‘ndrangheta più prestigioso lo effettuano, il 18 febbraio, a Pellaro, frazione di Reggio Calabria, i carabinieri del Ros: in manette, dopo quasi vent’anni di latitanza, finisce Pasquale Condello, il Supremo. Il 20 febbraio i carabinieri del Noe sequestrano l’ospedale di Melito Porto Salvo. Il 21 febbraio per Luigi De Magistris arriva la decisione più grave: non farà più il pm, secondo il Consiglio superiore della magistratura, “ha violato regole di particolare rilievo”. Il 29 febbraio il governatore Loiero viene prosciolto nell’ambito dell’inchiesta Ital-Tbs, relativa agli appalti nel mondo della sanità.
L’1 marzo la polizia individua uno dei killer di Duisburg in Giuseppe Nirta. Il 4 marzo ancora un caso di malasanità: presso l’ospedale di Polistena muore Angela Scibilia, 23 anni, incinta di tre mesi. Accertamento choc della Guardia di finanza il 10 marzo: ‘ndrangheta infiltrata nell’Asl di Locri.
Il 17 marzo il plenum del Csm nomina procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. A fine mese riaffiora, con prepotenza, la faida di Papanice, a Crotone, con gli omicidi di Giuseppe Cavallo e Luca Megna e Francesco Capicchiano. Il 27 marzo viene assassinato Silvestro Galati, fidanzato della figlia di Carmine Demetrio Santaiti, presunto boss dell’omonima famiglia di Seminara.
Orrore a Reggio Calabria il 31 marzo: in un supermercato Giuseppe Panuccio stronca, a colpi di fucile, la vita del fratello Guido, e della moglie e della figlioletta di lui. Nello stesso giorno una sparatoria a Cittanova costa la vita a un 21enne e provoca tre feriti. L’imprenditore calabrese Pino Masciari, testimone di giustizia, lascia la località protetta senza scorta per recarsi in Calabria come forma estrema di protesta.
Nei giorni che precedono le elezioni politiche un’inchiesta della procura di Reggio Calabria sui possibili brogli elettorali commissionati all`estero coinvolge senatore di Forza Italia Marcello Dell`Utri. Dalle intercettazioni telefoniche il faccendiere-bancarottiere Aldo Miccichè, calabrese di Maropati, avrebbe affidato il compito di sostenere la lista Berlusconi alla cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Il 14 aprile scompare il vicesindaco di Reggio Calabria, Gianni Rizzica. Il 23 aprile viene sciolto il Comune di Gioia Tauro: da quattro mesi indagava la commissione d’accesso. Il 26 aprile è un sabato infernale: a Gioia Tauro, Antonino Princi, imprenditore, viene fatto saltare in aria a bordo della propria Mercedes. Dilaniato, morirà alcuni giorni dopo in ospedale; a Reggio Calabria, nella stanza normalmente utilizzata dal pm Nicola Gratteri viene rinvenuta una microspia.
Il 5 maggio viene freddato, nel rione Modena di Reggio Calabria, Antonino Gullì, ex collaboratore di giustizia. Cimici, corvi e intrighi: nella Procura di Reggio Calabria si respira una brutta aria; per questo il 6 maggio arrivano, in riva allo Stretto, gli ispettori del Csm e ascoltano tutti i magistrati reggini. Il giorno dopo l’operazione della Dda, denominata Saline, porta all’arresto del politico-imprenditore Pasquale Inzitari, cognato di Antonino Princi. A metà mese si riacutizza il problema finanziario che riguarda l’Hospice di Reggio Calabria, “Via delle stelle”. Il 15 maggio si dimette il presidente dell’Anm, Luerti, coinvolto nell’inchiesta Why not. Il 23 maggio viene arrestato uno dei boss più carismatici di San Luca, Giuseppe Nirta, 68 anni.
Il 6 giugno, in un agguato a Melito Porto Salvo, viene accidentalmente ferito il piccolo Antonino Laganà: lotterà tra la vita e la morte per diverse settimane. L’11 giugno arriva una svolta che si concretizzerà, alzando un gran polverone, solo negli ultimi giorni dell’anno: “Esiste un complotto contro De Magistris”, la procura di Salerno indaga sul procuratore generale che avocò l’inchiesta Why not al pubblico ministero. Il 17 giugno l’operazione della Dda, denominata Bellu lavuru, fa piena luce su come le cosche gestiscono gli appalti della Strada Statale 106. Il 23 giugno, a Reggio Calabria, un pensionato uccide il figlio affetto da problemi psichici. Il giorno dopo un altro omicidio a Reggio: viene ucciso l’operaio 28enne Nicola Guarnaccia, incensurato.
Luglio si apre con l’operazione antidroga della Polizia di Reggio Calabria, denominata Alba e tramonto. Omicidio misterioso a Reggio Calabria il 9 luglio: negli uffici della Federazione Nazionale Agricoltura, in via Cardinale Portanova, viene assassinato Pietro Logoteta; una rapina, forse, alla base del delitto. Il 10 luglio, vengono spiccate nove richieste di rinvio a giudizio per la morte di Federica Monteleone. L’11 luglio il plenum del Csm nomina Mario Spagnuolo procuratore capo di Vibo Valentia. Il 14 luglio viene respinto il ricorso in Cassazione di Luigi De Magistris: dovrà essere trasferito. La nuova destinazione si conosce il 23 luglio quando il magistrato viene inviato presso gli uffici del Tribunale del Riesame di Napoli.
Il 23 luglio arriva anche un altro duro colpo alle cosche della Piana con l’operazione “Cent’anni di storia”. Nella serata dello stesso giorno a Santo Stefano d’Aspromonte viene ferito a fucilate Rocco Musolino, di 81 anni, indicato come il ”boss della montagna”. Appena due giorni dopo, le strade di Gioia Tauro si tingono nuovamente di rosso: è la sera del 25 luglio quando un uomo, a volto coperto, colpisce con diversi colpi di pistola il 37enne David Cambrea, ritenuto dagli investigatori vicino a Domenico Stanganelli che è nipote proprio di Rocco Molè. Cambrea, colpito all’addome e al torace, morirà pochi giorni dopo.
Il 4 agosto viene sciolto, per infiltrazioni mafiose, il Comune di Amantea. L’8 agosto un ritardo nel depositare la sentenza di condanna da parte del Gup di Reggio Calabria, Concettina Garreffa, concede la libertà a due killer, Denis Alfarano e Damiano Leotta. A San Luca viene arrestato Paolo Nirta. A Vibo Valentia, invece, i carabinieri arrestano un agricoltore: da oltre 14 anni malmenava la moglie e teneva segregate in casa le figlie. Il 12 agosto viene arrestato, ad Aprilia in provincia di Roma, Gianfranco Antonioli, ritenuto l’armiere della cosca Vottari-Pelle. San Luca, si sa, è un luogo particolare: il 26 agosto viene appiccato il fuoco, da ignoti, nel cantiere della caserma dei carabinieri; la lotta allo Stato continua. Nello stesso giorno viene arrestato, in Canada, Giuseppe Coluccio, irreperibile dal 2005, inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi; abitava in un grattacielo. De Magistris conclude le indagini di “Toghe lucane”, gli indagati sono trentatré.
Il 9 settembre alcuni giornali pubblicano un’inchiesta sull’assegnazione dei beni confiscati in Calabria: inadempienze, sviste, ritardi, e strane manovre. Il 14 settembre Placido e Rosario Di Masi rimangono feriti in un agguato a San Pietro di Caridà; il primo morirà dopo dieci giorni di agonia. Il 18 settembre viene arrestato, in una clinica di Pavia, il boss Francesco Pelle, il famigerato “Ciccio Pakistan”.
Il 19 settembre, a Montebello Jonico, un uomo, Francesco Manti, uccide la moglie Orsola Nicolò: si costituirà ai carabinieri dieci giorni dopo. Il 23 settembre i carabinieri effettuano un blitz presso l’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia; proprio due giorni dopo la Procura di Vibo conclude le indagini sulla morte di Eva Ruscio: gli indagati sono cinque. Il 28 settembre, a Sinopoli, viene assassinato Domenico Cutrì, genero del boss Carmine Alvaro. A settembre Crotone scopre di essere ricoperta di rifiuti tossici: le indagini sono ancora in corso.
L’1 ottobre viene ritrovato, nelle campagne di Frascati, in provincia di Roma, il corpo senza vita di Domenico Marsetti, ritenuto responsabile dell’omicidio di Domenico Cutrì, avvenuto a Sinopoli alcuni giorni prima. Nuovi equilibri criminali a Reggio Calabria: scompare Paolo Schimizzi, capoclan dei Tegano. Il 7 ottobre viene ritrovata morta, sulla spiaggia di Bovalino, Olesia Ciobanu, 30enne di nazionalità moldava. L’8 ottobre Alfonsino Bova, 38 anni, muore, in circostanze poco chiare, presso l’ospedale di Locri. Il 13 ottobre la polizia conduce un’operazione contro il clan Piromalli di Gioia Tauro: in manette finiscono anche sindaco e vicesindaco di Gioia Tauro (Dal Torrione e Schiavone) e il sindaco di Rosarno, Martelli.
C’è fermento tra le cosche di Reggio Calabria: ne è testimonianza l’agguato del 14 ottobre, quando, nel rione Modena, Francesco Giordano, un affiliato alle ‘ndrine, viene raggiunto da alcuni colpi di fucile.
Nello stesso giorno, con l’operazione “Black & white”, i carabinieri stroncano un traffico di droga, arrestando cinquanta persone. Il 16 ottobre, nel giorno dell’anniversario dell’omicidio Fortugno, viene arrestato, nelle campagne di Ardore, Antonio Pelle, reggente dell’omonima cosca. Il 18 ottobre, intervistato da Sky tg24, Luigi De Magistris lancia pesanti accuse alla magistratura calabrese, parlando di collusioni con poteri occulti.
Il 20 ottobre comincia il processo alle cosche di San Luca: a rappresentare l’accusa è il pm Nicola Gratteri. La sera dello stesso giorno, Giuseppe Mangiola, 88 anni, uccide, a Reggio Calabria, la propria badante di nazionalità rumena, Eluta Ilaf. Il 23 ottobre i carabinieri arrestano, ad Africo, Domenico Morabito, nipote di Giuseppe Morabito, “u tiradrittu”. Dopo poche ore, a Reggio Calabria, la Guardia di finanza arresta Antonino Labate, ritenuto il reggente dell’omonima cosca del rione “Gebbione”. Il 27 ottobre vengono sequestrati alcuni reparti e il pronto soccorso dell’ospedale di Vibo Valentia. Il 29 ottobre i genitori di Flavio Scutellà, morto per un sospetto caso di malasanità, si incatenano di fronte la Prefettura di Reggio Calabria.
Tra ottobre e novembre due intimidazioni contro il consigliere regionale dell’Udc, Franco Talarico: il prefetto di Catanzaro disporrà la scorta nei suoi riguardi. Il 6 novembre, Antonino Laganà, il bimbo ferito a Melito il 6 giugno, ritorna finalmente a casa.
Il 7 novembre, nei cantieri della A3, nei pressi di Bagnara Calabra, alcuni operai vengono minacciati da alcuni uomini armati di lupara. Il 10 novembre viene disposto il trasferimento cautelare per il pm di Reggio Calabria, Santi Cutroneo; gravi le accuse a suo carico: frequentazioni con esponenti vicini alle cosche. Il 19 novembre un uomo viene ucciso in agguato nel reggino, grave il figlio di 16 anni. Nello stesso giorno tutti gli indagati per la morte di Federica Monteleone vengono rinviati a giudizio. Il 24 novembre viene arrestato, ad Amsterdam, Giuseppe Nirta, 35 anni: è l’ennesima, brillante, operazione della squadra mobile di Reggio Calabria, guidata da Renato Cortese.
L’arresto di Nirta si incastra in un contesto pericoloso: proprio quando la Guardia di finanza ha appena scoperto gli interessi delle ‘ndrine in alcuni storici locali di Roma, quali il Cafè de Paris. Il 25 novembre, l’operazione “Perseus” scopre un piano per eliminare il pm di Crotone, Pierpaolo Bruni.
Il 3 dicembre scoppia la bufera a Catanzaro: la Procura di Salerno perquisisce gli uffici dei magistrati del capoluogo e ne iscrive alcuni nel registro degli indagati. Dopo alcuni giorni da Catanzaro arrivano, come risposta, altri avvisi di garanzia per i colleghi campani. Il 4 dicembre i carabinieri arrestano i due mandanti dell’agguato di Melito Porto Salvo che portò al ferimento del piccolo Antonino Laganà.
Il 10 dicembre, a Reggio Calabria, finisce la latitanza di Giuseppe De Stefano, figlio del mammasantissima defunto Paolo De Stefano. Nello stesso giorno la Procura chiede quattro ergastoli nell’ambito del processo sull’assassinio di Franco Fortugno. Il 17 dicembre vengono chiuse le indagini relative all’inchiesta «Why Not». Il 18 dicembre finiscono in manette quattro uomini con l’accusa di essere i responsabili dell’omicidio Cordì, avvenuto nel 2005. Il 19 dicembre il testimone di giustizia, Pino Masciari, è a Roma essendosi appellato al Tar dopo che gli era stata revocata la scorta.
Il 22 dicembre, presso l’ospedale di Lamezia Terme, muore una bimba di due anni: sospetto caso di meningite. Lo stesso giorno, a Reggio Calabria, viene freddato un lavoratore precario del Comune, Orazio Puntoriere, di 49 anni. Il 28 dicembre viene arrestato, ad Africo, Pietro Criaco, inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi: sull’arresto c’è ancora la firma di Renato Cortese. Il 29 dicembre a Cutro vengono uccisi padre e figlio; il responsabile, un uomo di 41 anni, si costituisce dopo poche ore.
Il Csm chiede il trasferimento per il procuratore capo di Salerno che ordinò le perquisizioni nella procura di Catanzaro. Il 30 dicembre la Guardia di finanza arresta un esponente della cosca Barreca, di Pellaro, con l’accusa di estorsione.