Grandi opere all`italiana

Ma che fine ha fatto il Ponte sullo Stretto?

Giuseppe Baldessarro
  A riflettori spenti prosegue il travagliato percorso del Ponte. Alla vigilia della riunione del Cipe emergono nuovi dubbi sull`iter e sulla fattibilità. E i soldi già stanziati potrebbero finire altrove. Intanto è impossibile fare gli espropri, quindi i tempi si allungheranno ancora. E nonostante le garanzie del governo e le speranze di Cuffaro e Lombardo la Grande Opera non ha ancora un progetto definitivo
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Il sogno del Ponte sullo Stretto di Messina passa per la riunione del Cipe in programma domani. E non è solo una questione di soldi. L`amministratore delegato della “Stretto”, Pietro Ciucci, ma soprattutto il General Contractor, vincitore dell`appalto per la progettazione e la realizzazione della megaopera, aspettano i finanziamenti necessari per far ripartire l`iter e, ancor di più, garanzie dal Governo affinché questo non venga più bloccato.

Insomma la società non vuol più correre il rischio che eventuali futuri cambi di maggioranza possano trasformarsi in un nuovo stop al collegamento stabile tra Calabria e Sicilia, come già avvenuto alla fine del 2006 col governo Prodi. Garanzie e soldi dunque, tanto più in un periodo di recessione internazionale e di crisi.

In caso contrario non vi sarebbe la disponibilità dei privati ad andare avanti in un`operazione che di incognite ne ha già tante di suo. Ad iniziare da quelle sollevate dal professore Remo Calzona – per anni componente della commissione Anas, coordinatore del comitato scientifico della Stretto di Messina e dello stesso Cipe, per la fattibilità del Ponte – che dopo aver taciuto (almeno pubblicamente) le proprie perplessità da consulente, ha scritto un libro, “La ricerca non ha fine”, nel quale in sostanza afferma che il ponte, così come progettato, potrebbe non stare in piedi.

L`iter riparte

Del Ponte si discuteva già in campagna elettorale, con Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo (rispettivamente ex e attuale governatore della Sicilia) impegnati a guidare la rivolta degli isolani a Roma al grido “U ponti u vulimu”. Rincuorati, nello stesso periodo, dallo stesso Belusconi che garantiva ai suoi elettori “U ponti vi facimu”. E coerentemente a quanto affermato nella scorsa primavera, subito dopo le elezioni, nuove assicurazioni sono arrivate sia dalla maggioranza che dai membri del nuovo Governo, premier in testa, e dall`intero centrodestra.

A stretto giro di boa, lo scorso 16 settembre la Stretto di Messina si è riunita; il Cda ha chiesto all`amministratore delegato Pietro Ciucci di rinnovare la convenzione che regola la società con il Ministero delle Infrastrutture, con l`obiettivo di “dare avvio alla progettazione definitiva nel 2009, di aprire i cantieri entro la metà del 2010 e di inaugurare l`opera entro il 2016”.

A ottobre Ciucci però chiarisce: “Il ponte sullo Stretto sarà percorribile nel 2016-2017, ma dipende dalla coerenza dell`azione del Governo e da quanto saremo bravi noi”. Un invito, in altri termini, a non fare gli errori del passato. In una fase decisiva, visto che nell`aria c`è già l`intenzione di Roma di mettere mano ad un nuovo piano nazionale per le infrastrutture.

I finanziamenti

A settembre, a Messina, alla festa del Movimento per l`autonomia di Lombardo (Mpa) arriva il sottosegretario alla presidenza Gianfranco Micciché che annuncia entusiasta: “Il Cipe, in una delle sue ultime riunioni ha stanziato 700 milioni di euro per gli espropri dei terreni”. Il forzista tuttavia invita ad andar cauti sulla realizzazione del ponte e aggiunge: “Posa della prima pietra? Non esageriamo perché quando sarà non lo so. Quello che so è che il Cipe ha finanziato gli espropri per i terreni, e gli espropri si fanno non per costruire campi da calcio…”.

E via ai complimenti e agli abbracci. Peccato che l`annuncio di Micciché non abbia fondamento, visto che la legge italiana prevede che gli espropri possono essere fatti solo in presenza di un progetto definitivo, che al momento non esiste ancora. A inizio novembre il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli ha annunciato: “Nel piano anticrisi da 80 miliardi di euro del Governo, da varare per far fronte alla crisi economica, 44 miliardi, divisi in due tranche, saranno destinati alle opere pubbliche”. Tra queste “il Mose a Venezia, il raccordo Parma-La Spezia della Cisa, la Milano-Mantova, l`autostrada Civitavecchia-Livorno, la BreBeMi e poi una parte del Ponte sullo Stretto di Messina”.

Da qui per aggiungere che 16,6 miliardi di euro, “arriveranno con il Cipe”. Soldi che fanno gola a tutti, tant`è che Lombardo pochi giorni dopo, lancia in resta, si affretta a ricordare che oltre il Ponte “vanno mantenuti gli impegni con la Regione al fine di garantire il recupero delle risorse già assegnate per legge alla Sicilia per la riqualificazione funzionale della viabilità secondaria non statale”.

Il governatore si aspetta “un impegno finanziario aggiuntivo coerente con le più volte conclamate necessità di recupero del gap infrastrutturale della Regione rispetto al resto del Paese”. E questo “senza nulla togliere alle altre regioni”. Evidenziando però che in Sicilia servono interventi “sui porti commerciali, gli interporti e gli aeroporti dell`Isola indispensabili per l`attuazione della strategia che vuole la Sicilia una piattaforma logistica per il Mediterraneo”. E ancora “il miglioramento della mobilità interna delle tre città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina, attraverso la realizzazione dei sistemi di trasporto pubblico di massa; interventi di riqualificazione urbana, anche per il superamento del disagio sociale determinato dalla carenza di alloggi ed, infine, interventi necessari al definitivo superamento della crisi idrica della Regione con il completamento delle dighe esistenti”.

Insomma, il rischio è che di soldi al Ponte ne restino pochini – anche in virtù della contropartita che la Lega chiederà per il nord – mentre alla “Stretto di Messina” fanno il punto della situazione e tentano di far ripartire la macchina.

Lo stato dell`iter

A partire dal primo ottobre 2007 l`Anas (presieduta dallo stesso Pietro Ciucci) è azionista di maggioranza della Società Stretto di Messina, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del Ponte sullo Stretto di Messina. L`Anas possiede una quota pari all`81,8%, nell`ambito di una compagine azionaria che vede Rfi con il 13% e le Regioni Calabria e Sicilia ciascuna con una partecipazione pari al 2,6%. Il controllo di “Stretto di Messina” da parte dell`Anas consente di sviluppare alcune sinergie nella realizzazione dell`opera. In linea teorica la realizzazione della viabilità calabrese e siciliana e quella del Ponte dovrebbero camminare di pari passo. Altra sinergia potrebbe riguardare l`utilizzo di risorse professionali interne all`Anas. Unici, ad esempio, potrebbero essere parti degli uffici tecnici e di quello legale. Insomma due società e unico manager (Pietro Ciucci, ndr), dunque sintonia e possibilità di scambio delle risorse umane e tecniche.

I soggetti scelti con gare internazionali per realizzare l`opera, restano quelli del 2006 che hanno già sottoscritto i contratti. Il General Contractor – soggetto che realizza l`opera e si assume il rischio tecnico della realizzazione – è una Ati (Associazione temporanea d`impresa) composta da Impregilo spa, Sacyr Sa (Spagna), Società italiana per le condotte d`acqua spa, Cooperativa Muratori e Cementisti Cmc di Ravenna, Ishikaswajima – Harima Heavy Industries e Co (Giappone) e Aci scpa – Cosorzio stabile. Un`associazione che ha indicato quali progettisti la CowiA/s (Danimarca), la Buckland e Taylor Ltd (canada) e la Sund e Bealt A/S (Danimarca). Il general contractor si era aggiudicato una gara da 4,4 miliardi di euro con un ribasso del 12%.

Il riavvio del progetto, alla luce dello stop di un anno e mezzo, deve necessariamente riguardare l`aggiornamento dei corrispettivi contrattuali, della Convenzione con il concedente Ministero delle Infrastrutture e del relativo piano finanziario. In particolare, devono essere individuate le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione, anche in sostituzione dei fondi ex Fintecna in precedenza destinati al Ponte e che con legge dell`ottobre del 2006 sono stati versati al bilancio dello Stato e finalizzati alla realizzazione di altre opere.

La “Stretto di Messina” punta a concludere le attività propedeutiche entro il 2008 per emettere l`ordine di inizio attività al Contraente Generale nei primi mesi del 2009, prevedendo l`apertura dei cantieri a metà del 2010.

Come prima indicativa cifra, alla fine dell`estate la “Stretto” aveva fissato il costo aggiornato del progetto intorno a circa 6,1 miliardi di euro, a prezzi correnti, e aveva ipotizzato per la costruzione, dall`apertura dei cantieri, in 5 anni e mezzo.

Per quanto riguarda il quadro economico, il progetto mantiene le modalità del precedente piano finanziario, ossia il 40 per cento del Ponte sarà finanziato con l`aumento di capitale della società Stretto di Messina ed il restante 60 per cento tramite finanziamenti da reperire sui mercati nazionali ed internazionali dei capitali secondo lo schema tipico del project finance. Allo stato nelle casse della Stretto non ci sono risorse. Questo significa che stando alle stime, circa 2,2 miliardi di euro, dovrebbe arrivare dallo Stato, tramite gli azionisti della Stretto di Messina, il resto dovrebbe essere finanziato da privati, ancora da individuare sul mercato globale.

Le perplessità di Remo Calzona

Ad agosto scorso la casa editrice Dei-Tipografia del genio Civile, ha pubblicato un libro dell`Ingegner Remo Calzona, dal titolo sibillino “La ricerca non ha fine”, nel quale vengono messi in discussione alcuni elementi del progetto. Calzona è stato per anni componente della Commissione Anas per il parere di fattibilità del Ponte, e sullo stesso argomento vanta il titolo di componente e relatore della Commissione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e coordinatore del Comitato scientifico della “Stretto di Messina”.

Smessi i panni di consulente entusiasta del progetto oggi sostiene che il ponte potrebbe non stare in piedi a causa del suo stesso eccessivo peso e che i materiali potrebbero collassare, non essendoci prova della loro resistenza. In più esprime perplessità sulle reali condizioni di sismicità dell`opera, sulla situazione geomorfalogica, sull`impatto ambientale e socio culturale. Calzona inoltre propone un progetto alternativo che prevede un enorme pilone in mezzo al mare, a fronte della campata unica prevista dalla Stretto di Messina. All`esperto ha già risposto il Cda della “Stretto” che ha confermato di ritenere il progetto preliminare del ponte sospeso, a campata unica con pile in terraferma, la “soluzione definitiva di costruzione del Ponte sullo Stretto”, sulla base di valutazioni di fattibilità tecnica, di impatto ambientale e di costi economici. Al contempo la “Stretto” avrebbe esaminato lo studio compiuto dal proprio Ufficio Tecnico, “con la collaborazione di alcuni esperti noti a livello internazionale (i docenti universitari Fabio Brancaleoni, Giorgio Diana e Michele Jamiolkowski), sul progetto alternativo proposto dal professor Remo Calzona, e dall`analisi è emersa la complessiva infondatezza delle affermazioni critiche di Calzona sul progetto preliminare del 2002 e la non fattibilità dell`ipotesi progettuale dallo stesso prospettata”. Insomma, capitolo chiuso.

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