Era stato lo stesso La Russa, lo scorso giugno, a proporre a Gates la candidatura di Sigonella come base del nuovo sistema Nato di sorveglianza Ags (Alliance Ground Surveillance).
Che cos`è l`Ags? Si continua a ripetere che è «un sistema per la sorveglianza del territorio degli stati membri della Nato». In realtà, esso servirà a sorvegliare non il territorio dei paesi dell`Alleanza atlantica, ma il «terreno», fornendo importanti informazioni «prima e durante le operazioni Nato» in altri paesi.
Si tratta dunque di un sistema finalizzato non alla difesa del territorio dell`Alleanza, ma al potenziamento della sua capacità offensiva «fuori area». Esso sarà «uno strumento chiave per rendere più incisiva la Forza di risposta della Nato (Nrf)», pronta a essere proiettata «per qualsiasi missione in qualsiasi parte del mondo». Ciò sarà reso possibile da vari tipi di piattaforme aeree e stazioni di controllo terrestri, sia fisse che mobili, con cui si potranno «prendere di mira veicoli in movimento».
Verrà così potenziata la funzione di Sigonella quale base della strategia offensiva Usa/Nato. Nella U.S. Naval Air Station Sigonella, in continua espansione, vi è il centro logistico delle forze navali del Comando europeo degli Stati uniti; vi è uno dei due principali siti del sistema Gbs, gestito da tutti i settori delle forze armate Usa; vi è l`unico sistema mobile C4I (Command, Control, Communications, Computers and Intelligence) delle forze armate Usa in Europa. E tra poco, da qui, decolleranno i Global Hawks, gli aerei Usa senza pilota che localizzano gli obiettivi da colpire.
Nella «dépendance» di Niscemi, dove già sono in funzione 41 antenne Usa, sarà installata una delle quattro stazioni terrestri del Muos (Mobile User Objective System), il sistema della U.S. Navy che collegherà – con comunicazioni radio, video e trasmissione dati ad altissima frequenza – le forze navali, aeree e terrestri mentre sono in movimento, in qualsiasi parte del mondo si trovino.
Proponendo che sia l`Italia a ospitare il sistema Ags della Nato, La Russa ha posto due «condizioni»: che fosse scelta Sigonella e che il costo fosse «sostenibile». Su questo c`è da dubitare: la Nato stessa lo definisce «uno dei più costosi programmi di acquisizione intrapresi dall`Alleanza», che comporta una spesa di almeno 4 miliardi di euro.
Verrà realizzato da un «consorzio transatlantico» di industrie militari, comprendente la Northrop Grumman, General Dynamics, Eads, Thales e Galileo Avionica, che nel 2005 ha ricevuto un primo contratto di 23 milioni di euro. Ulteriori impegni sono stati assunti per conto dell`Italia dal governo Prodi, nel 2006.
Ma qui La Russa tira fuori l`altro asso dalla manica: al Pentagono ha firmato un memorandum d`intesa, in base al quale «ciascun governo fornisce all`industria dell`altro paese l`accesso al proprio mercato della difesa». Si prospettano dunque affari d`oro per le industrie militari dei due paesi, già impegnate in programmi congiunti come quello del caccia F-35 dal costo di 300 miliardi di dollari.
Essi saranno sostenuti dai rispetti stati, che destineranno altro denaro pubblico alla spesa militare. Così la nostra spesa militare procapite, già al quinto posto nel mondo, salirà ancora. I soldi non mancheranno: basterà fare altri tagli alla scuola e all`università.