Chissà come si sarà sentito l`immigrato Ahmed quando ha visto su Al Jazeera Gheddafi e Berlusconi impegnati nella firma del trattato di “Amicizia, partnerariato e cooperazione”, ennesimo accordo stipulato seduti sui cuscini e sottoscritto su un basso tavolino orientale, ennesimo episodio della saga che vede il leader libico impegnato nella sua partita a scacchi con gli italiani: non volete più sbarchi a Lampedusa? Risarcitemi i danni coloniali…
Una strategia simile è stata fatta propria dalla Tunisia (fino a qualche anno fa Sfax era il principale punto di imbarco per le coste italiane) e dal Marocco nei confronti della Spagna. Soldi in cambio di filo spinato.
Berlusconi aveva già provato a firmare un accordo risolutivo, con tanto di tenda e scenografia del deserto, e lo stesso avevano fatto in passato i ministri del governo Prodi. Gheddafi, però, non era rimasto mai del tutto soddisfatto, e lo manifestava “aprendo il rubinetto” degli sbarchi, tanto per dimostrare che è lui, e la sua brutale polizia, ad avere il controllo di chi parte e di chi resta in Africa.
Il contenzioso, stavolta, appare davvero chiuso, e lo simboleggia la restituzione alla Libia della “Venere di Cirene”, statua trafugata da archeologi italiani nel 1913. Più prosaicamente, l`accordo prevede lo stanziamento di 200 milioni di dollari all`anno per i prossimi 25 anni sotto forma di investimenti in progetti di infrastrutture in Libia, in particolare la costruzione di un`autostrada che attraverserà la Libia da ovest a est, dalla Tunisia all`Egitto.
Gli immigrati che da tutta l`Africa nera arrivano in Libia, spesso attraversando il Sahara a piedi, e sostando negli spaventosi campi dello stato di Gheddafi, adesso avranno un nuovo ostacolo per la realizzazione del loro sogno europeo. In realtà, è solo la conferma di quanto lucidamente dichiarato da un immigrato intervistato da un ricercatore in Africa: tra i governi è in corso un incontro di calcio, il problema è che la palla siamo noi…
Secondo Berlusconi, si tratta di una lotta contro i `commercianti di schiavi`. Un`idea curiosa, visto che ormai gli scafisti da tempo rimangono a riva, e c`è da giurare che la chiusura di una nuova frontiera sposterà, come sempre, un po` più in là il punto di partenza.
Più morti in mare, più soldi per i trafficanti, più dolore e morti per i parenti dei naufraghi. Ma sono davvero tanto importanti per il governo italiano le poche migliaia di persone che, nei pochi mesi tra primavera ed estate, cioè quando il mare lo permette, giungono sulla costa di Lampedusa?
Per firmare l`accordo con Gheddafi, Berlusconi è arrivato ad inserire una incredibile clausola, che impedirebbe l`uso delle basi Usa e Nato in caso di attacco alla Libia. Una postilla in contrasto che i trattati atlantici e con gli accordi bilaterali segreti con gli Stati Uniti, e che segnala agli occhi americani l`Italia di Berlusconi (negli stessi giorni distintosi come il più filo-russo dei paesi europei) come un alleato che oscilla tra servilismo ed inaffidabilità.
Gli immigrati non hanno tutti lo stesso passato, e non desiderano un futuro identico. Molti (per esempio i somali) avrebbero tutti i requisiti per ricevere un permesso di soggiorno in base al diritto d`asilo. Altri non vogliono rimanere in Italia, perché hanno parenti in Germania o Francia. Altri ancora vogliono restare solo il tempo necessario per mettere da parte qualche soldo. E così la quota scende di parecchio.
Solo il 7%-10% degli immigrati arriva via mare. Solo una parte di questi sbarca a Lampedusa. Senza l`isteria quotidiana dei telegiornali estivi, non se ne accorgerebbe nessuno. Fatti tutti i conti, sono molto meno importanti per gli europei che per i regimi africani, che hanno scoperto un comodo sistema per battere cassa. E per legittimarsi presso quei governi che parlano tutti i giorni di diritti umani.