“Dell`Utri? Brindammo insieme con champagne all`esito positivo delle stragi mafiose del ‘93”. Mentre a Palermo i suoi difensori proseguono le arringhe nel processo per concorso in associazione mafiosa, in un`altra aula di giustizia, a Catania, un pentito messinese, Luigi Sparacio, chiama in causa il senatore palermitano di Forza Italia indicandolo come il protagonista di un macabro brindisi.
“Ero con Michelangelo Alfano (boss di Bagheria, ndr) – ha detto Sparacio, interrogato dal pubblico ministero Antonino Fanara davanti ai giudici della prima sezione del Tribunale di Catania nel processo che vede imputati, oltre al collaboratore anche due magistrati, Giovanni Lembo e Marcello Mondello, accusati di avergli concesso vantaggi in cambio di dichiarazioni pilotate – ed insieme abbiamo incontrato il senatore Dell`Utri dopo le stragi”.
Alla difesa del senatore forzista il colpo arriva a sorpresa, ma non troppo, visto che nell`aula del processo ha fatto capolino per qualche minuto anche l`avvocato Enrico Trantino, difensore di Dell`Utri, formalmente estraneo all`udienza in corso.
Nel primo giorno della sua deposizione Sparacio, dunque, punta in alto e rispondendo alle domande del pm tenta di spiegare il pactum sceleris che, secondo l`accusa, l`avrebbe legato a due magistrati partendo da lontano, dai suoi rapporti con Michelangelo Alfano, imprenditore-boss di Bagheria, presidente della squadra di calcio del Barcellona. Lì, attraverso Alfano, sarebbe entrato in contatto con Cosa Nostra, della quale ha detto di avere conosciuto gli esponenti piu` influenti, da Leoluca Bagarella a Vittorio Mangano.
Per Cosa Nostra Sparacio avrebbe anche ucciso e con i vertici avrebbe partecipato anche ad alcune riunioni nella villa di Alfano a Barcellona, prima e dopo le stragi del `93, nelle quali sarebbe stata decisa la strategia di `avvicinamento` al gruppo Fininvest, avvicinamento con metodi naturalmente mafiosi, con gli attentati incendiari ai punti vendita Standa. Ad una di queste riunioni, secondo il pentito, sarebbe stato presente Dell`Utri per congratularsi, bicchiere alla mano, dell`esito favorevole delle stragi.
Nel corso della sua deposizione, rinviata al 5 novembre prossimo per la prosecuzione, Sparacio ha citato tra le sue conoscenze mafiose anche Luigi Ilardo, boss nisseno divenuto confidente del capitano dei carabinieri del Ros Michele Riccio e poi ucciso misteriosamente in un agguato mafioso a Catania. Proprio a Riccio Ilardo confidò, mentre insieme in auto percorrevano una delle strade dell`entroterra siciliano, che uno dei mandanti occulti delle stragi mafiose sarebbe stato Marcello Dell`Utri. Il contesto stragista che ruota attorno alla vicenda messinese con le riunioni nella villa di Alfano è stato abbondantemente esplorato dai magistrati di Firenze nel corso di una delle indagini sui cosiddetti mandanti occulti delle stragi mafiose, conclusa con un`archiviazione.
Ad una dei filoni d`inchiesta rimasti secretati aveva fornito il proprio contributo anche Sparacio, che aveva parlato di un patto tra la destra eversiva e la mafia facendo il nome di Stefano Delle Chiaie, iscritto nel registro fiorentino degli indagati, ma le sue dichiarazioni erano state ritenute insufficienti.
da il Manifesto