VICENZA-ADISTA. Si tratta del primo esperimento italiano – mentre all’estero, soprattutto in Germania, esistono numerosi gruppi e associazioni di aiuto ai disertori – che, oltre a costituire un punto di riferimento fondamentale per i militari statunitensi in servizio a Vicenza e nelle altre basi americane in Italia, potrebbe rappresentare un modello da riproporre anche per i soldati italiani dal momento che, con la fine della leva obbligatoria, sembra essere morta pure l’obiezione di coscienza. Che invece rimane un diritto da affermare anche all’interno delle Forze Armate professioniste.
L’iniziativa parte non a caso da Vicenza: è lì che, perlomeno nell’ultimo anno e mezzo, il movimento italiano contro la guerra ha mostrato maggiore vitalità organizzando numerose iniziative, tutt’ora in corso, contro la costruzione della nuova base militare Usa – benedetta prima da Berlusconi, poi da Prodi e infine da Veltroni – sull’area dell’aeroporto civile “Dal Molin” (v. Adista nn. 9, 13, 15/07, 1 e 9/08); ed è nella caserma Ederle di Vicenza – sede della 173ma brigata aviotrasportata, in prima fila nelle operazioni di guerra in Afghanistan e in Iraq – che si sono registrati i primi, ed unici, casi italiani di disertori, benché si tratti di soldati statunitensi. Almeno cinque casi, ma forse qualcuno in più: Russel Hoitt, 25enne del New Hampshire, che ha disertato nell’aprile del 2007, alla vigilia della sua partenza per l’Afghanistan, ed ora risulta congedato con disonore; come James Circello, che ha reso pubblica la sua decisione con una lettera aperta ai cittadini di Vicenza in cui dice che non “l’esportazione” della democrazia ma il petrolio “è il motivo per cui gli americani continuano ad occupare le terre dei poveri del Medio Oriente, instaurando governi fantoccio e emanando Costituzioni prefabbricate” (v. Adista n. 19/08); mentre è andata peggio ad altri tre disertori della Ederle, Andrew Hegerty, Jeffrey Gauntt e James Blank i quali, avendo commesso degli errori procedurali, sono attualmente detenuti nel carcere militare di Mannheim, in Germania (Blank è stato liberato da poche settimane, dopo 8 mesi di prigione).
Sbagliare i tempi di consegna, infatti, o dichiararsi obiettori di coscienza, per esempio, nella maggior parte dei casi porta direttamente alla Corte marziale perché le autorità militari – che devono valutare l’istanza – fanno di tutto per rigettare la domanda oppure “smarriscono” la documentazione e spediscono direttamente al fronte l’aspirante obiettore. Ed è proprio per questo che il Comitato Vicenza est, dopo che per mesi ha organizzato volantinaggi di fronte alla caserma Ederle per incoraggiare la diserzione, ha dato vita al centro di orientamento e consulenza in grado di fornire informazioni e sostegno concreto ai soldati che lasciano l’esercito e vogliono reinserirsi nella vita civile. Al numero telefonico di Sir! No Sir! (346/6890337) risponde la voce registrata di Russel Hoitt che invita il militare a lasciare i suoi dati per poi essere ricontattato e messo in collegamento con un gruppo di legali con i quali verrà scelta la strada migliore per disertare, limitando i danni a qualche giorno di prigione, al congedo con disonore e alla sospensione dell’assicurazione sanitaria.
“Siamo un sindacato antimilitarista, e il sostegno alla diserzione, insieme alle manifestazioni e ai presidi, è il nostro modo di dire no alla guerra”, spiega ad Adista Germano Raniero, della Rdb-Cub di Vicenza. E aggiunge Andrea Licata, del Comitato Vicenza Est e in procinto di partire per un giro di conferenze negli Stati Uniti proprio sul tema della diserzione: “È un’iniziativa di rottura che tenta di mettere in crisi il sistema dall’interno e che dà fastidio ai militari, visto che da quando il numero telefonico è attivo (dal 1.mo marzo, ndr) abbiamo ricevuto diverse telefonate ‘strane’, anche dagli Usa, che chiedevano informazioni molto generiche sullo sportello e che ci invitavano a smettere. Ora sarebbe opportuno che in ogni città italiana dove esiste una base militare Usa nascessero altri centri come questo”.
Intanto si moltiplicano, nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, i disertori delle Forze armate Usa: dall’ottobre 2001 – quando iniziò la “guerra al terrorismo di George Bush con la missione in Afghanistan Enduring Freedom, tutt’ora in corso – almeno 8mila soldati americani hanno abbandonato prima del tempo l’esercito (ma alcune stime, provenienti dai movimenti pacifisti Usa parlano di 25mila disertori).
Non sono ancora i numeri della guerra del Vietnam – quando, in 11 anni di conflitto, fra il 1964 e il 1975, a disertare furono fra i 50 e i 55mila – ma il fenomeno inizia ad assumere dimensioni rilevanti e preoccupanti per gli Stati maggiori.