Storia di Ovidiu
I campi di cipolle che dai paesi intorno Tropea circondano il mare fanno da corona ad uno dei tratti di mare più belli d’Italia, acqua blu cobalto, verde smeraldo della vegetazione e scogliere a strapiombo. Ovidiu Candea, 23 anni, si trovava di fronte questo scenario da cartolina quando ha visto la morte materializzarsi nelle forme barbariche di un’esecuzione mafiosa. Lui ed il padrone stavano raccogliendo broccoli nel primo pomeriggio di gennaio, tra i campi fangosi e con una masseria alle spalle.
Sono stati colti di sorpresa, rispettivamente sei e tre colpi di pistola a tamburo, poi due proiettili di grazia alla nuca, non decisivi, almeno per l’italiano, che a molte ore di distanza è stato ritrovato ancora vivo dai carabinieri. Buio sulle motivazioni, mentre per il rumeno è molto probabile che abbia banalmente pagato il fatto di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, è morto senza capire come e perché, una sigaretta in una mano, nell`altra il mangime per gli animali.
Era il 6 gennaio del 2007. Uno dei tantissimi episodi che vedono gli immigrati come vittime, spesso di connazionali, non di rado di italiani.
L`italiano ucciso, Bonaventura Bagnato, era già conosciuto dalle forze dell`ordine. Nel 2002 era stato arrestato dalla Finanza per possesso di oltre 35.000 piantine di canapa indiana, coltivate proprio nel terreno in cui ha trovato la morte. Consigliere Comunale a Drapia,l`imprenditore agricolo si era candidato alle elezioni comunali del 1999 nella lista “Pace e Progresso”. Era risultato il primo dei non eletti della sua lista con 101 voti. In seguito, era stato sospeso dal prefetto in quanto coinvolto nella vicenda della canapa indiana.
La partita con l`elicottero in campo
Un incontro di calcio del campionato di seconda categoria, terreno fangoso e pochi spettatori sugli spalti di cemento. Ma l’incontro Drapia-Presinaci non sarà ricordato per un gol o per un rigore, ma per una situazione surreale e drammatica.
Alle porte della struttura sportiva si presenta una persona, da molti identificata come un agente in borghese. Invita l`arbitro a sospendere la gara per far sgombrare il terreno di gioco, dove poco dopo atterra l`elisoccorso che avrebbe dovuto trasportare eventuali feriti in ospedale.
Tra i presenti il disorientamento è totale. In principio si parla di incidente stradale. Un`ipotesi smentita dalle successive notizie. Intanto l`elicottero fa pensare ad una vita ancora da salvare, ed è così, perché il ferito è in agonia da molte ore con diversi proiettili in corpo.
L`elicottero atterra. Dieci minuti lunghissimi. Poi l`ordine: ripartite senza passeggeri. Più tardi sarà chiaro cosa è accaduto: il volo è stato inutile perché nel frattempo Bagnato è morto. I giocatori ritornano in campo, l`arbitro butta la palla in mezzo e fischia la ripresa dell`incontro.
Storia di Cornelia
Rosarno, nel cuore della Calabria, cinquemila abitanti che raddoppiano in inverno durante la stagione della raccolta delle arance affidata ad arabi, subsahariani e lavoratori dell`Est Europa.
Un contesto di sfruttamento e violenza difficile da immaginare. Cornelia Doana è una delle tante vittime. Aveva solo 17 anni, è stata uccisa la notte di capodanno del 2007 con una calibro 7,65 “Franchillama” di fabbricazione spagnola e con la matricola abrasa. Per l`omicidio si sono costituiti due fratelli, complici dell`ex convivente della ragazza, uccisa per un motivo d`altri tempi, avere osato lasciare un uomo violento ed inaffidabile.
I fuochi di Capodanno
Non sono belli i ricordi dei capodanni rosarnesi. Colpi di fucile in aria e non solo, pistolettate in stile Far West, castagnole, “cicciole”, bombe di vario tipo e potenza. Nel 1994 la mafia “festeggiò” l`elezione del sindaco comunista Lavorato con una sessantina di colpi contro negozi, abitazioni e finestre del municipio. Ma anche chi non la coscienza tranquilla evita di farsi vedere in giro, perché sono le ore migliori per chi ha conti da regolare.
Cornelia era arrivata in Calabria con la famiglia, padre bracciante agricolo, madre casalinga. Dalla relazione con un giovane del posto nasce una bambina, appena due mesi prima del delitto. La separazione è la causa scatenante, Ceravolo non l`accetta e lo chiarisce con più di quaranta scariche di pallettoni contro la casa dei suoceri, tra il frastuono dei botti e la gioia dei festeggiamenti. Cosa sia successo dopo non è chiaro, sicuramente altri colpi di pistola, due ferite mortali al torace, l’inutile corsa in ospedale fino al paese di Polistena.
Storia di Damoc, morto sul lavoro
Damoc Emaoil, 34 anni, rumeno, è morto fulminato dai cavi elettrici. Era solo in cima ad una gru mobile. E aveva fatto ore e ore di viaggio per raggiungere il posto di lavoro. Un urto contro i cavi di una linea elettrica da 15mila volt gli ha fatto perdere la vita all`istante.
Lascia la moglie e una figlia nel veronese, dove viveva. Lavorava per una ditta edile veneta, la Pregeco spa, che sta costruendo un capannone in via degli Olmi a Sesto per conto della Sestocom srl. Ieri mattina stava armeggiando da dentro il cestello di un braccio meccanico mobile. Con sé aveva un ombrello che, secondo i primi accertamenti, gli è stato fatale. Damoc l`aveva aperto perché pioveva quando un banale urto della punta contro alcuni cavi elettrici da 15mila volt, a 10 metri d`altezza, ha provocato una scarica folgorante che lo ha ucciso.
L`operaio rumeno era solo e i colleghi non si sono accorti di niente tanto che lo hanno cercato a lungo prima di individuarlo. Il cantiere ora è sotto sequestro e il pm indaga sul caso supportato dai carabinieri di Signa.
Duri i comunicati sindacali. “Non si può lavorare soli, all`aperto, in quelle condizioni meteo e dopo tante ore di viaggio”. Intanto nel 2007 in Toscana sono stati un centinaio i morti sul lavoro.
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