Qualche tempo addietro il New York Times aveva annunciato l’addio alla tradizionale edizione cartacea in cinque anni, mettendo in crisi in brevissimo tempo conservatori di tutti i tipi, nostalgici del tempo presente, guru avvezzi a cambiare idea ogni 10 giorni sui destini irrevocabili dei media e della Rete.
Oggi, con una decisione ugualmente importante, annuncia che tutti contenuti del sito web saranno accessibili gratuitamente, e sarà di conseguenza eliminata l’area abbonamenti, finora a pagamento.
Eliminiamo subito un equivoco. La sezione dei contenuti “premium”, che corrisponde al quotidiano cartaceo che i lettori trovano in edicola, non è stata chiusa per un flop, per incassi inadeguati, per un numero irrisorio di abbonati, insomma per uno dei motivi che solitamente in Italia fanno abbandonare una strada ritenuta perdente per accordarsi al successo del momento.
L’area abbonamenti fruttava 10 milioni di dollari l`anno, non esattamente una cifra irrisoria (49,95 dollari il costo di 12 mesi di letture), che adesso non sarà più presente nelle casse dell’azienda editoriale.
Quindi il NYT non solo non fronteggia un flop, ma addirittura si prende un bel rischio.
Eppure, la sezione a pagamento si basava su un presupposto sbagliato (i contenuti gratuiti della rete non offrono lo stesso livello di qualità dei nostri materiali “premium”), non considerava l’enorme crescita del ruolo dei motori di ricerca (e quindi del traffico che possono generare verso i contenuti non protetti da password) e sottovalutava la forza economica della pubblicità in rete, che non è costituita solo da fastidiosi rettangoli colorati e lampeggianti ma sempre più spesso da collegamenti testuali discreti, contestualizzati e – qualche volta – persino utili.
Uno dei più antichi giornali del mondo ha capito che tra breve non potrà fronteggiare la mole dei contenuti gratuiti e la capacità crescente della rete di selezionare ed evidenziare i contenuti di maggiore qualità, così come la crescita dei network sociali, cioè le comunità collaborative divise per aree geografiche e/o d’interesse dove ognuno segnala agli altri contenuti ritenuti interessanti per tutti.
Gli aggregatori sono sistemi automatizzati e sempre più sofisticati che si occupano di aggregare in un unico luogo (tipicamente una pagina web o una sua sezione, ma anche un bookmark dinamico, o un software apposito) i contenuti filtrati dall’utente in base alle sue scelte ed ai suoi interessi, indipendentemente se la fonte si chiama New York Times o sitointeressante.com.
Nello stesso mare magnum della rete, dal Page Rank di Google al feedback rilasciato dagli utenti, fino ai criteri matematici di misurazione della popolarità sono molti i sistemi che si occupano di mettere ordine e stabilire criteri di selezione nei confronti degli UGC (contenuti creabili da ogni utente) e dei materiali realizzati da aziende editoriali professionali.
La mossa del NYT è già avvertita da parte dei numerosi commentatori come una pietra miliare nel mondo dell`editoria on line. Dimostra che il modello delle notizie a pagamento fa parte del passato.
La stessa Vivian Schiller, general manager del New York Times on line, ha spiegato che questa svolta è stata dettata dal bisogno di adattarsi alle nuove dinamiche di Internet. Molto cambiata dal 2005, anno in cui sono nati gli abbonamenti al Nytimes.com, quando perdurava l`incertezza per le sorti della pubblicità on line.
“Da una parte – spiega Schiller – il successo dei motori di ricerca, dei blog, degli aggregatori e dei social network ha reso molto facile trovare notizie gratis sul web. Continuare a farle pagare, anche se firmate da autorevoli commentatori, significava remare contro vento”.
Il sito metterà a disposizione di lettori, ricercatori e semplici curiosi i monumentali archivi, che risalgono al 1851. Anche gli archivi degli ultimi 20 anni, finora a pagamento, saranno liberamente accessibili. Resterà per ora a pagamento l`archivio dal 1924 al 1986.
E in Italia cosa si muove? Poco, al solito; la notizia più interessante viene da Repubblica, che lancia R2, un “secondo giornale” dedicato a reportage, inchieste, approfondimenti.
Si tratta di un esperimento molto interessante. Se la rete è il regno di notizie rapide ed aperte, gratuite e liberamente fruibili, il cartaceo (se non vuole sparire rapidamente) può ritagliarsi un ruolo di rilievo come mezzo che veicola la riflessione e l’approfondimento.