La grande voragine scavata dalle ruspe in Piazza Europa è ormai il simbolo del malaffare, delle “mani sulla città”, dello strapotere dei grandi speculatori che a Catania controllano tutto e tutti.
Controllano gli affari, certo, ma anche il palazzo della politica. Nella città di Andrea Vecchio – che ha scritto alle istituzioni il suo grido di dolore contro il racket – non è solo Cosa nostra a chiudere l’ossigeno all’imprenditoria che non scende a patti con la mafia e neppure con il malaffare della politica.
Ieri però qualcosa si è mosso e non è stata una scossa di lieve intensità. Di buon mattino i militari della Guardia di Finanza hanno posto i sigilli al cantiere del mega parcheggio di Piazza Europa e a quello di Piazza Lupo, su ordine della magistratura catanese che ha iscritto nel registro degli indagati il sindaco Umberto Scapagnini e Tuccio D’Urso, l’uomo dell’ufficio dei poteri speciali per l’emergenza traffico. Poteri che la giunta ed in particolare D’Urso hanno usato meglio di Henry Potter, trasformando parcheggi in centri commerciali nel cuore del centro di Catania. Ma il terremoto non è solo l’indagine sul sindaco, su D’Urso e su tre componenti della commissione giudicatrice. Per la prima volta a Catania si tocca un affare dei veri padroni della città.
A realizzare il grande business dei parcheggio di Piazza Europa è infatti un raggruppamento di imprese che vede insieme Ennio Virlinzi e Mario Ciancio. Nessuno dei due risulta ancora indagato, anche se il procuratore aggiunto Renato Papa avverte: «Allo stato attuale gli indagati sono cinque e il reato contestato è quello di abuso d’ufficio aggravato
e continuato, ma il progresso dell’indagine dirà se altri devono rispondere come concorrenti del reato e se oltre al reato contestato se ne possono contestare altri».
Al di là della posizione giudiziaria ancora in evoluzione il fatto che sia stato toccato un loro affare a Catania rappresenta una novità assoluta. Virlinzi e Ciancio sono infatti due “intoccabili” che – dopo il tracollo dei “cavalieri dell’apocalisse” – fanno il bello e il cattivo tempo, soffocando ogni altra aspirazione. Il secondo in particolare può contare anche sul monopolio assoluto sui media.
L’affare Piazza Europa, risulta dalle indagini, era stato predisposto con cura per garantire il raggruppamento di Virlinzi e Ciancio. Un «simulacro di gara» scrivono imagistrati nel provvedimento di sequestro, D’Urso addirittura ha scambiato i documenti nelle buste, spiegando che si trattava di rimediare ad un «errore di imbustamento». Così sul tavolo della commissione le buste sono arrivate aperte e ancora le licitazioni private, per la realizzazione del progetto che sono andate deserte. Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione alla gara era stato fissato per il 30 aprile del 2005: ma le lettere di invito erano state approvate il 19 aprile, «così non consentendo, di fatto – si legge nel provvedimento di sequestro – alle altre imprese eventualmente interessate di presentare proprie offerte».
La tempesta scatenata dai provvedimenti ha avuto un’immediata ripercussione sul piano politico. Il capogruppo del PDCI in commissione antimafia, Orazio Licandro, definisce l’amministrazione Scapagnini «la peggiore che Catania abbia mai avuto dal dopoguerra ad oggi». L’europarlamentare Claudio Fava denuncia il ritorno a Catania dei «Comitati d’affare» e afferma che «è ancora più grave è che su questa sordida speculazione pesi da mesi il silenzio imposto dal quotidiano di Ciancio, beneficiario dei favori della giunta Scapagnini ma anche padrone dell’informazione nella città. Ai catanesi oggi è negato il diritto di sapere e di giudicare: di questa emergenza democratica è bene che comincino a farsi carico tutti».
Scapagnini non si scompone e parla di «scelte politicamente adeguate per risolvere i problemi della città».
L`Unità, 5 settembre 2007