Al termine di un’inchiesta sul terreno, il ‘defensor del pueblo’ ha constatato “lo stato di vulnerabilità permanente e sistematica dei diritti umani degli abitanti”, popolazioni che “vivono in condizioni disumane come conseguenza delle omissioni degli stati provinciale e nazionale nel prestare la minima assistenza umanitaria e sociale”; già due settimane fa l’organizzazione non governativa ‘Centro de Estudios e Investigación Social Nelson Mandela’ aveva parlato di un “genocidio sanitario in corso nel Chacho” presentando ai giornalisti una donna indigena Toba di 46 anni del peso di appena 26 chilogrammi.
In base agli elementi raccolti in 30 località del Chaco, l’ufficio per i diritti civili che fa capo a Mondino ha verificato che “le comunità indigene vivono in ‘ranchos’ (alloggi precari) di fango e legno, senza alimentazione adeguata né acqua potabile”; oltre alla malnutrizione, ad aggravare lo scenario contribuisce la diffusione del morbo di Chagas, o Tripanosomiasi americana, dovuta a un parassita, molto diffusa nelle aree rurali dell’America Latina.
“È urgente adottare tute le misure necessarie per modificare le attuali condizioni di vita delle popolazioni che versano in una situazione di sterminio silenzioso, progressivo, sistematico e inesorabile” si legge nella denuncia depositata presso la Corte Suprema. Secondo l’ultimo censimento del 2001 gli indigeni Toba sono 60.000, per la maggior parte stanziati nel Chaco; sebbene non esistano statistiche ufficiali si stima che siano in totale 90.000 i discendenti dei popoli originari argentini che ancora sopravvivono nel paese conservando, tra infinite difficoltà, le loro tradizioni.
[FB] – ARGENTINA 31/8/2007