A raccontare che tra il 2006 e il 2007 la produzione ha fatto un balzo del 34,4% e che la resa media per ettaro è migliorata (42,5 kg contro i 37 del passato) è Antonio Maria Costa, a capo dell`Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc), che ieri ha Kabul ha presentato il suo rapporto annuale, annunciato qualche mese fa da un dossier intermedio: l`Afghanistan produce la bellezza di 8.200 tonnellate di oppio contro le 6.100 stimate nel precedente rapporto e le 4.100 di quello ancora precedente. Insomma, l`oppio va a gonfie vele.
Esplicito nei numeri, il rapporto dell`Onu resta vago nelle soluzioni e l`idea di un monopolio di stato che sottragga l`oppio alla criminalità organizzata non fa passi avanti. Costa rilancia la vecchia strategia degli incentivi che, secondo lui, qualche risultato lo avrebbe dato: la provincia di Balq nell`ultimo rapporto intermedio del febbraio scorso presentava 7.200 ettari coltivati, adesso non ci sarebbe nemmeno un bulbo. Un dato che, a distanza di così pochi mesi, lascia qualche perplessità. Costa però è convinto che la strada sia quella degli incentivi ai contadini e a sostegno cita il fatto che, nel corso di un solo anno, le province libere dall`oppio sono passate da 6 a 13. Ammette invece che le campagne di eradicazione – di cui sono fautori americani e britannici – sarebbero una buona idea ma risultano inadeguate. La campagna di eradicazione è stata più estesa che in passato e ha riguardato il 10% della coltivazione ma non ha ridotto la produzione né – dice Costa – rappresenta un deterrente per il futuro. Nel 2007 molti campi di marginale importanza sono stati distrutti, spesso a seguito di «negoziati all`insegna della corruzione», ma la «benigna tolleranza del governo» nei confronti della corruzione compromette la lotta all`oppio che avrebbe trovato un valido alleato persino nelle forze multinazionali presenti in Afghanistan: per Costa avallerebbero tacitamente il traffico nelle province confinanti con il Pakistan in cambio di informazioni e sostegno occasionale nelle operazioni contro talebani e qaedisti. Una rivelazione che rischia di fargli qualche nemico.
Il leader dell`Unodc ha spiegato poi che, escludendo la Cina dell`Ottocento, nessun altro paese ha mai prodotto narcotici a tale livello, in un rapporto ormai consolidato tra produzione, traffico e guerriglia talebana, protettrice di un affare che arricchisce i signorotti come i turbanti di mullah Omar. In Afghanistan ormai si produce eroina (in giugno l`Unodc aveva stimato che nel paese si lavora il 90% della produzione) e che un nodo enorme resta il commercio lungo i porosi confini del paese, puntando l`indice sulle responsabilità dei potenti vicini dell`Afghanistan.
La situazione al sud resta la più preoccupante: circa il 70% di tutto l`oppio afghano proviene dalle cinque province che confinano con il Pakistan, con un bilancio di 5.744 tonnellate. Dalla sola Helmand, cuore del conflitto, esce il 50% dell`intera produzione nazionale. Con i suoi 2,5 milioni di abitanti, Helmand è la principale fonte mondiale di droghe illecite, superando Colombia e Birmania. Secondo il direttore dell`Unodc la produzione di oppio prescinde dalla povertà: «Le cinque grandi province produttrici, tra cui Helmand e Kandahar, sono infatti tra le più ricche e fertili, eppure producono oppio. Le province settentrionali sono più povere, eppure stanno abbandonando la coltivazioni». Affermazione discutibile sotto diversi aspetti: sarebbe stato forse stato più semplice spiegare che al Nord la guerra non c`è.
Il manifesto, 28 agosto 2007