Crimini ambientali

Uruguay: nube tossica arriva in Argentina

Il Manifesto
  Il 14 agosto 2007, in Uruguay, oltre trenta operai sono rimasti intossicati da una nube di solfato di sodio fuoriuscita dalla fabbrica di cellulosa Botnia (a capitale finlandese) nei pressi della cittadina di Frey Bentos, durante un`operazione di collaudo. La cartiera è situata in un tratto della riva del fiume Uruguay che fa anche da confine con l`Argentina. Nove, dei trenta operai intossicati, sono ancora ricoverati per gravi difficoltà respiratorie e irritazioni alla pelle.
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Lavoravano al montaggio nella zona caldaia e vaporizzazione, quando è avvenuto l`incidente stavano riempiendo i serbati con solfato di sodio, utilizzato nell`industria della carta come sbiancante. Sostanze tossiche e un odore insopportabile che non rispetta le frontiere si è disperso nell`aria e il vento ha trasportato fino a Gualeguaychù, vicina cittadina argentina. Ed è al forte vento presente in quel momento che la company finlandese attribuisce tutta la responsabilità di un incidente annunciato.

Quando hanno saputo dell`accaduto, tre attiviste ambientaliste di Gualeguaychù – Crimela, Isabella e Gabriela – sono salite velocemente in auto con macchina fotografica e videocamera per andare a documentare l`incidente. Sono arrivate fino al Ponte internazionale che separa i due stati ma l`odore di cloro era troppo forte, hanno fatto in tempo solo a scattare qualche foto e filmare la ciminiera che buttava fuori il fumo nocivo. Poi si sono allontanate di corsa in auto, ma durante il viaggio di ritorno hanno accusato i sintomi dell`intossicazione – bruciore al viso, difficoltà respiratorie – e anche loro hanno dovuto richiedere l`aiuto dei medici che hanno certificato – anche se non grave come per gli operai – uno stato di intossicazione da sostanza non ben definita. La company finlandese Botnia ha 5 impianti in Finlandia, altri sparsi per il mondo, compreso uno in Cile. La produzione in quest`ultimo paese, avviata nel 2004, è stata però sospesa l`anno dopo dal governo cileno a causa dell`alto livello di contaminazione ambientale e dopo che una fuga di solfato aveva raggiunto località fino a 30 chilometri di distanza e intossicato centinaia di persone. L`80 per cento della cellulosa prodotta dal gruppo Botnia a livello mondiale è venduta a fabbriche di carta di proprietà della stessa company, una produzione che ogni anno consuma 3.500.000 metri cubi di legname.

Pochi giorni prima dell`incidente, l`Assemblea popolare di Gualeguaychù aveva già deciso di mettere in atto l`ennesima azione di protesta contro la presenza della cartiera che, una volta entrata regolarmente in produzione – cosa che dovrebbe accadere tra qualche settimana – risucchierà ogni giorno dal Rio Uruguay 86 milioni di litri di acqua che poi restituirà ad alta temperatura e carica di veleni.

È prevista la produzione di circa un milione di tonnellate di cellulosa che esporterà per il 50 per cento in Europa, per il 35 per cento in Cina e ciò che resta negli Stati uniti.

La notte successiva alla fuga di solfato di sodio, gli ambientalisti di Gualeguaychù si sono riuniti di nuovo per discutere il da farsi. Ora hanno un motivo in più per protestare, come hanno fatto lo scorso 20 agosto bloccando la Ruta 14, la principale via del Mercosur per chiedere, ancora una volta, al ministro della salute argentino, Gonzàlez Garzia, uno studio sullo stato di salute della popolazione che permetta di conoscere, una volta entrata in funzione la fabbrica, quali e quante malattie si svilupperanno.

Ma gli attivisti chiedono alla Casa Rosada di interpellare il governo finlandese, principale finanziatore di Botnia, anche se il Trattato del 2003 per la protezione dell`investimento è stato firmato tra Finlandia e Uruguay, quindi lo scontro non riguarderebbe direttamente l`Argentina.

Il Manifesto, 25 agosto 200

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