No Ponte

Cinque obiettivi per rilanciare la mobilitazione contro il Ponte

Rete No Ponte
  Ad un anno di distanza dall’insediamento del Governo Prodi poco o nulla è cambiato del Piano delle Grandi Opere licenziato dal Governo Berlusconi, sia per quanto riguarda l’elenco delle infrastrutture in programma, sia per le modalità di realizzazione indicate dalla Legge Obiettivo. Solo il Ponte sullo Stretto è stato stralciato in quanto considerato “opera non prioritaria”.
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Il nostro giudizio sul Piano di Berlusconi era profondamente negativo in quanto giudicato incentrato su mere operazioni di cementificazione, speculazione, devastazione ambientale e spreco di denaro pubblico, così come critici siamo sempre stati nei confronti della Legge Obiettivo in quanto strumento per esautorare di qualsiasi potere decisionale le comunità locali e piegare il territorio agli interessi economici delle imprese interessate alla realizzazione delle opere.

Allo stesso modo negativo è il giudizio nei confronti del Governo Prodi che raccoglie senza soluzione di continuità l’eredità ricevuta. Sul versante “Ponte sullo Stretto”, poi, la situazione rimane preoccupante perché se è vero che sono state sottratte alla Stretto di Messina Spa le risorse Fintecna è vero anche che la Società del ponte continua ad esistere e con la stessa ragione sociale. Il contratto con Impregilo, peraltro, a tutt’oggi non è stato rescisso.

Per queste ragioni la Rete no ponte ha deciso di rilanciare la mobilitazione sulla base di una piattaforma articolata che agisca sul terreno specifico della vertenza ponte, ma anche in collaborazione con il movimento dei lavoratori marittimi dello Stretto e degli altri movimenti che si oppongono alla devastazione ambientale e sociale dei propri territori.

1) Chiusura della Stretto di Messina

Attraverso la modifica dell’art.1 della legge n.1158/70, istitutiva della società stretto di Messina (avvenuta con D.L. 266/2006, convertito in L. 286/2006) la società Stretto di Messina spa rimane in vita e può addirittura effettuare infrastrutture trasportistiche all’estero.

La Fintecna ha, intanto, ritirato il proprio impegno finanziario dalla società, ma le sue quote passeranno ad altre società pubbliche non identificate, lasciando quindi aperto l’impegno statale non soltanto nella Stretto di Messina ma anche al fine della costruzione dell’attraversamento stabile dello Stretto.

Non era questo che chiedeva il Movimento No Ponte, che in questi anni ha portato in piazza migliaia e migliaia di cittadini a protestare contro un’opera inutile e dannosa.

Non era questo che l’attuale maggioranza governativa aveva dichiarato di fare in campagna elettorale, anche se con la posizione ambigua che si limitava a dichiarare il ponte opera non prioritaria. Intanto, però, mentre ministri e segretari di partito non nascondono la loro posizione pro ponte vediamo che il servizio di trasporto marittimo pubblico e privato sullo stretto è stato smantellato o depotenziato, mentre sono stati promossi lavori pubblici propedeutici al ponte.

Si chiede pertanto un’inversione di tendenza a partire dall’abrogazione della legge n.1158/70 con la conseguente liquidazione della società Stretto di Messina.

2) Risoluzione del contratto con Impresilo

La Rete No Ponte chiede anche che venga immediatamente rescisso il contratto stipulato dalla Stretto di Messina S.p.A. con la cordata vincitrice dell`appalto, capeggiata da Impregilo. Il contratto, registrato nell`aprile del 2006, prevedeva che il progetto definitivo del ponte sullo Stretto avrebbe dovuto essere consegnato entro 180 giorni. Sono passati, intanto, ben 10 mesi dal termine presunto per la consegna del progetto definitivo, che era anche il momento in cui il ministro delle infrastrutture aveva solennemente stabilito che si sarebbe proceduto per cessare il rapporto.

Nulla si sa nè del progetto definitivo nè delle azioni conseguenti su cui il governo si era impegnato: e questo è ingiustificabile e intollerabile.

3) Unità d’azione con il movimento dei lavoratori marittimi e con i pendolari dello Stretto.

L’area dello Stretto è attraversata da forti movimenti di lotta dei lavoratori marittimi che chiedono diritti e stabilizzazione del posto di lavoro. Inoltre la tragedia dello scorso inverno, che ha causato 4 morti e decine di feriti, ha posto con forza il problema della sicurezza della navigazione nello Stretto di Messina. Il movimento contro il ponte deve assumere questi temi come centrali nella propria azione e trovare momenti di collaborazione con tutti i soggetti interessati. La precarizzazione delle condizioni di lavoro e di trasporto nello Stretto sono infatti propedeutiche alla riproposizione del Ponte.

4) Adesione al patto di mutuo soccorso con tutte le comunità che stanno lottando contro la distruzione del proprio territorio (Val di Susa, Dal Molin-Vicenza ecc.).

La Rete noponte aderisce al Patto Nazionale di Solidarietà e mutuo soccorso, uno strumento di comunicazione e coordinamento tra le comunità in lotta per la difesa del proprio territorio, contro le grandi opere inutili e contro lo scempio delle risorse ambientali ed economiche.

Il Patto Nazionale di Solidarietà e mutuo soccorso non è una sede decisionale ma piuttosto un contenitore per valorizzare queste esperienze; non ha governi amici a cui guardare con fiducia; non ha partiti a cui consegnare deleghe in bianco e non intende certo percorrere una strada che lo porti a diventare esso stesso partito; nel suo ambito nascono e circolano proposte condivise, ma non è una sede di elaborazione e definizione di strategie in cui gli aderenti sono tenuti a riconoscersi.

In particolare, la Rete noponte si impegna a contribuire alle mobilitazioni indette per il mese di settembre dal movimento No Dal Molin contro l’ampliamento della base militare USA di Vicenza.

5) Avvio di una riflessione complessiva sulla mobilità nello stretto di Messina e sull`identità stessa della città a partire dall`area portuale e dalla zona falcata

La zona cittadina che va dalla zona Falcata a Tremestieri mai come oggi è stata al centro del dibattito politico e giornalistico cittadino. Territorialmente ed economicamente la Zona falcata rappresenta il “cuore” operaio di questa città, che rischia di scomparire, di essere “espiantato” con l’obiettivo non tanto nascosto di “trapiantarvi” qualcos’altro che nulla ha a che fare con gli interessi dei lavoratori e con gli interessi collettivi. Sarebbe un duro colpo non solo all’economia di questa città ma al suo tessuto sociale e politico ed alla sua stessa identità culturale e storica. L’affaccio a mare della città fino a Tremestieri è stato sfregiato da anni di incuria e speculazione. Il tutto è insierito nell’area dello Stretto che ha bisogno di opere per garantire una mobilità sostenibile, efficiente e sicura nelle acque dello Stretto e porre le condizioni per uno sviluppo auto-centrato e sostenibile. La Rete no ponte, avendo assunto fin dall’inizio della propria azione l’avversione nei confronti della costruzione dell’ecomostro come un atto di cura nei confronti del nostro territorio, si impegna a dare inizio ad una serie di iniziative finalizzate ad un ripensamento complessivo dell’abitare sulle due sponte dello Stretto.

Rete No Ponte, agosto 2007

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